Streamlining, le automobili degli anni Trenta che viaggiavano sulle ali del vento

Quando la ricerca dello stile è in funzione alla velocità: il periodo tra le due guerre ci ha lasciato in eredità alcune delle vetture più belle di sempre. Scopri i 5 modelli chiave sfogliando la gallery.

Negli anni Trenta il movimento progettuale dello streamlining si impone come un linguaggio magico che sfida differenze culturali, sociali ed economiche con un’estetica di facile interpretazione. Sviluppatosi quasi contemporaneamente sia oltreoceano, sia nel Vecchio Continente, è stato una scelta dettata senza dubbio da ragioni funzionali, ma anche dalla necessità di donare al mezzo di trasporto in questione — automobile, aereo o treno che fosse — forme più eleganti e seducenti.

Già negli anni Venti avevano preso corpo diverse scuole di pensiero volte all'applicazione alla progettazione dei principi aerodinamici fondamentali; questi concetti, di matrice statunitense, gettavano le proprie radici nel lavoro di visionari come Buckminster Fuller e Norman Bel Geddes.

Saab UrSaab. Foto Archivio Quattroruote

Bel Geddes era solito affermare che “la velocità è il grido della nostra epoca e la maggiore velocità è uno degli obiettivi del futuro prossimo”; le teorie di Fuller, invece, erano molto semplici e facevano perno sulla considerazione che, per ottenere la maggiore velocità di un veicolo bisognasse ridurre, se non eliminar del tutto, la sua resistenza aerodinamica. Aumentare la potenza di un veicolo era un buon espediente, ma di fatto una pratica vana senza una linea pensata per renderlo efficiente nel suo moto rettilineo uniforme.

Questo bisogno atavico di velocità — che già si era manifestato negli anni Dieci del ventesimo secolo con la poetica Futurista — condusse presto a una convergenza di stili che spuntarono, destando sicura meraviglia, nei Saloni dell’auto ai due lati dell’Atlantico, producendo quattro ruote iconiche e caratterizzate da forme senza tempo. Sembravano essere scolpite da Eolo e, ancora oggi, vengono prese in considerazione dai Centri Stile delle Case automobilistiche di tutto il mondo per i concept dei loro nuovi modelli.

Hispano-Suiza H6B Dubonnet Xenia. Foto Archivio Quattroruote

L’aerodinamica, contando anche sull’invenzione delle prime, rudimentali gallerie del vento, faceva breccia nel design trasformando radicalmente i mezzi di trasporto, rendendoli più simili a veri e propri siluri che a oggetti d’uso quotidiano. Forme monoblocco sinuose, con angoli smussati, superfici metalliche levigate e panciute erano quasi all’ordine del giorno. Lo streamlining curvò le linee rette, fuse le cromature con il colore, generò dettagli di stampo nautico e/o aeronautico che venivano utilizzati come elementi decorativi, per la prima volta, sulle carrozzerie di macchine destinate alla strada pubblica. Così facendo, queste somigliavano ad eleganti navicelle spaziali arrivate da una galassia parallela, con proporzioni protese verso il futuro, che ispiravano potenza e velocità: ali di ogni forma e dimensione, forme coniche, bombate o a goccia — che mimavano un falco pellegrino in picchiata — divennero stilemi con i quali plasmare quasi ogni cosa.

Nella moltitudine di proposte fiorite all’epoca, ne abbiamo scelte cinque che rappresentano meglio di altre il movimento dello streamlining applicato alle quattro ruote. Ecco quindi, in una sorta di kermesse automotive Art Déco all’insegna di eleganza ed efficienza aerodinamica: la Stout Scarab del 1932, la Bugatti Tipo 57 Coupé Atlantic del 1936, la

Phantom Corsair del 1938 la Hispano-Suiza H6B Dubonnet Xenia e la più recente Saab Ursaab del 1945.

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