Lancia Stratos Zero, futuristica e futuribile scultura su ruote

Disegnata da Marcello Gandini per Bertone negli anni 70, non ha mai smesso di apparire proiettata verso il futuro.

Negli anni '70 era facile sentirsi nel futuro. Bastava guardare una foto della Lancia Stratos Zero (scritto “Strato's”) e immediatamente ci si sentiva in quel secondo Millennio di cui si fantasticavano i fasti. Dream car firmata da Marcello Gandini per la carrozzeria Bertone, è stata presentata come prototipo al Salone dell'automobile di Torino del 1970 ed è riemersa a Villa d’Este nel 2011. Nonostante l'indubbia bellezza però l'asta sul Lago di Como non andò come previsto: quella quattro ruote che sapeva di futuro raccolse “solo” 761.600 euro contro i 2 milioni stimati.

Difficile capire quest'auto da chiusa. Per apprezzarla bisogna prima di tutto avvicinarsi e cercare le portiere. No, non ci sono perché è il parabrezza ad aprirsi. Ci si avvicinava al muso, lo si apriva a vasistas (anche dall'interno), e poi si spostava il piantone dello sterzo che sbucava di fronte al sedile come dal nulla. Dopo queste manovre guidatore e passeggero potevano finalmente salire a bordo. Di fronte a loro ecco un quadro strumenti piatto che oggi ricorda un grande tablet. Futuristico e futuribile si confondevano in questo missile. La visibilità dall'interno è limitatissima: come su una razzo, di fronte si vede bene la strada ma dietro e ai lati si è quasi nel vuoto.

La forma a cuneo è iconica, con un'altezza così risicata (840 mm) da essere diventata leggendaria. Si racconta che Nuccio Bertone presentò la vettura alla Lancia facendola passare sotto la sbarra d'ingresso dello stabilimento di Torino. L’obiettivo dichiarato di Gandini, «realizzare un oggetto che attirasse l’attenzione di visitatori e soprattutto degli addetti ai lavori. L’importante era far parlare di sé» era realizzato. La Stratos Zero è così originale e futuristico che a decenni di distanza appare ancora proiettata nel futuro.

Altri due aspetti stupiscono ancora. Venendo la Stratos da sopra, ecco spiccare il cofano motore. Ha un'evidente forma a V e per rimarcarlo è di un color argento che contrasta con il bronzo della carrozzeria. Serviva per ventilare la vettura ma in realtà era una traccia stilistica tutt'ora apprezzata. Sul fianco poi si notano le piccolissime finestrature in vetro vicino ai parafanghi. Questi ultimi inglobano anche gli specchietti retrovisori dando ulteriore dinamismo a una vettura che sembra proiettata in avanti non solo nel tempo ma anche nello spazio.

Come dicevamo la Stratos Zero è un'icona, un missile che più tardi darà vita alla Stratos di serie ma in cui è possibile riconoscere anche i segni di un'altra opera di Gandini, ben più famosa, la Lamborghini Countach del 1974. È comparsa in innumerevoli libri di design ma la sua consacrazione più grande arriva nel 1988 con il film Moonwalker di Michael Jackson dove la Stratos Zero sembra una Batmobile. Anzi, qualcosa di più.

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