Il design è racconto: ricordando Valerio Castelli

Fondatore della Domus Academy, art director di Flou, collaboratore di Kartell e Olivetti, Compasso d’oro nel ’77, Castelli (1947-2023) era stato tra i primi a capire il ruolo essenziale della dimensione narrativa nel mondo del progetto.

“Il design è un racconto”: così Valerio Castelli aveva intitolato una sua lezione agli studenti del Corso di laurea in Disegno industriale all’Università degli studi della Repubblica di San Marino il 5 dicembre 2013. Il titolo scelto è quanto mai emblematico e significativo: pur essendo nato e cresciuto in una delle grandi famiglie imprenditoriali del design italiano (sua madre era la designer Anna Ferrieri, suo padre Giulio è il fondatore della Kartell), Valerio Castelli – scomparso a Milano lo scorso 29 gennaio, all’età di 76 anni – aveva compreso prima di tanti altri la centralità strategica della comunicazione anche in un mondo complesso e a volte un po’ elitario come quello legato alla cultura del progetto.

Con sguardo lungimirante, Castelli aveva intuito la dimensione narrativa congenitamente legata alla disciplina del design e la necessità di rafforzare le pratiche progettuali e produttive con azioni mirate di comunicazione, promozione e formazione. “Mi hanno insegnato che non c’è design se non c’è innovazione ed emozione – amava ripetere – e ho imparato che il design è un processo complesso che coinvolge molti attori”. 

Domus Academy 1982. Da sinistra si riconoscono: Alessandro Mendini, Andrea Branzi, Alessandro Guerriero, Valerio Castelli, Maria Grazia Mazzocchi. Pubblicata su Domus n. 1024. Courtesy Domus Academy
Mi hanno insegnato che non c’è design se non c’è innovazione ed emozione.

Tutta la sua attività professionale si è ispirata a questa convinzione di fondo: dalla fondazione del Centrokappa nel 1972, con il quale vinse nel 1979 il Compasso d’Oro per la ricerca progettuale e la comunicazione del design, alla fondazione (insieme ad Alessandro Mendini) della rivista “Modo” nel 1977, via via fino alla creazione della Domus Academy nel 1984 e della Design Library di Milano (la prima rete mondiale di librerie di design per università, aziende, designer e media, con sedi anche a Shanghai e Istanbul), Castelli è stato per quattro decenni non solo un poliedrico promotore del design italiano, ma anche l’interprete lucido e coerente di una visione capace di allargare il perimetro della disciplina, innervandola con contributi pluridisciplinari volti a costruire e valorizzare una narrazione profondamente innovativa.   

Compasso d'oro alla carriera, Centrokappa. Manifesto ADI © Filiberti Design

Curioso, acuto, arguto, per oltre 25 anni Valerio Castelli è stato art director di Flou, ma lunghissima e proficua è stata anche la collaborazione con Kartell, mentre con Olivetti, dal 2004 al 2008, ha ricoperto l’incarico di responsabile del design management dei nuovi prodotti. Dal 2011, con la creazione di Mosca Partners, società costituita con la moglie Caterina Mosca, ha lavorato alla progettazione e realizzazione di eventi internazionali nel settore del design e della cultura, occupandosi tra l’altro delle manifestazioni del Fuorisalone e, nel 2017, della valorizzazione di Palazzo Litta come polo culturale cittadino.

 Valerio Castelli non ha mai avuto nei confronti del suo lavoro quell’atteggiamento auto-apologetico che affiora neanche tanto velatamente nelle dichiarazioni di altri operatori del settore. Al contrario, la sua intelligenza l’ha indotto spesso a interrogarsi (e a interrogarci…) sul senso del suo (e del nostro) lavoro.

Valerio Castelli, Milano Design Film Festival 2014. Screenshot del video su YouTube

“Ho sempre pensato che il progetto di un oggetto, di uno spazio, di un’architettura – ha dichiarato in un’intervista – dovrebbe avere come obiettivo quello di migliorare la qualità della nostra vita, ma poiché oggi non è così ed è evidente quanto sia poco necessario disegnare un nuovo tavolo o una nuova sedia, qual è il senso e il valore di quel che facciamo?”.

Al di là dei suoi tanti altri meriti, forse una delle lezioni più preziose che Valerio Castelli ci lascia in eredità sta proprio in domande come questa, e nella ricerca di senso che essa contiene. 

Immagine di apertura:
Valerio Castelli. Foto di Desirée Sacchiero

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