Il design giapponese rivisita la tradizione con la tecnologia

Armonia, natura e tecnologia sono i parametri cui guardano le nuove collezioni di utensili del distretto industriale di Wakayama, e non solo.

La proverbiale tensione verso uno stato di equilibrio e armonia, espressa dal principio del Wa, rimane tutt’oggi un presupposto centrale tanto dell’identità giapponese quanto della progettazione degli oggetti d’uso prodotti nel Sol Levante. In una cultura fortemente segnata dalla venerazione dei manufatti e dal culto per i rituali – si pensi allo tsukumogami ossia la credenza che ogni oggetto più vecchio di 100 anni sviluppi un’anima, e alla cha no yu, la cerimonia del tè –, il legame mai spezzato con la tradizione diventa un’opportunità per ritornare al valore comprovato degli archetipi e alla loro consolidata bellezza. D’altro canto, la rapida successione tra un ermetico isolamento geografico e l’apertura verso la globalizzazione ha trasformato la ricerca su materiali e tecnologia nello strumento privilegiato per aggiornare la natura stessa degli oggetti d’uso, andando incontro a sensibilità emergenti e abitudini rinnovate. Non senza risparmiare scarti poetici di significato, sospesi tra l’incanto per la natura e la ricerca di pace interiore.

L’upgrade tecnologico per sublimare – ma non sostituire – la qualità della finitura artigianale è al centro delle recenti attività del distretto industriale di Wakayama, storicamente legato alla realizzazione di oggetti laccati nonché epicentro della produzione dell’80% dei prodotti per la casa in Giappone. Nato dalla collaborazione tra cinque aziende locali, il brand Kishu+ sperimenta l’applicazione della laccatura su metallo, vetro e resina oltre che legno. Pensati per aprirsi anche a un pubblico internazionale, i prodotti in catalogo stemperano la severità delle forme attraverso nuove finiture, come accade per le lampade Shizuko e Higure, dove l’impiego della tecnica del maki-e, ovvero l’inserimento di polvere metallica nella fase della laccatura, non è più solo un effetto decorativo quanto un espediente per riflettere e scaldare la luce, conferendole la dolcezza delle ore del tramonto. Non dissimile l’effetto per lo specchio Michikake, dove la laccatura tsuya – mai tentata prima su vetro – conferisce sfumature opache ai riflessi.

Sempre dal distretto di Wakayama, nuove sperimentazioni tecniche vengono messe a servizio di una rinnovata sostenibilità ambientale, come succede per le spugne in microfibra Trepica® prodotte dall’azienda Aisen, grazie alle quali è possibile pulire la casa “con serenità d’animo” [cit. “with peace of mind”, dalla loro brochure] senza l’impiego di detersivi, o per le scatole e i taglieri in legno di cipresso prodotti da Tsunoda Seibee Shoten, dove l’applicazione di un nanorivestimento di vetro garantisce longevità agli utensili, mettendoli al riparo dalle fessurazioni e permettendo il lavaggio in lavastoviglie. Nel ventaglio delle tecnologie impiegate, anche l’informatica si trasforma di volta in volta in uno strumento per ottimizzare il comfort e garantire personalizzazione, sostituendosi all’intervento manuale. Tagliata con laser 3D, la lampada da tavolo in acciaio inox Leaf Light, prodotta da Saito Ironworks, riprende la forma della foglia della pianta di indaco e permette di regolare intensità e colorazione del proprio LED grazie ad una app su smartphone.

In questo dialogo serrato tra la tradizione e le sue variazioni sul tema, le collaborazioni con designer e produttori esteri delineano forme di crossover che contribuiscono ad allargare l’espressività dei nuovi prodotti. Nell’ultimo progetto appena presentato a Maison&Objet dal marchio cinese Zens a firma del più prolifico designer giapponese, Oki Sato (Nendo), cinque micro-collezioni di piccoli mobili e accessori per la tavola si distinguono per la loro spiccata natura modulare, come accade per la serie Fungi, che trae spunto dalla gemmazione dei miceti, o per la linea di sgabelli e tavolini in metallo verniciato Picto, che ispirandosi ai pittogrammi cinesi compone profili sempre diversi con le medesime forme triangolari, circolari e quadrate. Guardando alle collaborazioni con l’Europa, il Kyoto Contemporary Project ha coinvolto la designer francese Elise Fouin per un progetto a quattro mani con il maestro artigiano Yoshishige Tanaka. Il risultato, Saika, è una lampada a sospensione prodotta dal marchio Gengoro che rivisita le tecniche hyogu, dove strati di carta washi vengono attaccati insieme, e kakejiku, una speciale pittura che può essere arrotolata, offrendo una luce non solo decorativa, ma che invita alla contemplazione.

Infine, il marchio X-Magazine capitanato da Toshiki Yagisawa ha recentemente presentato insieme allo studio berlinese ZEITGUISED un inedito modello di shopper in tessuto: grazie all’intervento di un algoritmo progettato ad hoc, ogni borsa viene profilata con un foro dalla forma diversa, poi rivestito in stagnola trasparente (“trasparent foil”) così da consentire uno sguardo curioso sugli oggetti ivi contenuti. Ancora una volta, sarà forse la cultura giovanile e la sua immaginazione dissacrante a imporre uno scarto rispetto agli stilemi del passato?

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