Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1077, marzo 2023.
“Me l’ero tutto autoprodotto, pagando a rate il tappezziere per gli imbottiti in gomma piuma di tessuto arancio, perché erano gli elementi più cari del progetto”, racconta oggi Gianni Pettena (Bolzano, 1940) architetto, o meglio anarchitetto radicale, artista e designer, ricordando la storia di Rumble, il divano “da vivere”, costruito per il suo appartamento a Firenze.

uno spazio umano in cui si potesse stare, e ognuno entrandovi potesse essere sincero se lo voleva. Oppure potesse fuggirne se non ci riusciva.
Gianni Pettena
Giovane studente di architettura, aveva preso in affitto l’ex atelier di un pittore, luminoso e dai soffitti alti, per capire se, in fondo, fosse un po’ artista anche lui. Nella casa non c’era nulla, solo una sedia da giardino verde, e il telefono: progettare Rumble significava “occupare gli spazi vuoti” e ricostruire un luogo dove poter interagire e conoscersi, “uno spazio umano in cui si potesse stare, e ognuno entrandovi potesse essere sincero se lo voleva. Oppure potesse fuggirne se non ci riusciva”, raccontava su Domus nel 1970, aiutato dalle coloratissime fotografie di Aurelio Amendola, con gli amici accomodati tra i cuscini smontabili che occupano l’intera stanza.

Come si vede dal disegno d’archivio, a matita, Rumble si disfaceva per configurarlo e viverlo in tutte le declinazioni possibili. L’idea di un “nido da vivere e disfare” prendeva le mosse dalle suggestioni dell’amico Ettore Sottsass, seduttore seriale di designer affamati di novità e sfacciato trasgressore dei dogmi del Movimento Moderno, che raccontava dell’India e dei suoi colori, del Giappone e delle case dove tutti giravano su strati di stuoie e in cui, ricorda Pettena, “tutto era al di fuori di una dimensione consueta e si era molto attenti al rapporto che si poteva avere con gli oggetti di queste case di carta, più case di tutte le altre”.
Anche il giovane inquilino, quindi, vuole creare un mobile per “attivare” il suo nuovo spazio domestico, e costruire un luogo “sereno”. Un ricordo rimane ancora vivido nella sua memoria, dopo più di 40 anni: “Una signora distinta, elegante e affilata, accomodata nel Rumble durante una festa di giovani ragazzi – scoprii poi essere Edith Farnsworth, committente privata di Mies van der Rohe – mi rivelò un segreto sulla sua casa tanto celebrata. È un esempio di come questo oggetto morbido e colorato doveva saper accogliere chiunque, qualsiasi voglia avesse”.

Negli anni Settanta, era prodotto da Gufram. Oggi è Poltronova, storica azienda fiorentina, a riportare nelle case il grande ring di imbottiti smontabili, riproducendo fedelmente l’originale, pensato alla scala del luogo e non a quella dell’uomo. Le cromie invece cambiano: blu cobalto, rosa lampone e verde smeraldo. Pettena stesso riflette sull’atemporalità della forma, semplice come un grembo “dove tutto accade o è già accaduto, ma che suggerisce ancora delle possibilità, altre cose che possono accadere”.
