DOS trasforma Milano in una Pixel City

DOS, distretto del design diffuso ideato dai designer Emilio Lonardo e Diego Longoni, introduce quest’anno l’uso della realtà aumentata coi filtri di Instagram, raccontando, senza limiti di distanze e tempo, la globalità della nostra epoca.

Nata da un’idea dei designer Emilio Lonardo e Diego Longoni, DOS -Design Open’ Spaces è il distretto del design diffuso, che abbiamo visto per la prima volta al Fuorisalone 2019, animato dalla volontà di riaprire, grazie a una collaborazione sinergica tra istituzioni pubbliche e attori privati, spazi dimenticati della città, per renderli di nuovo disponibili alla comunità.

Per la sua seconda edizione DOS ha deciso di spingersi oltre il confine fisici introducendo la realtà aumentata, usando dispositivi e piattaforme capaci di raccontare la globalità della nostra epoca, azzerdando distanze e tempo, ora più che mai.

Dal 5 al 10 ottobre, Milano si trasforma in Pixel City, con il suo quartier generale presso La Fabbrica del Vapore e si svilupperà nel DOS Circuit, che comprende una serie di punti strategici denominati Pixel Attivatori, situati nei principali distretti del design, dove una serie di iniziative ed esposizioni uniranno la componente fisica a quella digitale, tramite un QR code.

“DOS è un progetto che vuole dare spazio anche ai giovani designer e prende il via da Milano, la città che prima di tutte ci ha permesso di esprimerci come designer e che ci ha ispirato nelle contaminazioni, nello sharing di idee e progetti a livello internazionale” spiegano gli organizzatori. “Infatti, la manifestazione ha tra gli obiettivi quello di portare all’interno del panorama del design l’integrazione tangibile di azioni virtuali, che ad oggi non ha trovato ancora un terreno di collocazione e che, anche a causa dell’emergenza sanitaria, appare quanto mai idonea a consentire di creare nuovi modi di fare progetto e di creare relazioni. Considerando insostituibile la componente fisica, la direzione che si intende prendere è quella di lavorare attraverso pratiche cosiddette phygital, ovvero che integrino concretamente il digitale e il virtuale in un contesto fisico”.

 

Gli strumenti per viaggiare all’interno di questa città digitale spazziamo dalle più usuali esposizioni virtuali (Augmented Exhibition), e sessioni live di streaming (Dos Live Streaming) a sperimenti più audaci come esperienze sinestetiche che congiungano il fisico con il digitale (Tactile Experiences) per andare a colmare uno dei grandi gap degli ambienti virtuali, o come la possibilità di accedere allo spazio digitale attraverso un filtro Instagram, permettendo all’utente di percorrere nello spazio intorno a sé un’esperienza di visita unica e personalizzata (IG Filters).

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