Milano ad aprile è un sistema che può essere ridotto a uno schema molto semplice. I soldi e il business girano in fiera, a Rho. Le idee più interessanti sono in città, sparpagliate nei mille eventi e location del fuori salone. Ovviamente, come qualsiasi schema molto semplice, poi tutto questo non è affatto vero. Per esempio, questo padiglione progettato da Alessandro Scandurra per la Estel, ci dice che anche in fiera ci sono stati momenti e situazioni di valore culturale alto e assoluto.
Ciao Alessandro, mi racconti del padiglione che hai progettato e costruito per la Estel all'ultimo Salone del Mobile, in Fiera?
Alessandro Scandurra: Stefano, come ogni anno ci si ritrova a pensare un oggetto temporaneo che rappresenti qualcosa, qualcuno. Quest'anno ho pensato per Estel che fosse il momento di cambiare rotta.
Cambiare rotta in che senso?
Lavorare a un padiglione/sistema che potesse essere riconfigurato in questa e altre occasioni. Diciamo, un padiglione mutante.
Un padiglione mutante. Ti seguo. E come mai questa esigenza di cambiare è venuta fuori quest'anno? È un dato circostanziale? Sarebbe potuto essere l'anno passato o il prossimo?
Sai, la questione della crisi, la questione dell'ingegno che si aguzza, la questione che dopo un po' ti vengono in mente delle cose. Diciamo che il momento era ed è maturo, forse anche più che maturo. Una pianta di venti per venti metri, un'occasione perfetta.
Alessandro Scandurra: padiglione genere liquido, d'alluminio...
Alessandro Scandurra racconta a Stefano Mirti il suo progetto per il padiglione in alluminio progettato per Estel: una struttura leggera, temporanea e modulare, ispirata ai grandi nomi dell'arte e dell'architettura moderna.
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- Stefano Mirti
- 10 maggio 2012
- Milano
Quindi si tratta di un padiglione che è stato utilizzato questa volta in Fiera a Rho e poi verrà riutilizzato in altre occasioni?
Sì, è già riassemblato a Roma e, fra poco, a Colonia. Moduli uguali per misure diverse.
Ci dai qualche dato generale? In termini pratici, di quanti moduli si compone, come funziona l'abaco di progetto?
Il modulo è un classico un metro per due ed è un pre-assemblato due per due. I telai sono in alluminio e anche i listelli sono in alluminio. Data la committenza, ho approfittato della Estel per realizzare tutto in casa. Il risultato è un incredibile pezzo di meccano. Molto bravi.
Non è forse più che un pezzo di Meccano.
Meccano come concetto. In verità ho pensato (come mi capita spesso) a un sistema che si disfa prima quasi di farsi, per cui gli spessori, i giunti e tutti gli elementi sono tirati al minimo dimensionale. Con gli assemblaggi a vista, il tutto in un rigore geometrico logico molto forte. Potrei direi semperiano forse.
Dai, siamo su Skype! Non si può citare Gottfried Semper su Skype. Se vuoi ti concedo al massimo John Maeda... Lasciamo stare il rigore semperiano e torniamo alle dimensioni del padiglione.
Venti per venti metri, alto cinque. Una grande galleria centrale di dieci metri e due sequenze di stanze ai lati nei rimanenti cinque più cinque metri. Il meccano si svolge nello spazio, non è un involucro e neppure un perimetro. Diciamo che è un involucro tridimensionale. Nell'insieme ho sviluppato un sistema di piani moltiplicati, layer dentro i quali appaiono oggetti, persone.
Ti seguo. Mi piace questa descrizione. Dovendo andare avanti?
Immagina tutto quello che sappiamo della casa del fascio di Terragni, immagina la Convention Hall di Mies, rendi tutto semitrasparente e riflettente e immergiti dentro.
M'immergerei volentieri, ma di fronte a Terragni e Mies mi prende un po' di imbarazzo...
Un Meccano ibridato con Mies e Terragni. A Rho.
E all'interno hai una serie di stanze che sono dei frame di Wong Kar Wai.
Un Meccano costruito a partire dalla Convention Hall di Mies e della Casa del Fascio di Terragni, a generare una spazialità grazie alla quale sembra stare dentro a un film di Wong Kar Wai. Tutto costruito in casa dalla Estel. Smontabile, e ricostruibile in forme e volumi diversi, a seconda delle esigenze.
Non dimenticare che è un sistema in alluminio totalmente riciclabile.
Un Meccano costruito a partire dalla Convention Hall di Mies e della Casa del Fascio di Terragni, a generare una spazialità grazie alla quale sembra stare dentro a un film di Wong Kar Wai. Tutto costruito in casa dalla Estel. Smontabile, e ricostruibile in forme e volumi diversi, a seconda delle esigenze.
Sembra una di quegli annunci di Erik Satie: "Vendesi castello completamente in ghisa". La serie di annunci pubblicati da Corrado Levi in "Una diversa tradizione".
Sì. Esatto. Lo spirito è quello.
Satie già mi è più simpatico di Mies. Dunque, se fosse uno di quegli annunci di Erik Satie, come descrivi il tutto?
Non facile, ma ci provo: "Padiglione genere liquido, d'alluminio, grazie a nostra signora Estel allevato in casa, belle stanze senza muri evidenti. Impacchettato".
Direi che ci siamo. Ci sono altre cose da aggiungere?
Per i riferimenti ambiziosi, si fa quel che si può, spero che nel processo di verifica risultino evidenti anche Sol Lewitt e Krzysztof Wodiczko...
Mmmmmhhhhhh...
Nicolas De Staël...
Dai Scandurra, è un padiglione per la fiera... Che stai dicendo?
Proprio per quello. Il padiglione temporaneo per la fiera è un tema importantissimo. Non si può capire lo spazio se non si pensa a De Staël, a Bernard Volta.
Ok. Hai calato il poker. Sol Lewitt / Krzysztof Wodiczko / De Staël / Bernard Volta. Te li lascio anche nella versione che mandiamo on-line cosicchè i lettori più giovani possano andare a vedere di chi si tratta. Non taglio via tutto solo perchè sono mondi-meraviglia.
Allora zitti zitti, basta fare i bravi studentelli.
Siamo tutti studentelli... Altro da aggiungere? Cose che ti sei dimenticato?
No, mi sembra di aver detto tutto. Peraltro, Satie e la diversa tradizione possono bastare. O forse non lascerei neanche quelli.
Lasciamo, lasciamo...
Ah! Una cosa da aggiungere è che dopo aver fatto la gara d'appalto con una serie di allestitori esterni, la Estel, seguendo tutti i dettagli di progettazione, è riuscita a realizzare il tutto spendendo un terzo in meno della cifra stimata all'origine. Anche questa è una cosa molto importante al di là di tutto.
Anche questo mi sembra molto Erik Satie, mi piace. Alla fine la Estel è riuscita a realizzare il tutto spendendo un terzo in meno. Un terzo in meno di una cifra che però lasciamo un po' tra le righe. Mi sembra che rispetto alla forza delle immagini abbiamo detto tutto quello che si doveva dire. Ultima domanda. Su che cosa stai lavorando in questo momento?
Sto progettando il Palladio Museum. Inaugurazione il quattro di ottobre. Non prendere impegni, che quello è un altro progetto importante.
Segnato. Quattro di ottobre a Vicenza. Grazie. Ciao. See you there.
Ah scusa. Mi ero dimenticato un'altra cosa importante. Nel gioco di semi-trasparenze e profondità tra i piani, il tutto riflette i colori e i movimenti attorno.
Perfetto. Quattro di ottobre a Vicenza. Grazie. Ciao. See you there.