Ricoh non è un marchio che associ direttamente alla fotografia. Non è né Nikon né Canon. È conosciuta dal grande pubblico soprattutto per le sue fotocopiatrici e le soluzioni digitali. Ma per gli appassionati di fotografia, è uno di quelle aziende al limite con la mitologia. Nei decenni ha prodotto fotocamere sperimentali e diverse da quelle che si trovano solitamente sugli scaffali. Come la Auto Half degli anni Sessanta, che scattava a mezzo formato, o la Tls 401, una reflex con mirino intercambiabile, per esempio. Più recentemente la Ricoh Gxr, un esperimento di fotocamera digitale modulare diventata un piccolo cult.
Ricoh GR: una piccola fotocamera, una grande storia
Da quasi trent’anni, a cavallo tra pellicola e digitale, la Ricoh GR resta fedele alla sua ricetta: piccola, veloce, amata dai fotografi di strada. Ne ripercorriamo la storia e i motivi del successo, in occasione dell'uscita della nuova GR IV.
Courtesy Ricoh
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- Alessandro Scarano
- 25 agosto 2025
Ma Ricoh per gli appassionati di fotografia è soprattutto la linea Gr. Lanciata negli anni Novanta in formato analogico, è un esempio probabilmente unico di coerenza nello sviluppo e nell’aggiornamento di una linea di prodotti, nella storia della fotografia e del design industriale in generale. La prima Ricoh Gr, la Gr1, arriva nel 1996. Appartiene a una categoria molto precisa, quella delle fotocamere compatte di qualità che non sono dotate di uno zoom, ma di una lente fissa, solitamente un grandangolare abbastanza luminoso. Appartengono a questa categoria macchine fotografiche oggi ricercatissime sul mercato dell’usato, come le Contax T con lente Zeiss, usatissima da Jurgen Teller e più recentemente da Kendal Jenner, Frank Ocean e tutto un codazzo di celebrità; la Yashica T3, resa celebre da Terry Richardson; e poi l’Olympus Xa e la Mju, la Leica Minilux, la Minolta TC-1 e altre. Insomma, un panorama piuttosto affollato. Oggi, la Ricoh Gr è l’unica sopravvissuta.
La Gr1 aveva un obbiettivo grandangolare 28mm inciso e piuttosto luminoso (f/2.8), diverse modalità di scatto e una opzione “snap”, per fotografare in velocità senza aspettare l’autofocus, spesso un punto debole per le compatte, che ha fatto scuola. È una fotocamera resistente, un piccolo carrarmato, piccola, poco intrusiva. Presenta già quelle linee squadrate e quell’estetica un po’ brutalista che la definiranno nel corso degli anni. Un bell’oggetto capace di ottime foto, che però assurge a uno status quasi mitologico per due motivi: primo, che arriva da Ricoh e non da un marchio mainstream che butta sul mercato svariati modelli all’anno; il secondo è che la usa tantissimo fin da subito Daido Moriyama, un fotografo giapponese amatissimo da chi conosce bene la fotografia (recentemente il C/O Berlin gli ha dedicato una grande mostra e Uniqlo una linea di t-shirt). Moriyama, un maestro assoluto del bianco e nero, usa anche altre fotocamere, con scelte alle volte sorprendenti (recentemente ha scattato con compatte Nikon non particolarmente ricercato), ma il suo nome è da sempre associato alle Gr.
Intorno alla GR si è creata negli anni una comunità sempre più solida di fotografi, professionisti e appassionati. (...) Su Reddit, il gruppo dedicato alla Ricoh Gr è frequentatissimo e molto attivo.
Dunque, le Ricoh Gr si legano in qualche modo all’estetica di Moriyama per crearne una propria, fatta di foto sincere, contrastate e con una predilezione per il bianco e nero. La Ricoh Gr si porta tranquillamente in tasca. Gli amanti della street photography ne fanno uno strumento d’elezione. Alla Gr originale fanno seguito altre due fotocamere a pellicola, la Gr1s (1998) e la Gr1v (2001), con funzioni aggiuntive ma sempre la stessa ricetta, sia nel design del corpo, sia nell’utilizzo: semplicità, personalizzazione, minimalismo. Sono semplici e piacevoli da usare. Permettono un assoluto controllo manuale, se ce n’è bisogno. Diventano un mito, ma per pochi, ancora. Anche perché le alternative sono tante, tantissime, e molto valide.
E poi arriva il digitale. Molti brand rivedono le loro strategie, cancellano vecchie linee o tentano di evolverle alle nuove tecnologie senza successo. Ricoh lancia la GR Digital nel 2005. La filosofia di fondo è la stessa delle fotocamere a pellicola: corpo piccolo e sottile, ottica retrattile fissa grandangolare, veloce da usare per foto di reportage o street. Il sensore è piccolo per gli standard di oggi, un Ccd da 1/1.8”, ma permette una grande profondità di campo – ovvero è quasi sempre tutto a fuoco, una cosa che ai fotogiornalisti e a chi fa street piace; la lente è leggermente più luminosa (f/2.4) e la fotocamera perde il mirino ottico: si inquadra direttamente dallo schermo sul retro. Oggi quel modello è ancora utilizzato e ricercato perché produce delle foto in bianco e nero con un gusto unico, contrastato e vicino all’estetica della pellicola. Seguono altre tre “GR Digital”, che evolvono le funzioni e il sensore, mantenendo la stessa filosofia con una lente che raggiunge una luminosità notevole (f/1.9): la scala Iso in quegli anni è ancora ancorata ai valori della pellicola, non raggiunge cifre da capogiro come oggi e quindi quell’1.9 è particolarmente prezioso per scattare in condizioni di scarsa luminosità.
Nel 2013, Ricoh fa un balzo avanti. Esce la prima Ricoh GR con sensore APS-C, un formato poco meno grande del 35mm della pellicola: enorme per una compatta tascabile. È l’inizio di una nuova fase che porta nel corpo di una GR la qualità fotografica che puoi trovare su una reflex, anche grazie all’evoluzione a un sensore Cmos. Seguono la GR II (2015), la GR III (2019) con stabilizzazione interna e un nuovo motore di elaborazione, e la GR IIIx (2021), con un obiettivo più vicino a una ottica normale, equivalente a un 40mm, pensato per chi cerca una prospettiva più ravvicinata.
Negli ultimi anni, iintorno alla GR si è creata negli anni una comunità sempre più solida di fotografi, professionisti e appassionati. Mentre le compatte digitali tradizionali sono praticamente scomparse, la GR è rimasta in piedi, fedele alla sua filosofia di semplicità, discrezione e qualità. Su Reddit, il gruppo dedicato alla Ricoh Gr è frequentatissimo e molto attivo. Un unicum, che ha l’unica pietra di paragone nel grande successo della serie X100, una compatta digitale con ottica fissa lanciata da Fujifilm nel 2010 e diventata anch’essa, aggiornamento dopo aggiornamento – siamo arrivati alla sesta versione! – un cult, tanto da essere spesso sold out.
La strategia di Ricoh è sempre stata quella di aggiornare la linea Gr senza fretta. C’è anche da dire che sul mercato dell’usato una GR originale usata costa più o meno come il secondo o il terzo modello. E anche le GR Digital hanno delle quotazioni altissime: è una fotocamera che non invecchia. In più, Ricoh ha puntato tanto sulle versioni limitate nell’ultimo decennio, come la “Urban Edition” o la versione Hdf. Ma un refresh era necessario, anche visto il grande ritorno di moda della fotocamera compatta. Ad agosto 2025 Ricoh ha annunciato la nuova GR IV, con un nuovo sensore ma sempre formato Aps-C, una migliore stabilizzazione e lo “stesso” obiettivo, ma completamente ridisegnato. Il corpo resta compatto e minimalista, leggermente più sottile, ma l’hardware introduce migliorie attese da tempo, come una memoria interna più ampia e una connettività aggiornata. Manca il flash come nel modello precedente, ma ce n’è uno molto piccolo e bello che si può agganciare quando necessario. Le aspettative, come sempre, sono elevate: la GR IV si inserisce in una linea che da quasi trent’anni ha mantenuto intatta la propria ricetta, evolvendola senza mai stravolgerla. Intanto, la Gr IV è già sold out.