Doppio gioco fotografico

Alla Fondazione Bevilacqua La Masa, l'ambiguità dell'immagine e del messaggio che essa veicola è il filo conduttore che unisce le opere di 19 artisti, dal tono a volte canzonatorio, dissacrante, irridente o di aperta denuncia.

La Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia ospita fino al 24 giugno 2012, nella sua sede espositiva di San Marco, la mostra collettiva Doppio gioco. L'ambiguità dell'immagine fotografica. Le opere presenti, fotografie, video e installazioni provengono da un'accurata selezione operata nella collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. Insieme a essa collabora attivamente la Fondazione Fotografia, da tempo impegnata sul versante dello studio, della ricerca e della didattica incentrati sull'immagine contemporanea. Come chiarisce il curatore della mostra Filippo Maggia, il motivo dominante che unisce le varie immagini presenti nelle opere è la sostanziale ambiguità del messaggio che esse veicolano. Un'ambiguità che cela un "altro da sé", osservabile, innanzitutto a partire dalla complessità e multidimensionalità della realtà di oggi che costringe lo spettatore a non fermarsi dinnanzi a candide certezze o evidenze, ma a scandagliare i più riposti, e spesso scomodi significati e messaggi insiti in essa.
In apertura: a sinistra, Wong Hoy Cheong, <i>Carpark</i>, 2006. Fotografia della serie <i>Chronicles of Crime</i>, stampa digitale, 84 x 120 cm. Collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Modena; a destra, Cao Fei, <i>Hip Hop Fukuoka</i>, 2005, single channel video,  7’. Collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. Qui sopra: Iosif Kiraly, <i>Reconstruction Bucuresti Christmas Time</i>, 2005-2006, digital c-print, 63 x 219,5 cm
In apertura: a sinistra, Wong Hoy Cheong, Carpark, 2006. Fotografia della serie Chronicles of Crime, stampa digitale, 84 x 120 cm. Collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Modena; a destra, Cao Fei, Hip Hop Fukuoka, 2005, single channel video, 7’. Collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. Qui sopra: Iosif Kiraly, Reconstruction Bucuresti Christmas Time, 2005-2006, digital c-print, 63 x 219,5 cm
In questo processo, la potenza espressiva del mezzo video-fotografico, si rivela determinante. E ancor più, acquista maggior peso grazie all'uso che oggi l'artista fa di tale mezzo. Con un tono a volte canzonatorio, dissacrante, irridente o di aperta denuncia, gli artisti presenti in questa mostra riplasmano il mero dato evenemenziale; operano una mediazione con il suo significato, facendo, così, emergere altri importanti aspetti del mondo in cui viviamo. Davanti alle loro immagini, abbiamo, quindi, la possibilità di acquisire nuove consapevolezze, nuovi punti di vista.
Philip Kwame Apagya, <i>Hello World</i>, 1996, c-print, 70 x 50 cm
Philip Kwame Apagya, Hello World, 1996, c-print, 70 x 50 cm
La diversa provenenza geografica di tali artisti, conferisce un approccio alle immagini sempre originale, attento e complesso. Lo sguardo sagacemente ironico di Goddy Leye, artista camerunense, attraverso il video We are the world (2004), rilegge lo slancio filantropico, spesso miope e perbenista dell'Occidente nei confronti dei paesi africani. Piu' smaliziato, invece, è il lavoro del discusso artista polacco Zbigniew Libera. Nella sua serie fotografica LEGO Concentration Camp (1996), egli ci invita a prendere coscienza del valore dell'immagine e della sua stereo tipizzazione di fronte a una tragedia collettiva come quella dell'Olocausto o dei gulag sovietici. Tragedia che viene qui riproposta sotto la parvenza di un gioco, piuttosto provocatorio e disinibito, ma che pone l'accento sulla distorsione mediatica nella percezione delle vicende umane.
Come chiarisce il curatore della mostra Filippo Maggia, il motivo dominante che unisce le varie immagini presenti nelle opere è la sostanziale ambiguità del messaggio che esse veicolano.
Iosif Kiraly, <i>Reconstruction Mogosoaia Lenin and roza 2A</i>, 2006, digital c-print, 63 x 182 cm
Iosif Kiraly, Reconstruction Mogosoaia Lenin and roza 2A, 2006, digital c-print, 63 x 182 cm
Sempre dall'est europeo provengono, inoltre, altre voci artisticamente molto rilevanti: quella di Mladen Stilinovic, il quale con la sua opera Artist at work (1978) rivendica il principio di libertà dell'artista e dell'ozio quale status naturale per la creatività, in contrapposizione con le logiche produttive del capitalismo moderno; il lavoro di grande spessore concettuale, U.F.O. (1970) di Julius Koller, che invita lo spettatore alla considerazione di nuove realtà di vita maggiorente sostenibili e consapevoli; la riappropriazione del valore della memoria individuale e collettiva nell'opera dell'artista rumeno Iosif Kirali. Ugualmente importanti, tra gli altri, l'opera Huayno y fuga detras (2005) del peruviano David Zink Li, il quale propone un'inedita percezione del video in cui la musica funge da filtro originale nell'osservazione della realtà, e il lavoro, tecnologicamente raffinato, dell'artista giapponese Tabaimo. Nel suo Dream Diary (20009, l'uso di stilemi classici della pittura giapponese, proposto in un flusso di narrazione proteiforme e multicolore, riflette, in realtá la difficoltà e il pessimismo incombenti nella progredita società giapponese attuale.
Mladen Stilinovic, <i>Artist at Work</i>, 1978, fotografie in bianco e nero, ognuna 20 x 30 cm
Mladen Stilinovic, Artist at Work, 1978, fotografie in bianco e nero, ognuna 20 x 30 cm

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