Alla ricerca del Bauhaus: una fuga in Svevia

Domusweb va alla ricerca di un’eredità complessa nei luoghi della sua produzione: la produttiva regione del Baden—Württemberg. Prima tappa, Stoccarda e il Weissenhof.

Nei cento anni in cui a suo riguardo s’è detto e scritto di tutto, il Bauhaus è potuto divenire mito, ma questa suo farsi mito ha incluso anche un certo stretching del suo significato: è molto probabile sentire parlare di stile Bauhaus; ancora più probabile che qualche traduttore automatico online traduca moderno o razionalista in Bauhaus, alla richiesta di passare alla lingua tedesca.

Ora, concediamo alla pedanteria una sola riga e ricordiamoci come il Bauhaus sia una scuola e non uno stile, e si possa quindi parlare al massimo di un pensiero Bauhaus, di un sistema Bauhaus, che copre in un unico approccio progettuale molteplici campi delle arti e della produzione. Cosa può dirsi, in fin dei conti, Bauhaus?

Si fa interessante, dopo un secolo di migrazioni di questa parola, andare alla ricerca della sua diffusione dentro e fuori dal catalogo delle opere più famose e universalmente riconosciute come prodotto della Scuola di Dessau: andare alla ricerca quindi di una sua eredità.

Domusweb si è concessa una breve escapade tesa tra i principi Bauhaus e la loro destinazione ultima, cioè il mondo del prodotto, della produzione, un luogo fisico e sociale dove trovare questi principi applicati o disattesi. Un’escapade in una regione tedesca, il Baden—Württemberg, che come poche altre ha incarnato la dimensione produttiva della Germania attraverso quasi due secoli.

Il viaggio parte dal capoluogo, Stoccarda, città dove all’alba degli anni Bauhaus convivono costruttivamente un grande progresso produttivo, capitanato da una civiltà borghese industriale, e un grande progresso sociale, facendone  un centro rilevante nella rete del Deutsche Werkbund. L’abitazione diventa in questo contesto un tema di massima importanza, tanto da portare il Werkbund a scegliere Stoccarda come sede della sua esposizione Die Wohnung per il 1927, quella che vorrà proporre l’abitare in termini di concept avanzati, presentati già realizzati e pronti per inserirsi nel tessuto urbano esistente: quella che realizzerà cioè la Weissenhofsiedlung.

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Il Weissenhof nella rappresentazione di Reinhold Nägele

Catalogo conosciutissimo di architettura moderna, il Weissenhof non è una produzione del Bauhaus: ospita realizzazioni di alcuni suoi membri, adotta soluzioni costruttive, abitative e d’arredo che lì venivano sviluppate, ma è più di una diretta emanazione del Bauhaus. E’ esattamente quell’antologia di espressioni di origine eterogenea capace di spiegare la molteplicità di impulsi tra i quali la lezione Bauhaus si è innestata, e ha poi costruito la sua fortuna critica, da astronave del progresso che plana nella città borghese e tradizionale, a zimbello della reazione rappresentato come villaggio arabo, a feticcio della conservazione negli anni del suo recupero (1983-4): in sintesi, lo spirito di un breve viaggio alla ricerca di un lascito culturale come quello del Bauhaus.

Riproponiamo qui immagini dai Domus 616 del 1981 e 649 del 1984, che documentano queste fasi.

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