Trasparenza pesante
Da un’intervista con Áron Losonczi del 16 ottobre 2004
LiTraCon
Light Transmitting Concrete (LiTraCon) sono blocchi di calcestruzzo con una percentuale di fibre ottiche di vetro o di plastica che va dal 3% al 4%. Il materiale diventa traslucido senza perdere le sue caratteristiche di resistenza. Il diametro delle fibre ottiche di vetro può variare dai 30 ai 100 micrometri mentre quelle di plastica dai 0,5 ai 2,5 mm. Per il momento lavoriamo con fibre ottiche di vetro da 70 micrometri. L’effetto cambia a seconda del tipo di fibra, non solo per la trama che si viene a creare, ma anche perché quelle di plastica trasmettono meglio i colori.
Definizione
Se dovessimo definire il nostro materiale, guardando ai componenti, si potrebbe dire che è un calcestruzzo, ma di fatto è ben diverso da ciò che si intende in senso tradizionale. anche il Terrazzo Veneziano, per fare un esempio, è un calcestruzzo. Per ovviare qualsiasi equivoco, lo chiamerei semplicemente LiTraCon anche se a me piace definirlo un calcestruzzo lucidato. Cosi come preferisco non parlarne in termini di vantaggi e svantaggi, visto che non è importante che sia migliore o peggiore di altri, ma che sia diverso. Spero che coloro che lo useranno lo possano definire meglio di me.
Produzione
Sappiamo già come lavorare questo materiale industrialmente e ne conosciamo i risultati, ma dovremo trovare il modo di produrlo in tempi più brevi. Il problema sta nel fatto che le fibre ottiche sono molto delicate. Attualmente siamo in grado di produrne piccole quantità, ma a Csongrád stiamo provando nuove modalità di produzione. Oggi siamo in grado di fare blocchi di 15 x 25 cm con spessori a partire da 2 cm. In futuro forse aumenteremo la grandezza fino a ottenere lastre da 1m x 1m e di spessore variabile. Già adesso stiamo facendo dei tentativi, come per esempio per la mostra che ci occupa in questo momento: “Glass Tec” in Düsseldorf, dove verrà esposto un muro di sei pannelli, di un metro di larghezza. Il nostro obiettivo è di essere sul mercato all’inizio del 2005 quando avremo finito quasi tutte le prove tecniche. Attualmente siamo in grado di produrre solo piccole quantità di LiTraCon, ma verso la metà dell’anno prossimo saremo già ben avviati.
Csongrád
Csongrád, in slavo, significa “fortezza nera”, questo perché i primi abitanti erano appunto slavi. Agli inizi era un paesino di pescatori vicino all’unione dei fiumi Körös e Tisza, ma di quel periodo rimangono solo poche case, in una zona protetta. Anche l’agricoltura ebbe una certa importanza al punto tale che fino alla Seconda guerra mondiale era l’attività principale. Negli anni Sessanta aprirono una fabbrica che produceva cucine per le abitazioni popolari dell’epoca e grazie a questa fonte di lavoro la popolazione di Csongrád aumentò, ma oggi purtroppo l’azienda sta attraversando un momento difficile. Attualmente la produzione più importante è quella di alimenti per animali. C’è anche una piccola fabbrica che realizza tubi in calcestruzzo e che si sta occupando del progetto per una diga nella parte antica della città. Il fiume periodicamente straripa e provoca enormi danni.
Io
Sono nato a Szolnok nel 1977, ma all’età di 14 anni con la mia famiglia ci siamo spostati qui, dove ho vissuto fino al 1995, quando ho iniziato a studiare architettura alla Technical University di Budapest. Mi sono laureato nel 2001 e durante i due anni seguenti alla laurea ho frequentato un dottorato alla KKH Arkitekturskolan di Stoccolma. Molti mi chiedono cosa significhi per me aver raggiunto una nuova soluzione nel campo dei materiali edilizi. Se sono cambiato? Ci tengo a dire che dedico molto tempo a mettere a punto questa idea, che in realtà è molto semplice. Per il resto, mi sento lo stesso di sempre, una persona alla quale piace stare con gli amici, la fidanzata, la famiglia. Per me niente è per davvero cambiato, a Csongrád.
Stoccolma
Sarei potuto restare a Stoccolma. Con il mio amico György Dán, economista, avevamo partecipato a due concorsi proponendo lo sviluppo del progetto LiTraCon, ed in entrambe avevamo vinto il primo premio. In quel momento c’erano tutte le porte aperte, lo Stato ci offriva i finanziamenti necessari per iniziare una nostra attività, ma abbiamo deciso di accettare solo quanto era necessario per pagare il brevetto e così sono tornato qui. Questo perché ho sempre pensato che se l’idea su cui lavoro è buona, la posso portare avanti ovunque; e allora ho scelto la mia città. Questo è un posto tranquillo, ho degli amici che mi aiutano nel laboratorio. E la cosa che più mi piace è che non lo fanno per soldi, ma per convinzione.
Calcestruzzo
L’interesse per il calcestruzzo e l’idea del LiTraCon furono determinati da una serie di fatti. Ogni due anni a Csongrád si tiene un workshop sul calcestruzzo, a cui nel 1998 e di nuovo nel 2000 ho partecipato; la sede è proprio di fronte a casa mia, in un edificio diviso in tre laboratori: pittura, scultura e lavorazione del ferro. Da tutto il mondo partecipano artisti e architetti e i lavori più belli vengono esposti in modo permanente nel giardino. In effetti, il calcestruzzo, in qualche modo è sempre stato presente nella mia vita, nonostante a Csongrád sia visto come un materiale di poco valore, qualcosa da nascondere. Una delle domande più frequenti che mi facevano quando descrivevo LiTraCon era: “Ma dopo averlo intonacato si riesce lo stesso a vedere la luce?”. Beh… l’idea di capovolgere questo modo di guardare le cose mi ha molto motivato, anche per questo ho portato avanti la mia ricerca.
Invenzione
Nel 2000, a Csongrád ero rimasto colpito da una scultura di Varga St. Luigi, un cinquantenne originario della Romania: un blocco di calcestruzzo era trapassato da lastre di vetro da parte a parte. Nell’ottobre del 2001 sono andato in Svezia per il dottorato con questa immagine nella mente. Durante la prima settimana di corso facemmo un viaggio di dieci giorni, in quella occasione, a Düsseldorf, fui attratto dall’ “Innside Hotel”, un edificio di calcestruzzo nel quale sono state inserite delle asticelle di vetro per chiudere i fori che tengono insieme le casseformi. L’effetto all’interno era bellissimo, si vedevano tanti punti di luce su uno sfondo scuro. Proseguendo, a Essen abbiamo visitato il Meteorite Museum (una sorta di parco di spazi di luci e suoni, tra cui una stanza chiamata “Light Cocoon” con le pareti ricoperte da centinaia di fibre ottiche). Ad un certo punto, mentre ero seduto con i miei compagni ho visto improvvisamente concretizzarsi l’idea che era nata mesi prima vedendo la scultura a Csongrád. Rientrato a Stoccolma ho fatto il primo prototipo e nel maggio del 2002 avevo già il brevetto internazionale.
Artigianato
Dopo il prototipo di Stoccolma, mi chiesero di costruire un muro di 150 x 80 x 20 cm, quello che ora è esposto alla mostra “Liquid Stone” a Washington. Lo stesso pezzo è stato a Stoccolma, Budapest, Londra, Glasgow e prossimamente potrebbe andare anche a New York. All’epoca non avevo un luogo dove lavorare, così per un breve periodo decisi di affittare il laboratorio di fronte a casa. In seguito, quando mi commissionarono una scultura per la città di Komárom, in occasione dell’ingresso dell’Ungheria nell’Unione Europea, lavoravo nel garage di casa e nella fabbrica di tubi di calcestruzzo, aiutato dagli operai del posto. Da qualche tempo mi sono invece stabilito in una ex fabbrica del periodo socialista che produceva materiale elettrico. Ora appartiene a János Sarusi Kis, due volte campione mondiale di kayak, un amico di mio padre.
Prezzo
Molti noti architetti – come Foster, Calatrava, Jean Nouvel, Steven Holl, Zaha Hadid, Herzog & De Meuron, Ron Arad, etc. – si sono interessati al nostro prodotto. Il problema è che non riusciamo a fornire le quantità di materiale richiesto in tempi accettabili. Inoltre c’è anche il problema del prezzo. Per esempio il Prof. Taeg Nishimoto ci aveva contattato per realizzare in LiTraCon il memoriale dedicato all’11 settembre a New York ma qualche giorno fa mi ha informato che il cliente lo trovava troppo caro. Per adesso costa €3.000 al m2 / 10 cm di spessore
In opera
Spesso mi chiedono se si potrà lavorare il LiTraCon in opera, ma onestamente non credo che sia adatto per questo scopo. Solo il fatto di produrlo in serie, ma con una tecnica e misure di controllo molto precise, lo rende affidabile. Inoltre bisogna considerare che, anche gli edifici che sembrano fatti in un unico pezzo, sono in realtà quasi sempre composti da una serie di pannelli. Se davvero riuscissimo a costruire dei pannelli di LiTraCon abbastanza grandi, il problema della realizzazione in opera non si porrebbe neppure. Isolamento Tra le altre cose, abbiamo anche sperimentato una versione termoisolante, nella quale le fibre ottiche passano attraverso tre strati: calcestruzzo, isolante e calcestruzzo. L’effetto finale non cambia. L’isolante può essere di qualsiasi tipo: aria, polistirene, ecc. a seconda delle esigenze.
Standardizzazione
Spesso mi chiedo che uso se ne farà di questo materiale, l’unica cosa di cui sono quasi certo è che non diventerà un prodotto standardizzato di massa non solo per i costi, ma anche per il fatto che permette molte applicazioni. La nostra strategia è semplice: vorremmo creare una fabbrica in grado di essere flessibile nella produzione. Come architetto e come esperto del LiTraCon, vorrei lavorare insieme ai progettisti per riuscire a soddisfare le loro esigenze per ogni caso specifico. Resistenza I risultati dei test a compressione sono stati migliori di un calcestruzzo normale. Entro fine anno dovrebbero essere tutti conclusi. La presenza delle fibre non altera significativamente il comportamento del materiale, anzi lo rende un po’ più resistente. Ma ciò che maggiormente influisce sono la qualità e la percentuale di elementi che usiamo: e oggi abbiamo raggiunto un mix ottimale.
Tra arte e architettura
È facile supporre che il LiTraCon si possa usare solo a livello estetico, ma il nostro obiettivo è invece che venga sfruttato come qualsiasi altro calcestruzzo. Oggi però si trova in una posizione intermedia tra arte e architettura, tra arte e industria. Al punto che se si costruisse un edificio con LiTraCon, lo si vedrebbe comunque come una scultura, perché non è un materiale comune, non ci siamo ancora abituati alla sua presenza. Pesante e trasparente Un altro aspetto da considerare è che la resistenza viene associata inconsciamente alla pesantezza; il fatto che LiTraCon sia trasparente e quindi dia un senso di leggerezza può sembrare contraddittorio, ma questo è proprio il suo punto di forza, non ci sono altri materiali con questa particolarità. In Ungheria sarà ancora più difficile che venga capito e assimilato perché oltre all’effetto nuovo c’è il problema che nessuno concepisce il calcestruzzo come un materiale bello.
Privacy
Pensando al fatto che la luce artificiale potrà proiettare le ombre fuori dai muri di casa, viene spontaneo supporre che il suo uso possa limitarsi a spazi pubblici. Ma io credo che chi vorrà usare questo materiale lo farà per vedere oltre la parete e comunque l’effetto dipenderà da come si usa il LiTraCon; ad esempio penso che si possano ottenere risultati molto interessanti con la luce artificiale, addirittura usandola come una tenda. Se il problema fosse quello di mantenere una protezione visiva dello spazio privato e non si volesse essere visti basterebbe spostare la posizione della sorgente di luce, ponendola tra la persona e il muro. Insomma: essendo un materiale nuovo, sarà necessario imparare a usarlo.














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