Radicàl Fake. Patricia Urquiola. Cappellini

La finitura più di moda da diversi anni. Ma più splendente, più pop di ogni esempio la mente possa recuperare. Come mai? Perché si tratta di una fake news.

Di un gioioso imbellettamento ottenuto con una pasta di resina tagliata e levigata. A dare l’allarme, una passata veloce con la mano sulla sua struttura. A dare la conferma definitiva il nome, Radicàl Fake. E improvvisamente la scrivania con libreria di Patricia Urquiola per Cappellini appare in tutta la sua potenza: un gioco divertente di citazioni stilistiche e illusioni ottiche. Ovvero la potenza tecnica di riprodurre combinazioni di materiali naturali come il marmo veneziano, ma anche la seconda versione di Fake in legno di “rovere”; e lo spirito visionario che riallaccia il progetto al focus generalizzato sulla ricerca del movimento radicale.

Con il risultato che l’effetto sorpresa di questo prodotto è sostanzialmente doppio. Da un lato l’incertezza cronologica tipica del deja vù, se cioè si tratta di un pezzo vintage oppure no; dall’altro il compiacimento snobistico di usare un materiale di tendenza ma sintetizzato in laboratorio. Due caratteristiche che spiegano il presente del design meglio di un volume sullo stato delle cose nella progettazione contemporanea. E che, per una volta, non sono legate né agli anni Quaranta né a divertissement surrealisti.

Fig.1 Radicàl Fake, Patricia Urquiola, Cappellini, 2018
Fig.2 Radicàl Fake, Patricia Urquiola, Cappellini, 2018
Fig.3 Radicàl Fake, Patricia Urquiola, Cappellini, 2018
Fig.4 Radicàl Fake, Patricia Urquiola, Cappellini, 2018
Fig.5 Radicàl Fake, Patricia Urquiola, Cappellini, 2018
Fig.6 Patricia Urquiola. Foto Marco Craig
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