Il Lichtfestival di Ghent è uno degli appuntamenti invernali da non perdere, specie per gli amanti dei festival con le luci. L’evento è organizzato come una maratona, con un percorso prestabilito, facile da seguire e poco dispersivo. Con 36 installazioni, i visitatori vengono trascinati in angoli nascosti della città, alla scoperta dell’architettura fiamminga antica e contemporanea. Con artisti locali e internazionali la città promuove l’iniziativa dal 2011, e oggi fa parte del circuito ILO (International Light Festival Organization) che promuove i “light festival” in tutto il mondo.

Da Sint-Pietersplein a Zonder-Naam Park (“parco senza nome”, ndr) il percorso di 6,6 km attraversa il centro storico e gli ex quartieri industriali. Tra le tendenze nella light-art le classiche mappature video, sempre più interatttive, la rilettura di elementi naturali come fuoco e luce lunare, l’esplorazione di silhouettes architettoniche, la video art portatile, i robot con un’anima e il design urbano.

Bram Lemaire ha presentato Pixel Forrest, un insieme di container dell’acqua capovolti che diventano spazio urbano interattivo. Sul fiume Lys l’artista olandese Ivo Schoofs ha ricreato un tornado di fuoco – evento rarissimo che accade solo durante gli incendi delle foreste o terremoti. Il collettivo tBEDRIJF ha installato decine di casette per uccelli che si illuminano in base alla quantità di calore umano presente, mentre Milosh Luczynski, ‘dj’ della video mappatura, ha improvvisato uno spettacolo di musica, luce e video proiettati sulle pareti di una tipica centrale elettrica. Le piccole giare di Stéphane Masson incapsulano frammenti video del quotidiano e il collettivo tedesco RaumZeitPiraten anima strane creature meccaniche sugli alberi. Luke Jerram ha sospeso una luna gigante tra le case storiche del centro e il video artista Mr. Beam ha tradotto le note musicali di un pianoforte suonato dal pubblico in proiezioni che evidenziano gli elementi architettonici dei palazzi lungo il canale.