Disegnare un marchio non è solo creare un'immagine e una personalità per prodotti e grandi aziende, ma anche l'arte di saper raggiungere il pubblico e insinuare la stessa immagine nella mente di tutti. Strettamente collegato con la pubblicità (e quindi con la comunicazione, le scienze cognitive, la cultura popolare e la tecnologia) nell'ultima decade ha seguito l'esplosione dei social network e della narrativa multimediale. Lo ha fatto, a volte inconsapevolmente, cercando ispirazione nella propria storia, ma anche allontanandosi dall'idea razionalista di un concetto centralizzato di design tipica degli anni Cinquanta del secolo scorso (il marchio e tutte le sue permutazioni attentamente pre-esaminate in manuali simili a testi di biologia, basti pensare a Lufthansa) con regole precise per la sua applicazione e ripetizione. Per questo non parleremo né dell'olimpo del branding: niente Coca-Cola, IBM, McDonald's, Playboy, Shell, Apple o UPS, giusto per fare qualche esempio, né ce la prenderemo con i soliti Starbucks o con i marchi che sono implosi perché incapaci di mantenere il controllo, Chanel o Burberry, oppure con quelli che hanno creato alleanze memorabili o passeggere con il mondo dell'illustrazione e dell'arte contemporanea, come braniff o absolut. I marchi contemporanei di successo si collocano in un ambiente narrativo. Hanno perciò un copione minuzioso e idiosincratico, oppure sono abbastanza astratti, incisivi e malleabili da abbracciare più piattaforme, mantenere costantemente il proprio ruolo ed essere sempre riconoscibili.
La "grande riforma del branding" non è avvenuta in modo indolore. Nel Ventesimo secolo, i marchi erano centri di gravità, presenze permanenti e affidabili nella nostra vita, influenze basate sulla ripetizione e su regole precise. Molte forze antitetiche al grande mondo degli affari hanno contribuito a un cambiamento di questo stato di cose, galvanizzate spesso da scandali e altri passi falsi delle grandi compagnie quali la pressoché fatale reazione contro il successo dirompente di un logo come Swoosh della Nike, scoppiato nel 1997 in seguito all'indignazione suscitata dalle condizioni di lavoro applicate dai produttori nelle delocalizzazioni.


I marchi contemporanei di successo si collocano in un ambiente narrativo







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Dalla collezione Natural Genius di Listone Giordano, Nui è una collezione ispirata ad un'antica tecnica giapponese.