I 20 oggetti che hanno definito il 2022

Anonimi o d’autore, materiali o immateriali, tecnologici e simbolici, tutti rilevanti per il nostro presente e in grado di raccontare le aspettative per il futuro: ecco gli oggetti che Domus mette da parte quest’anno nella sua capsula del tempo.

Coinvolgendo redazione e contributor di Domus, abbiamo riunito in una lista 20 oggetti: fisici e digitali, d'autore e anonimi, prodotti in massa o in serie limitata, non per forza usciti quest'anno ma tutti accomunati dalla caratteristica comune di avere segnato questo 2022. Un anno opaco solo in apparenza.

Con buona pace del no logo che aveva imperversato a inizio millennio, va detto che ancora una volta ci troviamo davanti ad un quadro dove sono stati i brand a dettare la rotta, determinando la risonanza di certi oggetti e ottenendo da oggetti ad alto livello di ricerca un aumento del proprio prestigio, come negli ormai classici casi Apple e Balenciaga: un meccanismo perfetto di autoalimentazione.

GOBLIN Mode: È la parola dell’anno per l’Oxford English Dictionary: votata con una sorta di plebiscito esprime il “diritto di fare schifo quando tutto fa schifo”. Uno stile di vita che dà alle persone il permesso di abbandonare le regole imposte dalla società.
GOBLIN Mode: È la parola dell’anno per l’Oxford English Dictionary: votata con una sorta di plebiscito esprime il “diritto di fare schifo quando tutto fa schifo”. Uno stile di vita che dà alle persone il permesso di abbandonare le regole imposte dalla società.

Anniversari e nuove modalità

Ci sono poi tanti cortocircuiti, tra passato e presente, come con la lampada Arco che ha compiuto 60 anni senza essersene mai andata dalla scena, e tra passato e futuro, come coi 50 anni della mostra Italy the new domestic Landscape del MoMa dove compariva la Citroën Kar-a-Sutra di Mario Bellini, mezzo secolo più vecchia del quadriciclo Ami, un'altra Citroën che racconta un'epoca, la nostra.

Un'indagine promossa dall’Oxford English Dictionary ha stabilito che l'espressione dell'anno 2022 è “goblin mode”: per riassumere con le parole di Rivista Studio, il “diritto di far schifo quando tutto fa schifo”. Più nel dettaglio, una reazione alla positività artefatta e alla perfezione obbligatoria di immagine cercata negli anni precedenti, specialmente nella sfera social. Lo vediamo in molti aspetti e soprattutto in come sta cambiando il modo di vestirci: il confine tra formale e informale è sempre più labile, in quarantena abbiamo scoperto che lavorare in tuta forse è più comodo ed elementi di vestiario tecnico, che prima relegavamo alle attività sportive o alle escursioni outdoor, sono parte dell’outfit urbano: come se la montagna fosse scesa in città, sono comparse le giacche di pile e le scarpe da trekking.

Giacchetta Pile. Courtesy Patagonia
Giacchetta Pile. Courtesy Patagonia

Un anno che guarda al futuro

Il 2022 appare soprattutto come un anno rivolto al futuro. Abbiamo attraversato scenari di tensione politica e geopolitica altissima, dove oggetti anche anonimi come un paio di forbici hanno assunto un valore di statement di lotta. Abbiamo passato un anno a parlare di metaverso, per accorgerci che non abbiamo ancora i dispositivi giusti per accedere in massa. Abbiamo visto il fenomeno NFT crescere a dismisura e poi ridimensionarsi. Intanto, in parallelo a questa accelerazione digitale a singhiozzo, ripeschiamo a piene mani dal passato prossimo di millennio le estetiche Y2K e i suoni indie sleaze.

Sempre in ottica futura, questo è stato l’anno in cui siamo usciti dalle quarantene a catena a causa del Covid-19, ma in cui ci abbiamo avuto il segno tangibile di una sfida ancora più grande per l’umanità. L'acqua, grande assente di un’estate di siccità in fasce climatiche che non ne avevano mai sofferto, ha suonato ancora più forte la campana d’allarme del cambiamento climatico. L’energia ha messo poi tutto a sistema, nell’immediatezza di un oggetto quotidiano come la bolletta, nella grande scala dei motori a idrogeno o dei fotovoltaici che diventano intere architetture, fino alla scala minima e plausibilmente virale di quegli altri pannelli fotovoltaici, dei quali potrebbero dotarsi a breve moltissimi piccoli dispositivi, come già fanno i nuovi telecomandi Samsung.

Pannelli solari di V8 Architects + Marjan van Aubel Studio in collaborazione con Kamaleon Solar
Pannelli solari di V8 Architects + Marjan van Aubel Studio in collaborazione con Kamaleon Solar. Courtesy Marjan van Aubel Studio
Hanno partecipato alla selezione:
la redazione di Domus, Silvana Annichiarico, Giovanni Comoglio, Lorenzo Damiani, Bianca Felicori, Andrea Nepori, Lorenzo Ottone, Matteo Pirola, Romina Totaro e Giulia Zappa.

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