A Genova, il nuovo Panino Marino

Lo Studio GAP racconta il locale genovese come una galleria urbana, “una scatola magica dell’attraversamento”. Spazio di passaggio e breve permanenza dedicato allo street food di pesce.

Panino Marino Genova

Panino Marino è il nuovo locale progettato a Genova, in via Brigata Liguria, da Studio GAP (architetti Simona Gabrielli e Maurizio Cazzulo), dedicato allo street food a base di pesce. La sensazione immediata entrando qui, è di trovarsi in un passage di Benjaminiana memoria, un luogo pubblico commerciale in grado di generare una trasformazione urbana. 

Studio GAP come è riuscito ad ottenere questa alchimia?
Lo spazio è pensato per non essere solo un interno, ma quasi una “galleria urbana” che si riavvolge su se stessa e che si rivela come luogo collettivo. Il tentativo è di tradurre in una dimensione concreta la percezione dinamica di uno stato di tensione, risultato delle relazioni spaziali tra forme e materiali. Così ad esempio è concepito il banco bar che si snoda in panca e accompagna l’attraversamento longitudinale dell’ambiente per tutta la sua profondità, mentre l’onda di bacchette sospese sul soffitto scivola sopra la scala per condurre nello spazio sottostante.

Panino Marino Genova
Panino Marino di Studio GAP, a Genova

In questo progetto si percepisce un'idea di spazio continuo. Orizzontale e verticale viaggiano insieme, sia nel rapporto tra esterno ed interno, sia tra gli spazi sopra e sotto. La ricerca su questi temi è stata site specific oppure è un modus operandi intellettuale comunque presente nel vostro lavoro progettuale? Come un rumore bianco creativo.
Aldilà della singolarità dell’idea che ogni progetto pone in essere, la specificità del rapporto tra interno ed esterno è senz’altro uno dei temi principali della nostra ricerca progettuale. Ad ogni occasione il ragionamento rimanda all’immaginario che si va costruendo attraverso il movimento nello spazio, in un gioco di continuità tra interno ed esterno. Ogni volta se ne esplora una possibile declinazione, in relazione alla tipologia degli spazi e alla morfologia dei contesti. Il progetto è come un espediente, “una scatola magica dell’attraversamento” fatta di soste e accelerazioni calibrate in base al grado di energia osmotica alternata tra contenimento e estroflessione. Questo fluire presuppone un rimando a carattere “interscalare” continuo, dalla dimensione interna a quella del contesto più ampio della città o del territorio.

Per studio GAP progettare questo locale è stata come una scommessa di “non permanenza”. fluire, forse fluttuare. C'è stata una richiesta precisa della committenza o vi sono altre ragioni più legate alla vostra ricerca?
Sì, più che altro è una nostra visione, in ragione del concetto espresso in precedenza. Qui si interpreta l’idea di uno spazio in continuità con un suolo stradale urbano e il suo sottosuolo, per un luogo in cui si prepara cibo al momento e lo si consuma in un tempo ridotto, dove quindi il tema non è di uno spazio contentivo di stanzialità, ma il progetto di uno spazio fluido di passaggio e breve permanenza.

Qui si interpreta l’idea di uno spazio in continuità con un suolo stradale urbano e il suo sottosuolo

Quali sono i dispositivi che ritenete centrali in questo progetto?
Sicuramente i rapporti di fuori scala tra gli elementi che compongono lo spazio interno che rimandano ad una dimensione esterna: l’unico elemento banco-panca che percorre longitudinalmente lo spazio, la continuità dei rivestimenti e della superficie vetrata riflettente, la ripetizione di elementi puntuali minuti.

Ci sono dei temi compositivi molto stringenti nel vostro lavoro di ricerca. Qui ad esempio lo spazio si caratterizza attraverso la dialettica tra regola e trasgressione.
C’è senza dubbio un ordine compositivo preciso, costruito sulla proporzione dimensionale delle parti, sulla scelta di una gamma ridotta di elementi, materiali e colori. La trasgressione si rende quindi possibile in ragione di ciò, come una sorta di sovrascrittura su uno spartito strutturato. Così, alla tessitura regolare delle bacchette al piano superiore, si sovrappone la libertà dell’onda data dall’irregolarità della loro lunghezza, mentre all’orditura dei ganci a soffitto al piano sotto strada si ancora la libertà del disegno formato dai diversi percorsi dei fili elettrici dei corpi illuminanti, che rispondono alla flessibilità di disposizione dei tavoli.

Parliamo dei materiali che fisicamente danno forma a questo progetto.
Il repertorio di materiali è limitato ed elementare (ferro, legno, vetro, gres) in un sistema coerente di contrappunti. Tutto è disegnato e pensato ma appare come un insieme “sotto dettagliato” in cui la forma è il risultato ultimo.

In questo spazio la luce naturale dialoga con la luce artificiale.
Principalmente è una ricerca di dialogo tra illuminazione e superficie, attraverso declinazioni delle fonti di luce naturale e artificiale: riflessa sui vetri come moltiplicatore dello spazio, diffusa sui muri a sottolineare le diverse grane d’intonaco e di non colore, diretta e puntuale sui tavoli alle varie altezze.

Progetto:
Panino Marino
Architettura:
Studio GAP
Spazio:
130 mq
Luogo:
Genova
Completamento:
2018

Ultimi articoli di Design

Altri articoli di Domus

China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram