Nella bella villa Liberty, quartier generale dell’azienda, durante la settimana del Salone, Danese ha presentato le collezioni 2018. A fare gli onori di casa, il direttore artistico, il designer israeliano Ron Gilad, e la presidente Carlotta de Bevilacqua, che dal 1999 guida lo storico marchio fondato da Bruno Danese e Jacqueline Vodoz nel 1957.
Il percorso di Gilad prosegue nella direzione da lui avviata un anno fa. Continua cioè a “costruire il futuro sopra al passato”, a progettare nel rispetto della storia di uno degli archivi che meglio incarna la storia del design italiano, con i progetti più liberi, ironici e riusciti di Enzo Mari e Bruno Munari, Achille Castiglioni e Angelo Mangiarotti per citarne alcuni. Gilad procede per piccoli passi, aggiungendo in modo coerente, una serie di varianti agli oggetti per la casa e l’ufficio da lui disegnati lo scorso anno e inserendo due nuovi nomi nel catalogo di Danese: Richard Hutten e Michele De Lucchi. “Sono andato abbastanza sul sicuro”, commenta ironico. “È difficile fare grandi errori con due progettisti come loro”. Come annunciato lo scorso Salone, Gilad comincia quindi a “piantare i primi semi nel giardino di Danese”.
“Ero uno studente, quando Droog Design è stato fondato”, prosegue, “Rimasi molto colpito da questo gruppo di giovani designer olandesi ribelli. Richard era uno di loro. Droog, almeno in piccola parte, è stato quello che era Danese”. Non molto diverse le motivazioni che l’hanno spinto a pensare a Michele De Lucchi. “Ci sono dei paralleli anche tra Produzione Privata (il laboratorio sperimentale di De Lucchi, ndr) e Danese. De Lucchi ha ricoperto tanti ruoli: architetto, artista, ribelle con Memphis… Anche se la facciata è molto seriosa, quando gli parli scopri molti ‘punti deboli’, è sensibile, ironico”. Tra le novità del 2018, infine, anche la lampada Ina (2007) disegnata da Carlotta de Bevilacqua.
I nuovi progetti sono la risposta alla richiesta dell’azienda di provare a rafforzare la sua presenza sul mercato contract: Trespolone, Trespolino e Trespoletto di Michele De Lucchi – appendiabiti, tavoli regolabili e portaombrelli – sono ispirati al cavalletto di un pittore (facili da trasportare e allestire, regolabili in altezza, pieni di piccoli funzioni e adatti in diverse situazioni spaziali); Familia di Richard Hutten, invece, è un sistema di appendiabiti, transenne, tavoli e portaombrelli che nasce da un palo autoportante disponibile in tre altezze e personalizzabile grazie a una serie di accessori agganciabili.
È però anche – e soprattutto – nei nuovi oggetti di Ron Gilad che “la carica poetica, il gioco linguistico, la raffinatezza dei materiali”, marchio di fabbrica di Danese, si realizzano appieno. È bastato muovere una linea o aggiungere una forma nel portafrutta in metallo verniciato o nelle cornici in ferro dipinto per arricchire le collezioni dello scorso anno, portando avanti così lo spirito e la vera anima di Danese.
- Titolo mostra:
- Danese Milano 2018
- Date di apertura:
- 17–22 aprile 2018
- Sede:
- Villa Danese
- Indirizzo:
- via Canova 34, Milano