Anouk Wipprecht

I miei abiti robotici: tra moda e tecnologia

Incontrata a Milano, l’ingegnere e stilista olandese ci parla dei suoi abiti robotici che attivano dialoghi tra mondi lontani: dai cardio-gioielli per Swarovski allo Smoke Dress, dove il fumo esprime il disagio che si può provare per l’eccessiva vicinanza degli altri.

Anouk Wipprecht. Photo Hep Svedja

T’immagini d’incontrare una stilista alla ricerca di effetti speciali con cui stupire il pubblico delle sfilate, curiosa verso la tecnologia come strumento per rendere le sue creazioni assolutamente uniche nel panorama della moda mondiale, ma con un tasso forse eccessivo di estrosità. Invece Anouk Wipprecht, ingegnere e stilista olandese ospite nei giorni scorsi di “Meet the Media Guru” a Milano, celebre per i suoi vestiti robotici, con gesto deciso apre il computer e ti mostra un grafico che illustra il funzionamento di Arduino, progetto tutto italiano di chip che consente la programmazione semplificata di vari tipi di oggetti. Basato su software open-source, aperto, utilizzabile liberamente, l’hardware Arduino è all’origine del movimento dei maker, costruttori a casa propria dei dispositivi più vari, dalle stampanti 3D ai droni. Anouk, 32 anni, ha cominciato proprio da lì, dal desiderio di mettersi alla prova costruendo qualcosa d’inedito, creando un imprevedibile intreccio tra l’hardware più avanzato e l’alta moda. Sono nati così progetti come il suo Spider Dress, che reagisce alla vicinanza di un’altra persona muovendo zampe robotiche simili a quelle di un ragno, oppure lo Smoke dress, che invece nelle stesse condizioni emana una coltre di fumo. Più recente è il Cocktail Dress, che serve drink automaticamente grazie a un ingegnoso sistema di cannule ed è stato commissionato dal Cirque du Soleil per i propri locali di Las Vegas e Ibiza. I suoi abiti – 37 esemplari in tutto – sono prodotti in gran parte con stampanti 3D. “La creatività nella moda non deve fermarsi all’estetica – spiega – ma può andare molto oltre, combinandosi con la tecnologia”.

Stefania Garassini: Ci illustra meglio quali possono essere queste combinazioni?
Anouk Wipprecht
: Credo che l’industria della moda e la tecnologia debbano comunicare molto di più fra loro. Quello che cerco di fare è unire la progettazione di sensori adatti al corpo umano e l’aspetto espressivo della moda. Voglio potenziare questo lato con l’aiuto del digitale. M’interessa esplorare come le tecnologie ci possono aiutare a gestire il nostro rapporto con lo spazio che ci circonda. Credo si possa parlare di quattro grandi zone: intima, personale, sociale e pubblica. Prendo spesso spunto dalle reazioni istintive degli animali, per esempio mi sono ispirata al comportamento di un polpo minacciato che sprigiona il proprio liquido per ideare lo Smoke Dress, dove il fumo esprime in modo teatrale il disagio che si può provare per l’eccessiva vicinanza degli altri. I miei vestiti vengono aggiornati, proprio come un software. Non ne esiste una versione definitiva, ma li miglioro di continuo, procedendo in modo molto diverso rispetto agli stilisti tradizionali.

Stefania Garassini: Al mondo della tecnologia, in particolare del software libero, è ispirato anche il modo in cui lei considera le sue creazioni. Anche i vestiti sono open-source?
Anouk Wipprecht
: Metto le mie idee a disposizione della rete. Le caratteristiche tecniche dei miei abiti sono consultabili da chiunque voglia provare a realizzarli. Dello Spider Dress, per esempio, è stata creata una versione costituita completamente di Lego. Ci sono poi progetti che decido di non portare avanti, ma che possono essere interessanti per la community: anche in quel caso tutti i dettagli sono disponibili sul web. Non m’interessano i brevetti, sono attratta dalla collaborazione e dallo scambio d’idee. È il mio modo per esprimere gratitudine verso una comunità – quella legata ad Arduino – che è stata decisiva per la mia formazione.

La musicista Viktoria Modesta con la Smoke Leg progettata da Anouk Wipprecht

Stefania Garassini: In quali altri ambiti può essere importante il contributo di una tecnologia così strettamente legata al corpo?
Anouk Wipprecht
: Ho lavorato con l’artista pop Viktoria Modesta, che ha subìto l’amputazione di una parte della gamba sinistra. Abbiamo lavorato sull’idea di realizzare protesi che fossero da esibire e non da nascondere o mimetizzare. Così ho creato per lei uno strumento ispirato allo Smokedress: saltando sulla gamba si sprigiona il fumo. Nelle sue performance Viktoria mostra come la tecnologia può veramente cambiare il rapporto che abbiamo con la disabilità, un ambito che m’interessa molto. Il lavoro di un’azienda come Open Bionics, che crea protesi divertenti e a basso costo con un design divertente, va in questa direzione. Un altro ambito in cui mi sto impegnando è il rapporto fra bambini e tecnologia. In particolare ho realizzato un dispositivo da indossare sulla testa per monitorare l’attività dei bambini fra gli 8 e i 12 anni con sindrome da deficit di attenzione. Si tratta di una sorta di unicorno (Agent Unicorn è il nome del progetto) dotato di una telecamera e sensori che rilevano l’attività cerebrale. Quando il livello di attenzione aumenta la telecamera riprende quello che il bambino sta vedendo, in modo da renderlo consapevole degli spostamenti della sua attenzione. Non posso usarlo come una vera e propria terapia, ma ho sperimentato che si tratta di uno strumento usato volentieri dai bambini perché è molto divertente. Inoltre – cosa che non immaginavo – i più piccoli sono molto interessati a vedere i dati che li riguardano, a mettersi alla prova. Sarei felice se un dispositivo del genere riuscisse a sostituire almeno in parte l’uso di farmaci. Lo lanceremo sul mercato la primavera prossima.

Stefania Garassini: Tornando alle collezioni di vestiti, il suo obiettivo è di metterli sul mercato? È già possibile acquistarne uno?
Anouk Wipprecht
: Le mie creazioni hanno lo scopo di attivare un dialogo tra mondi che altrimenti resterebbero molto lontani fra loro. Sono casi di studio in cui metto alla prova le tecnologie e verifico le soluzioni che possono funzionare meglio per ottenere un certo effetto, come una determinata forma d’interazione. Collaboro con aziende informatiche come Intel (dove è custodito uno dei cinque esemplari di Spider Dress esistenti), e con marchi del lusso come Swarovski, azienda per la quale ho realizzato gioielli collegati al battito cardiaco. In realtà i miei abiti potrebbero essere prodotti su larga scala già adesso, peraltro dal sito vengono scaricate di continuo istruzioni per stamparsi i modelli a casa propria.

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