Il futuro del design adesso

Scegliendo il format del manifesto, la seconda Biennale del Design di Istanbul, diretta da Deniz Ova e curata da Zoë Ryan, si pone come piattaforma per la sperimentazione di nuovi pensieri.

Istanbul Design Biennale
Una biennale che parla di manifesti è innanzitutto una biennale che parla d’idee: proclami e asserzioni che, in questo progetto espositivo, si trasformano in oggetti tridimensionali o declinati nelle forme multimediali più diverse. 
Istanbul Design Biennale
In apertura: il progetto di Bless. Qui sopra: il progetto di Atelier Manferdini

Si tratta d’idee che analizzano il presente per immaginare il domani. “The Future Is Not What It Used To Be”è infatti il titolo (tratto da una frase del poeta Paul Valéry) della seconda edizione della Biennale di Design di Istanbul.

Organizzata dall’Istanbul Foundation for Culture and Arts (İKSV), la Biennale è diretta dalla giovane Deniz Ova, mentre questa edizione è curata dall’inglese Zoë Ryan – d’istanza all’Art Institute of Chicago – assistita nel percorso durato oltre un anno da Meredith Carruthers. Quella di Ryan è una biennale che pone molte domande e fornisce risposte. Il format del manifesto è coraggioso: l’obiettivo è quello di proporre manifesti alternativi nella forma di oggetti, accessori di moda, cibo, menu, mappe, edifici, sistemi e servizi.

Atelier Bow-Wow
Atelier Bow-Wow
Questa Biennale è nata da un open call che ha selezionato 53 progetti di 200 designer, provenienti da oltre 20 Paesi, tutti chiamati a risponde alla stessa domanda: “Cosa è il futuro adesso?”.

La mostra che ne deriva, allestita nei cinque piani della Galata Greek Primary School (2.300 mq, nella zona di Karakoy), associa a ogni stanza uno statement relativo ai progetti presentati, che ne chiarisce o ne enfatizza le intenzioni. In un periodo come questo abbiamo bisogno di manifesti, di annunci espliciti che diano una precisa direzione al mondo? O che servano a interpretarlo?

Se lo scopo delle biennali, ovunque esse si trovino, è servire da piattaforma per la sperimentazione di nuovi pensieri, zona franca da vincoli e costrizioni per esprimere la propria visione, possiamo dire che Zoe Ryan ha centrato l’obiettivo: ha saputo creare la giusta atmosfera e curiosità per guardare al presente, raccontarlo e farlo divenire anticipatore di un futuro migliore – l’aggettivo sarà pur scontato, ma serve qui in qualità di augurio universale. È senza dubbio entusiasmante l’approccio e la debordante passione che la curatrice ha messo in quest’operazione ambiziosa, eppure delicata: oggi che gli equilibri geopolitici sono messi nuovamente in discussione, forse non è un caso che proprio a Istanbul, storico confine tra due mondi, si sia inaugurata una biennale che guarda al presente e immagina il futuro.

Sissel Tolaas, Smellscape
Sissel Tolaas, Smellscape
L’approccio della curatrice è senz’altro internazionale grazie alla presenza di nomi noti come Formafantasma con Openmanifesto,  Bless con la tastiera elettronica che si attiva grazie a palloni per l’allenamento al pugilato e, ancora, il progetto sul sonno dell’architetto Jurgen Mayer. Esiste il lavoro sulla città: oltre a Atelier BOW-WOW che ha riprodotto a matita il fermento del Galata Bridge, uno fra i tanti, è quello della designer norvegese Sissel Tolaas che da sempre analizza gli odori. Tolaas ha in questo caso ha indagato i profumi di alcuni quartieri limitrofi alla sede della Biennale sintetizzandoli per il visitatore, invitato ad annusare e poi tradurre la sua percezione olfattiva con una sola parola da annotare e condividere. Ne nasce un vocabolario che l’autrice riporta all’interno dell’allestimento del progetto interattivo tra odore e linguaggio dal titolo NASALO Dictionary Of Smell.
Arctic Perspective Initiative
Arctic Perspective Initiative
La Biennale sonda anche le relazioni di coppia e lo fa con il progetto Manifesting The Look Of Love di collettivo Haelo Design: possiamo scoprire l’intensità del nostro rapporto affettivo grazie a un particolare software in grado di scansionare gli sguardi degli amanti: la tecnologia segue la pupilla, traccia una mappa poi tradotta sulla carta da cui deriva un oggetto; a seconda dell’intensità dello sguardo troviamo le nozze di carta (per l’anniversario di 1 anno), di ceramica (20 anni) o argento (25 anni).
Jacob de Baan, Giorgio Caione e Rianne Koens
Jacob de Baan, Giorgio Caione e Rianne Koens

Lo statement di questo progetto è: “It’s time for design to get personal”. Nel mezzanino, Elena Manferdini, bolognese di base a Los Angeles con Still Life to Living Pictures ha riprodotto in grandi dimensioni il digital-still-life-painting . È esemplare la sezione “The Exhibition as Manifesto”, selezione di 13 mostre di rilievo per la storia del design (dal 1956 al 2007) tra cui “Italy: The New Domestic Landscape” (1972), “Memphis” (1981), “Man Tranform” (1976). Oltre a statement declamati con lettere in grande formato in ciascuna stanza della mostra, e nella migliore tradizione della propaganda politica che vede il manifesto come primo passo verso la divulgazione pubblica del pensiero in questione, questa Istanbul Tasarim Bienali include anche un radio show settimanale: ci sono, insomma, tutte le premesse per dare al design il difficoltoso compito di fornire risposte per il futuro.

Poco lontano dalla Scuola Greca, il centro culturale SALT Galata, ospita la mostra “From England With Love”, con una scenografica installazione di Ismail Saray, fatta di fili di corda intrecciati, realizzata nel 2014, durante la sua residenza alla Saint Martin’s School of Art.

J Mayer H and partners
J Mayer H and partners
Alla Rodeo Gallery, infine, la mostra “Doings on Time and Light” (aperta fino al 13 dicembre) presenta un duetto (ben riuscito grazie alla curatrice Sylvia Kouvali) tra il cipriota Michael Anastassiades e il greco Eftihis Patsourakis. Fuoriclasse dall’eleganza sottile, Anastassiades produce una serie di mensole in legno di quercia in edizione limitata, puntando sulle sovrapposizioni geometriche e sulla semplicità delle armonie, oltre al gioco di riflessi di lampade accompagnate da specchi e corpi luminescenti dalla forma sferica che sembrano librarsi in aria. Le sue opere sono accostate ai dipinti neorealistici e in piccolo formato di Patsouraki che riproducono le fotografie “mal riuscite” tipiche di un album di famiglia d’antan.
© riproduzione riservata
Michael Anastassiades e Eftihis Patsourakis alla RODEO Gallery
Michael Anastassiades e Eftihis Patsourakis alla RODEO Gallery. Photo © CHROMA

fino al 14 dicembre 2014
2nd Istanbul Design Biennial
The future is not what it used to be
Biennale Hub: Galata Primary Greek School, Istanbul

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