Il raggio d’azione viene spostato dalla gastronomia pura e semplice alla pubblicità, al design, alla cultura stessa di un Paese il cui sviluppo degli ultimi cent'anni è industriale e sociale vi è profondamente connesso. Questa, almeno, è la visione di Stephen Bayley, curatore della mostra oltre che fondatore del Design Museum londinese, che si spinge anche oltre: “La pasta esprime un senso per lo stile, una tendenza verso la scultura e l’arte, un’amore per il piacere che sono una caratteristica unica dell’Italia”.
L’idea di dedicare una mostra alla storia della pasta è nata dalla necessità di esporre qualcosa che andasse oltre le arti maggiori come la scultura e la pittura per incorporare quindi fotografia, pubblicità e arti grafiche. Gran parte del materiale della mostra è stato fornito dall’Archivio Barilla di Parma. A partire da immagini della Napoli dei primi del Novecento, con file interminabili di spaghetti messi ad asciugare al sole, si arriva alle innovazioni tecnologiche degli anni Cinquanta e Sessanta fino a quando la pasta diventa negli anni del boom in dustriale, con Vespa e Cinquecento, uno dei prodotti nazionali più famosi nel mondo.
L’esposizione consente di scoprire curiosità e aneddoti interessanti, quali l’attacco dei futiristi italiani alla prelibatezza culinaria (secondo Marinetti lapasta era pesante, voluminosa, sinonimo di lentezza, indolenza e, per via delle sue infinite varianti regionali, perfetto parallelo gastronomico del provincialismo e dell’immobilità sociale), peraltro contraddetto nei fatti da una fotografia del 1930 nella quale lo stesso artista viene ritratto mentre arrotola con gusto una forchettata di spaghetti. E ancora, dopo la pubblicazione del Manifesto Futurista fu proprio la Barilla a sferrare il contrattacco prendendosi gioco del movimento: l’iconografia futurista veniva magistralmente sovvertita in un calendario del 1931 che illustrava un ragazzino in sella a un cavallo aerodinamico fatto di pasta.
Il cibo e i suoi rapporti “extra-gastronimici” sono ancora al centro del libro Food by Design (edizioni Booth-Clibborn) presentato proprio a Londra la scorsa settimana all’interno dell’annuale Settimana dell’architettura londinese, ma distribuito internazionalmente a partire dal 2 luglio anche nelle principali librerie italiane. Scritto dall’architetto e designer bresciano Antonio Gardoni, osserva le affinità tra le due professioni, di cuoco e di architetto, nell’intento di scavalcare più che abbattere lo steccato che le separa.
fino a 15.9.2002
Pasta: Italian Culture on a Plate
Estorick Collection of Modern Italian Art
39a Canonbury Square, Londra
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