Bob Wilson mette in scena l′incredibile collezione di sedie di Barbier-Mueller

In “A chair and you”, il mudac di Losanna espone più di 200 pezzi non convenzionali e speculativi, prodotti per lo più negli anni Ottanta, con un allestimento del grande regista americano.

“Mentre la sedia lavora, l’uomo riposa”, così Alessandro Mendini esordiva in un lungo elenco di pensieri (Omaggio alla Sedia, 1980) che illustravano le complessità semantiche dell’atto del sedersi. A un certo punto dell’elenco aggiornato scrive anche che “La sedia è uno spettacolo di Bob Wilson”, e proprio Bob Wilson, artista e regista, è stato chiamato dal mudac di Losanna ad allestire la mostra “A Chair And You” che espone per la prima volta una selezione di circa 230 opere provenienti dalla straordinaria raccolta custodita da Thierry Barbier-Mueller.

La collezione completa, iniziata negli anni ‘90, ospita ad oggi più di 650 opere ed è una delle più ampie collezioni private di sedie d’artista (compresi designer e architetti), cresciuta spontaneamente seguendo affinità e fascinazioni personali del collezionista. 

Tranne eccezioni, le sedie sono state realizzate dalla fine degli anni ‘70 e in gran parte negli anni ‘80, quando il design iniziava a darsi qualche marcia in più per diventare una “disciplina indisciplinata”, molto creativa e sperimentale.

Particolare delle sedie Amadeus di Robert Wilson (da “Il flauto magico”, 1991) nella mostra “A Chair and You”. Foto © Lucie Jansch
Particolare delle sedie Amadeus di Robert Wilson (da “Il flauto magico”, 1991) nella mostra “A Chair and You”. Foto © Lucie Jansch

Quelli esposti sono oggetti non convenzionali e speculativi, provocatori di riflessioni tra tecnica ed estetica, humor e ironia, funzione e scultura. Si riconoscono sedie, poltrone, sgabelli, trespoli, chaise longue o tipologie indefinibili di seduta, dove a volte è impossibile sedersi, perché l’interesse qui va ben oltre la funzione del disegno industriale, ma si concentra sulla ricerca e sul cosiddetto collectibles design, fatto di pezzi unici, prototipi, sculture, edizioni limitate o piccole serie.

La sedia è un atto di virtuosismo di ogni designer, tipologia mito e sfida che ogni progettista deve prima o poi affrontare soprattutto in quanto oggetto simbolico ed emblematico, che si prende cura del corpo nello spazio, ed è il luogo dove inizia l’abitare.

Wilson, che è amico di lunga data della Domus (sua la regia dell’opera teatrale per i festeggiamenti dei 70 anni della rivista nel 1998 – 70 Angeli sulla Facciata), “non è tanto interessato a sedersi su una sedia, ma a guardarla e a capirla”, anche perchè quando si usa una sedia non la si vede mai, e se la si vede non la si usa...

Ritratto di Robert Wilson. Foto © Yiorgos Kaplanidis
Ritratto di Robert Wilson. Foto © Yiorgos Kaplanidis

Il suo allestimento, che fa riferimento alla sua lunga esperienza e maestria nel “teatro totale” contemporaneo, attiva uno spazio “spettacolare”, immersivo e performativo in cui, lavorando per contrappunti, vengono messe letteralmente “in scena” le sedie, come attori immobili che dialogano di arte e design.

La mostra è un’opera in 4 atti (e 3 intervalli), con luci che modulano l’intensità e suoni che riempiono tutti gli spazi anche mentali dell’osservatore, e la visita comincia in un “Bright Space”, dove in piena luce, con l'illusione di trovarsi in una foresta incantata, isole multiformi dai bordi colorati contengono raggruppamenti per famiglie delle sedute più eclettiche, intorno a temi che parlano di humor, costruzione, dualismo, zoomorfismo, forma scultorea e cultura pop. Già prima dell’accesso dalla grande scala che porta alla sala espositiva si sente risuonare nel foyer una canzoncina come una filastrocca (Happy Chappie di Paul Reeves) che entra subito in testa e invita quasi a fischiettarne il motivo, volendo infondere una sorta di buonumore all’ingresso di questo evento espositivo.

Al secondo spazio si accede attraversando un corridoio luminoso, punteggiato da lampadine, rossi pois e foto di sedie incorniciate, dove la voce di Wilson recita come un mantra parole sul collezionismo intervallate da suoni animali.

Vista della mostra “A Chair and You”. Foto © Lucie Jansch
Vista della mostra “A Chair and You”. Foto © Lucie Jansch

Nel “Medium Space”, in antitesi con lo spazio precedente, luci soffuse e penombra, sfumature di grigio e velari, telai lineari e volumi geometrici, disegnano uno spazio “calmo” che ospita raggruppamenti di sedie “architettoniche” dove le linee costruttive che conformano le strutture sono emblematiche della ricerca di ogni singolo esemplare.

Qui un suono incalzante di una percussione che si mescola con suoni di attrezzature meccaniche (Mechanical Sound di Rodrigo Gava e Dario Felli) danno il ritmo al percorso labirintico fino al punto di passaggio successivo, che avviene attraversando una cornice luminosa abbagliante, intorno a una porticina bassa che obbliga a un inchino.

Si passa così nel terzo spazio espositivo, il “Dark Space”, buio e molto più silenzioso, nel quale il lento ritmo meditativo e quasi ipnotico della musica dolce di Arvo Pärt (Spiegel Im Spiegel) rallenta il visitatore, invitandolo a sostare su alcune sedute di servizio per contemplare le opere più preziose della collezione, che come in una costellazione stellare, sono rivelate a turno da luci pulsanti e puntuali che conferiscono alle opere un’aura luminosa.

Vista della mostra “A Chair and You”. Foto © Lucie Jansch
Vista della mostra “A Chair and You”. Foto © Lucie Jansch

Infine, tramite un ulteriore passaggio scuro di quinte murarie e tessili, si accede all’ultima anticamera di uno spazio inaccessibile se non alla vista. “Kaleidoscope” è il titolo e caleidoscopica è quindi l’immagine complessa che viene offerta attraverso degli oblò che si affacciano su un universo di immagini riflesse e rifratte dentro un cubicolo specchiante dove è quasi impossibile riconoscere gli oggetti veri, se non dedicando la giusta attenzione alla scoperta. Qui solo sedie di metallo, cromato, lucido, riflettente, che si confondono con lo spazio specchiante e abbagliante, mentre la chitarra elettrica di Lou Reed (Metal Machine Music), fa stridere le sue corde alla ricerca di suoni musicali metallici.

Dopo questo denso percorso sinestetico, è possibile uscirne un po’ frastornati, ma forse questa è la sensazione giusta che chiede una sosta e amplifica il desiderio di una seduta finalmente confortevole e semplicemente da usare.

Mostra:
A Chair And You
A cura di:
Chantal Prod’Hom, Susanne Hilpert Stuber
Scenografia:
Robert Wilson
Scenografo associato:
Annick Lavallée-Benny
Coordinatore:
Magali Conus
Location:
mudac, Losanna
Apertura:
Fino al 5 febbraio 2023

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