Girato l'angolo l'OKAY Studio and Friends – formato da laureati del Royal College of Art – si è impadronito per una settimana del retrobottega di un bar, per mettere in mostra nuovi progetti che corrispondono alle nostre effimere condizioni di vita a Londra. Particolarmente acuto è Wood Connection di Jorre van Ast, un'analisi delle tecniche per unire componenti di legno con una spina industriale di plastica. Oltre che potersi montare e smontare con la massima comodità il sistema è progettato per facilitare la personalizzazione. Anche Homeless Home Sweet Home ("Casa dolce casa del senzatetto") di Jordi Canudas è molto intelligente: una casa di feltro arrotolabile destinata ai viaggiatori perpetui, completa di lampada da appendere e di una varietà di componenti come specchi e cornici per fotografie con il velcro sul dorso.
Anche alla porta accanto, da Norwegian Prototypes, si analizzano il viaggio e il movimento: ai designer è stato chiesto di progettare prodotti rispondenti ai requisiti imposti dalle linee aeree per il bagaglio a mano. Lo sgabello collassabile e l'orologio a ventaglio che si piega fino a scomparire di Frost Produkt sono ben fatti.
Più in là, al negozio KK, il product designer e musicista elettronico Yuri Suzuki presenta una collezione brillantemente sperimentale, comprendente un bollitore che quando l'acqua bolle fischia un motivetto e un lavoro in collaborazione con Jerszy Seymour che lo vede impegnato nella produzione in serie di incisioni, in una performance dal vivo che si svolge nel negozio, a partire dalla plastica fusa.
La mostra fa parte dell'Anti Design Festival (ADF), fratellino anarchico del LDF. Ha come curatore il celebre grafico Neville Brody. È una risposta a "25 anni di profondo gelo culturale della Gran Bretagna", spiega il curatore, e vuole presentare opere non commerciali in tutto l'arco dell'industria creativa.
Ma per quanto sia bellissimo vedere strutture che si aprono a giovani designer indipendenti, in qualche punto l'ADF di Brody perde la bussola. "Il manifesto programmatico è quello che tiene insieme tutti quanti", afferma Hells Gibson, uno dei curatori delle mostre, ma basta fare una capatina da The Evil Gallery con la sua antologia di mostruosi dipinti nello stile dei graffiti per vedere i limiti di questa impostazione. E, se sperimentazioni, idee e opere non prodotte sono quel che l'ADF vuol mostrare, allora molti dei lavori citati qui ricadono proprio in questa categoria. Anna Bates
