Va da sé che un modello così libero e frammentato è il terreno fertile per fare ricerca: puoi puntare alto, sbagliare e scegliere strade impervie, senza esporre l'azienda nel suo complesso al rischio di crollare, mettendone invece a repentaglio solo una piccola cellula.
Nel settore del design, una delle cellule più interessanti è Google Chrome Experiments: un laboratorio aperto ai progetti di nuove funzionalità da browser, dove è possibile visualizzare modelli 3D di auto, disegnare volti, mappare statistiche mondiali, simulare liquidi o molto altro ancora. Il tutto, ovviamente, attraverso codici open-source, senza alcun software, se non un browser qualsiasi o un telefonino.
Al London Science Museum questo gruppo di esperimenti ha trovato una casa. Dopo la proposta iniziale di Google, la società e il museo hanno lavorato insieme per dare forma a "Web Lab", una mostra che si materializza nel sotterraneo del museo, ma anche online. Siccome si tratta di "cose da monitor", pensare di metterle in uno spazio fisico non è facile; e l'idea, semplice ma giusta, è stata di esporre cinque nuovi prototipi che ragionassero sul rapporto fra il reale e la rete.
Una stampante a controllo numerico incide sulla sabbia in tempo reale un volto, preso dalla foto di chissà chi, scattata da una webcam in chissà quale parte del mondo, come se ci trovassimo proprio lì. Persone da diverse parti del pianeta suonano insieme ciascuno il proprio strumento, come un'orchestra, seguendo una partitura definita. I flussi di dati della rete sono riprodotti in tempo reale su una mappa, che sembra disegnata da Koolhaas. Webcam sparse per il globo osservano strani posti (compreso il modellino di un aeroporto). E, infine, un grafico mostra le centinaia di persone che in quel momento interagiscono con la mostra: ognuno di loro è un pallino, un triangolo o un cerchio. Chissà se un puntino può essere definito "visitatore".
Insomma c'è una mostra, a Londra, che a visitarla deve essere uno spasso. Ma il gioco vero è che quella mostra non è esattamente nel sotterraneo del Science Museum, perché esiste solo nel momento in cui a crearla sono altri, da fuori, dai divani di anonimi salotti. E, in fondo, se c'è una lezione – su tutte – della rete è che le cose esistono anche come frutto di una rotta collettiva, diffusa e senza alcun timoniere.
A parte Google, naturalmente. Roberto Marone (@roberto_marone)
Web Lab
London Science Museum
Exhibition Road, South Kensington, Londra
