Marras e Campana

Lo spazio Nonostante Marras ha ospitato un’installazione luminosa esito della pluriennale ricerca condotta dallo stilista e del fortunato incontro con Fernando e Humberto Campana.

Antonio Marras e Fratelli Campana, Retratos Iluminados 2017
M’illumino d’immenso, una poesia per Ungaretti e un titolo per Antonio Marras: per entrambi un percorso alla ricerca della luce. Così in occasione della Design Week di Milano, lo spazio Nonostante Marras, ha ospitato un’installazione luminosa esito della pluriennale ricerca condotta dallo stilista sul rapporto tra arte, moda, luce e spazio, ma anche frutto del fortunato incontro con Fernando e Humberto Campana.

 

A cinque anni dalla sua nascita, lo spazio Nonostante Marras si consacra, quindi, come luogo di sperimentazione multidisciplinare: galleria, atelier, biblioteca, giardino, bottega, show room, ristorante; un luogo progettato da Marras su misura per sé, che si pone rispetto a Milano con la stessa lateralità con cui è posta la Sardegna rispetto all’Italia. E non è un caso che Marras, nei suoi luoghi di appartenenza, Alghero e Sardegna, individui gli elementi essenziali di una poetica fatta di luce, vento, nuvole, raggi di sole e del loro riflesso sul mare.

Da queste premesse nascono le Orfanelle, creature luminose che occupano lo spazio espositivo e che, con leggiadria, animano 80 sottovesti. Esibiti tra messa in scena teatrale, allestimento espositivo e performance artistica, questi abiti sospesi danno vita a coni luminosi, entità velate di luce delicata e soffusa.

Antonio Marras, Orfanelle, 2017
Antonio Marras, Orfanelle, 2017

Alla continua ricerca di una bellezza piena di contaminazioni geografiche, di forma e materia, il lavoro di Marras si determina nell’idea di “montaggio”: assemblaggi liberi e autonomi di frammenti che nell’insieme definiscono opere dotate di precise, inesorabili e sublimi attrazioni.

Marras è alla ricerca dell’imponderabile e lo fa attraverso una concatenazione pura di associazioni e contrasti; un approccio molto vicino a quello condotto dai fratelli Campana, che si compie nel riuso e nel recupero di materiali e tradizioni popolari. Un incontro, quindi, quasi inevitabile che dà vita a un’installazione luminosa composta da telai da ricamo sospesi nell’aria; opere che sembrano instaurare un legame di continuità con l’arte di Maria Lai, riferimento imprescindibile e costante di Marras. Ed ecco i Retratos Iluminados, 35 lampade realizzate con l’obiettivo di far conoscere e salvaguardare la manualità e l’artigianato brasiliano; si tratta di volti cuciti con fili colorati che corrispondono ai ritratti delle stesse ricamatrici appartenenti alle comunità delle favelas di Sergipe e Alagoas.

Antonio Marras e Fratelli Campana, Bandidos Illuminados, 2017
Antonio Marras e Fratelli Campana, Bandidos Illuminados, 2017

Parallelamente a questa installazione Marras e i Campana presentano una variante realizzata a “sei mani”: sono i Bandidos Iluminados, ritratti di noti fuorilegge o di banditi sardi cuciti con il filo nero e rifiniti con innesti di tessuti e scarti di vecchie giacche e camice. Un lavoro che evoca alcune collezioni dello stesso stilista: “Laboratorio”, modelli di abiti realizzati con applicazioni di ricami realizzati da maestranze legate alla tradizione delle ricamatrici di corredi e “Serie limitata”, collezione fatta di pezzi vintage e abiti recuperati, smontati, rimodellati e ricamati.

Una poetica del frammento, dunque, sembra compiersi in questa molteplice installazione dove arte, design e moda si fondono in un’opera unitaria tra luce e ombra, tra tradizione e innovazione, tra presenza e assenza, tra affinità e conflitto.


3–9 aprile 2017
Nonostante Marras
via Cola di Rienzo, 8 Milano

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