Ritorna la “tenda del design” di Design Days Dubai, nel cuore della città degli Emirati Arabi in perenne costruzione. La terza edizione della fiera capitanata da Cyril Zammit cresce in qualità e numero di gallerie (oltre trenta le presenze quest’anno) e consolida la sua posizione di riferimento per il design contemporaneo non solo dell’area mediorientale: “Siamo felici dei risultati raggiunti in questi primi due anni; il design è una realtà qui negli Emirati Arabi e c’è sempre più interesse anche da parte della pubblica amministrazione per sostenerlo in maniera attiva grazie a ingenti investimenti a vari livelli, non ultimo quello didattico-educativo”, commenta il direttore della fiera.
Design Days Dubai 2014
Alla costante ricerca di giovani talenti, anche internazionali, la terza edizione della fiera guidata da Cyril Zammit, cresce in qualità e numero di gallerie e consolida la sua posizione di riferimento per il design contemporaneo non solo dell’area mediorientale.

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- Maria Cristina Didero
- 31 marzo 2014
- Dubai

“Il patrocinio del principe di Dubai, Sua Altezza Sheikh Hamdan Bin Mohammed Bin Al Maktoum e la collaborazione del Dubai Culture & Arts Authority si sono solidificate a confermare il ruolo strategico del design all’interno del panorama creativo della regione (potenziando l’industria non solo del design, ma anche dell’arte, della letteratura, del cinema e delle performing arts) e la costante ricerca di giovani talenti, anche internazionali. Questa partnership con la fiera rivela come la cultura e il design possano essere un motore importante per questo paese”.
La rosa di gallerie presenti alla terza edizione di Design Days Dubai non include solo l’area medio-orientale: il Coletivo Amor de Madre dal Brasile presenta un progetto dello studio cileno con base a Santiago gt2 (Great Things to People’s) dal titolo Less CPP – A Catenary Pottery Printer, ossia una macchina analogica in legno con una conca in tela sottilissima ancorata ai quattro lati per creare vari tipi di ceramiche (lampade, stoviglie o portacandela in gres, ceramica o porcellana), facendo colare la materia attraverso un telo di cotone. Una riflessione sulla realizzazione di macchinari standard in grado di generare oggetti non standardizzati, in tempo reale e con le variabili fisiche del caso tra cui gravità, trama e tensione del tessuto, peso e viscosità della sostanza. Nell’era digitale, segnata dalla ripetizione, la manualità fa ancora la differenza: Less CPP ci invita a essere più parametrici e meno digitali, creando un dialogo tra il mondo accademico e le comunità artigiane.
Presenti Carpenters Gallery, in posizione centrale, con un allestimento faraonico e pezzi di Maarten Baas e Studio Job; Southern Guild dal Sudafrica e Clear Gallery dal Giappone; le gallerie italiane Sabrina Landini Atelier da Pietrasanta e Erastudio Apartment Gallery con pezzi di Gunjan Gupta. La galleria francese Next Level arriva a Dubai con Bina Baitel. Da Beirut la galleria Art Factum espone candelabri obliqui in marmo e rame di Karim Chaya dal nome Triplette e Simplette, mentre dall’Olanda la Galleria Judy Straten mostra il lavoro di Studio Rolf che taglia a metà tavoli e teiere in ceramica per incastonare, queste ultime, dentro a cubi di cemento dalla sagoma geometrica.
Special guest dell’edizione è l’iraniana di base a Parigi India Mahdavi che in un lungo talk ha raccontato il suo modo d’interpretare gli spazi grazie al colore e a pattern dalle texture inedite, abbinate a toni a contrasto. Una lunga e affascinante selezione dei suoi più recenti progetti (dal Café Germain di Parigi al Connaught Hotel di Londra) hanno raccontato il suo particolare modo iper-decorativo di abbinare materiali maschili a forme femminili (o viceversa) e “l’immancabile gioco del bianco e nero”, come sostiene la stessa Mahdawi. I suoi “piccoli ma esplicativi dettagli”, per usare le sue parole, sono in mostra sia a Le Comptoir, galleria-concept store, sia in fiera all’interno dello stand di Carwan – una delle gallerie più interessanti del momento di base a Beirut, che espone due tavoli Landscapes dalla sagoma geometrica e irregolare, colori a contrasto per le piastrelle di mosaico dei piani e base in bronzo puro.
Diversi i workshop in fiera: dagli stencil creati per l’occasione dallo svizzero Francisco Torres, di base a Città del Messico con la sua Ediciones Jalapa e promotore del festival Abierto De Diseno ai puzzle tridimensionali di Moto Elastico, studio di architettura con sede a Seul.
A pochi passi dalla fiera si visita il padiglione di Eemaar protagonisti della costruzione della nuova Opera House – sarà finita nel 2016 – con la forma di un grande vascello che guarda sulle fontane danzanti di fronte all’edificio più alto del mondo, il Burj Khalifa: questa zona in Downtown Dubai prende ora il nome di “The Centre of Now”. Il design sembra aver davvero affascinato l’intera città: un nuovo quartiere è in via di costruzione poco lontano dalla fiera: si chiama 3D ed è dedicato a ospitare gallerie, show-room dei grandi brand del design internazionale e spazi dedicati alla creatività mentre anche il quartiere di Sikka è stato influenzato dalla Design Week con presentazioni all’interno di una serie di piccole stanze nel groviglio di viottoli tipico delle città mediorientali. Oltre all’installazione Voice for 2020 – formato da un muro di biglietti con la sagoma di un orecchio e desideri collettivi in occasione dell’Expo 2012 – da segnalare il progetto Design House for Sikka, curato da Mobius Design Studio (collettivo al femminile) e Faysal Tabbarah, dove si riflette sul cosiddetto “inward design” come concetto di resistenza all’allarmante senso di omogeneità che continua a pervadere il design e la cultura tutta, creato dalla globalizzazione.
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17-21 marzo 2014
Design Days Dubai 2014
Dubai, UAE