La nuova scarpa di Nike circolare, stampata in 3D e progettata con l’AI

L’ultimo lancio della linea Ispa esplora imprescindibili temi progettuali dei prossimi anni: ne abbiamo parlato con Darryl Matthews, Footwear Design VP di Nike.  

Si chiama Ispa Universal il nuovo modello con cui Nike si apre all’intelligenza artificiale come risorsa per la progettazione di calzature.

Un salto nel futuro guardando al passato, la Ispa Universal è realizzata mediante un processo di stampa a iniezione con l’impiego di schiuma Bio-Eva derivata dalla canna da zucchero. Alla base c’è uno studio su quattro modelli d’archivio che hanno contribuito alla storia del marchio: Nike Solarsoft HTM (2010), Air Max 270 (2018), Air Zoom Pegasus 37 (2020) e Air Zoom Type (2020). Mediante l’AI sono stati ripensati e ibridati per dare vita a un design che si colloca tra la calzatura da streetwear e da tempo libero, nè veramente una sneaker nè una slider o sandalo. Un design dal gusto anfibio, che bilanciando volumi pieni e vuoti rappresenta la ricerca portata oggi avanti dalla Nike sull’organicità di forme e materiali, volte alla sostenibilità.

Non a caso la ISPA Universal è dotata di solette in sughero sostituibili (a ogni cliente ne vengono fornite due) che contribuiscono a prolungare la vita del prodotto.

Un approccio progettuale con cui un prodotto riassume una visione più ampia, quella dello Swoosh, ribadita dall’installazione intitolata ISPAnificio (nel contesto di un ex panificio, NdR) durante la recente Design Week di Milano.

Nike ha spiegato come l’attenzione del brand agli strumenti digitali “includa l’uso dell’AI, che consente di generare un numero pressoché illimitato di design senza usare né sprecare materiali fisici”

Le solette in sughero che prolungano la vita delle Nike ISPA Universal. Foto: courtesy Nike, Inc.
Le solette in sughero che prolungano la vita delle Nike ISPA Universal. Foto: courtesy Nike, Inc.

Al tempo stesso, Nike invitava i visitatori dell'evento milanese a interagire con forme in argilla di silhouette di sneaker unendo la manualità alla tecnologia della stampa 3D, confermando come il brand faccia una vocazione del “tornare a un approccio manuale e ripartire dal giocare con forme di argilla”.

Un invito alla sperimentazione e alla ricerca attraverso l’interazione umana e la non paura di fallire e ripetere i processi. 

Lo conferma Darryl Matthews, Footwear Design VP di Nike. “Per noi sta tutto nell’open source, nell’educarci educando il prossimo e viceversa. Vogliamo invitare le persone a una conversazione, per imparare. Il nostro è un commento culturale, e siamo felici di poterlo fare attraverso le calzature.”

Questo “cultural commentary” di cui parla Matthews è la volontà dello Swoosh di cogliere attraverso il design e lo sviluppo tecnologico lo status quo della nostra società.

Nello stesso contesto venivano presentate altre due calzature, entrambe simboliche. Le prime sono le Nike Ispa Link Axis. A stupire, più che la sneaker in sé, è la sua possibilità di essere scomposta e inserita in un ciclo produttivo circolare in cui “la materia tritata è lavorata in nuove forme e parti”. Il processo solleva l’importante questione del dopo vita di una calzatura. Addirittura, essa può essere trasformata in un oggetto ancora più funzionale o desiderabile, fanno notare da Nike, come le componenti di uno skateboard.

“Credo che la comunità del design stia iniziando a comprendere più a fondo perché fa ciò che fa,” spiega Darryl Matthews, “quando uscì la prima collezione le persone avevano catalogato Ispa semplicemente come trend, perchè si accavallava a una stagione in cui all’interno del mondo delle sneaker venivano utilizzati una nomenclatura simile e uno stile utilitario, ma c’era molto di più da parte nostra. Ci sono voluti oltre due anni [dopo la pandemia] per capire davvero dove stiamo andando.”

La terza calzatura, la Ispa MindBody, racconta di un homo novus che si addentra nei boschi per rincasare con materiali organici da cui trarre ispirazione per la progettazione. La sneaker modulare, assemblata senza uso di colle e solventi e in media con il 60% di scarti in meno rispetto ai  tradizionali metodi di lavorazione, presenta un’imbottitura in Flyknit sotto il piede pensata per dare la sensazione di camminare a piedi nudi sull’erba e sugli aghi di pino. Bucce di banana e alghe sono trasformate, invece, in tessuti per abbigliamento tecnico, la cui colorazione è resa da tinture naturali a base di caffè.

“Il concetto che ci sta a cuore è quello di creare abbigliamento in simbiosi con l’ecosistema”, concludono da Nike. 

Immagine di apertura: Nike ISPA Universal. Foto: courtesy Nike, Inc.

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