Sin da giovane Max Huber ha coltivato una viva passione per il jazz. Secondo molti critici l'originalità della sua opera è consistita proprio nella particolare fusione tra la sua solida formazione di artista concreto, improntata al sintetico rigore della scuola Bauhaus, e la sua controllata libertà compositiva fuori dalla gabbia precostituita, molto simile a quella dell'andamento sincopato della musica jazz.
Se da una parte la lunga frequentazione con il vivace clima culturale di Milano alla fine degli anni Trenta, e ancor più del dopoguerra, ha costituito un terreno fertile per la sua speciale qualità progettuale, su un altro piano è indubbio che il suo proverbiale senso del ritmo, della continua variazione sul tema, della virtuosistica arte d'improvvisare tipica del jazz, si deve leggere come un filo rosso costante nel suo lavoro.

Dai mitici incontri con Louis Armstrong e Duke Ellington, alla storica amicizia con il rinomato musicologo Roberto Leydi, dalla puntuale disponibilità a dare il meglio di sé, non solo dal punto di vista grafico, per il lancio di una sala da ballo (Sirenella, 1946) o per il progetto grafico di alcune riviste di jazz (Ritmo, 1950; jazztime, 1952), oppure per ideare la copertina di un'Enciclopedia del jazz (Messaggerie Musicali, 1952), o ancora il manifesto per un festival Jazz proprio qui a Chiasso (jazz chiasso weeks, 1985), sono molte le preziose testimonianze di grande amore per il mondo del jazz, che il piccolo-grande Max ci ha lasciato. La mostra Maxieland jazz !, vuole essere appunto la ricostruzione di quel territorio jazz di Max, un'occasione per rimettere di nuovo in circolo la coinvolgente vitalità emanata da quella sua speciale e gioiosa energia creativa.
Giampiero Bosoni

m.a.x. museo
via Dante Alighieri 6
CH 6830 Chiasso (Svizzera)

Mostra a cura di
Giampiero Bosoni
con Aoi Huber Kono

Grafica e Allestimento
Arata Maruyama

Redazione e ricerca
Chiara Lecce e Chiara Mari

Collaborazione
Marco Bonetto