Un oggetto di cui è difficile capire la scala e l'uso si svela come una poltroncina 'rotante'. La sua forma con le sue striature, da una parte, ricorda la fase artigianale di un piccolo manufatto ceramico e, dall'altra, rimanda ad alcuni grandi esercizi artistici, come la testa mussoliniana genialmente interpretata in maniera futurista da Bertelli nell'opera Profilo continuo del 1933, oppure più recentemente le sculture fluide di Tony Cragg o alcune forme implose di Anish Kapoor. Il tema non è del tutto nuovo, ma il segno è netto e ben controllato: un aforisma su cui meditare. Altri progetti in forma di aforismi li troviamo in uno spazio di ricerca molto caro a Perazza, che su questo tema ha iniziato a giocare la sua partita nel design. Il filo di ferro è il tema, e su questo vengono chiamati dei designer emergenti a dare prova di chiarezza progettuale, il tutto in uno spazio chiamato "Il filo di Magis". Jaime Hayon, Jerszy Seymour, Martino Gamper sono i primi tre a impegnarsi in questo esercizio: sarà la chiarezza del tema, insieme alla sensibilità dei tre autori, ma queste prove ci fanno capire che in una sedia si può ancora cercare un'essenza magica e ancestrale dell'uomo con i suoi bisogni e le sue utopie. A saper lavorare nei limiti si può toccare l'assoluto: piccoli pezzi di poesia. La nostra ammirazione, in particolare, va a Martino Gamper. Questi sono alcuni capitoli salienti del racconto Magis, o se vogliamo, alcuni dei testi più significativi della recente ricerca dell'editore Magis. Lo spazio della recensione è limitato, mentre la collezione Magis, anche recente, è molto grande: un bel segno di positività e ottimismo. Le nostre scelte le abbiamo fatte, ma certamente altri pezzi meriterebbero una riflessione critica, che per quanto ci riguarda, con onestà e modestia, cercheremo sempre di dare, quando serve, in senso sia positivo, sia negativo. Giampiero Bosoni
Block Notes #3: Magis
L'indagine sull'attività produttiva di Magis parte dalla lettura della produzione degli ultimi tre anni.
Un oggetto di cui è difficile capire la scala e l'uso si svela come una poltroncina 'rotante'. La sua forma con le sue striature, da una parte, ricorda la fase artigianale di un piccolo manufatto ceramico e, dall'altra, rimanda ad alcuni grandi esercizi artistici, come la testa mussoliniana genialmente interpretata in maniera futurista da Bertelli nell'opera Profilo continuo del 1933, oppure più recentemente le sculture fluide di Tony Cragg o alcune forme implose di Anish Kapoor. Il tema non è del tutto nuovo, ma il segno è netto e ben controllato: un aforisma su cui meditare. Altri progetti in forma di aforismi li troviamo in uno spazio di ricerca molto caro a Perazza, che su questo tema ha iniziato a giocare la sua partita nel design. Il filo di ferro è il tema, e su questo vengono chiamati dei designer emergenti a dare prova di chiarezza progettuale, il tutto in uno spazio chiamato "Il filo di Magis". Jaime Hayon, Jerszy Seymour, Martino Gamper sono i primi tre a impegnarsi in questo esercizio: sarà la chiarezza del tema, insieme alla sensibilità dei tre autori, ma queste prove ci fanno capire che in una sedia si può ancora cercare un'essenza magica e ancestrale dell'uomo con i suoi bisogni e le sue utopie. A saper lavorare nei limiti si può toccare l'assoluto: piccoli pezzi di poesia. La nostra ammirazione, in particolare, va a Martino Gamper. Questi sono alcuni capitoli salienti del racconto Magis, o se vogliamo, alcuni dei testi più significativi della recente ricerca dell'editore Magis. Lo spazio della recensione è limitato, mentre la collezione Magis, anche recente, è molto grande: un bel segno di positività e ottimismo. Le nostre scelte le abbiamo fatte, ma certamente altri pezzi meriterebbero una riflessione critica, che per quanto ci riguarda, con onestà e modestia, cercheremo sempre di dare, quando serve, in senso sia positivo, sia negativo. Giampiero Bosoni