Perché l'arte pubblica genuina è, naturalmente, sia pubblica che strettamente privata e può essere allestita ovunque. Un assessore candidato per la zona limitrofa a Liverpool, ha recentemente dichiarato che gli Iron Men di Antony Gormley, disseminati lungo un tratto del mare d'Irlanda, andrebbero abbattuti. Le risposte del grande pubblico tramite e-mail sono state a dir poco vigorose. "Questo è il nostro patrimonio", "È affascinante vedere come il mare, la sabbia e il clima – e fino ad un certo punto anche i visitatori – interagiscano con le opere nel tempo", "Ormai fanno parte della comunità". Una testimonianza in movimento dell'impatto intimo ma già pubblico di certa arte contemporanea.
Ovviamente a prima vista è astratto anche se vengono in mente le solite metafore figurative per descriverlo: banchi di nuvole, onde, vele gonfiate al vento. Eppure, per quanto piccoli, gli elementi costitutivi dell'opera sono pienamente individuabili. In questo caso si tratta di piccolissime barche. E, una volta che la bellezza tipica del lavoro di Hashimoto è stata assimilata, non come una cosa "in più" ma come una parte integrante del suo significato, allora questi pensieri ed emozioni si rivelano. Eccoci avvolti da queste barche che nuotano nel mare invisibile attorno a noi, eccoci avvolti da queste emozioni antiche e persistenti, ancora più potenti per il modo così leggero di esprimerle.
14 maggio – 17 settembre 2011
Jacob Hashimoto. Armada
Studio la Città, Verona
Nonostante operi anche su dimensoni ridotte Jacob Hashimoto, come Gormley, lavora generalmente su dimensioni grandi, pubbliche, ma di estrema intimità con realizzazioni che si configurano immediatamente tanto come "parte della comunità", quanto come parte dell'esperienza individuale.