Si apre il 18 ottobre al Victoria and Albert Museum di Londra, l’esposizione dedicata ai lavori di 11 stilisti di fama mondiale - Azzedine Alaïa, Hussein Chalayan, Comme des Garçons, Helmut Lang, Jean Paul Gautier, Martin Margiela, Alexander McQueen, Issey Miyake, Junya Watanabe, Vivienne Westwood e Yohji Yamamoto sono i loro nomi. Considerati "radicali" per il loro modo di spingere la moda al limite, creano abiti che sfidano lo status quo.
"Radicale applicato al mondo della moda, significa sperimentale", sintetizza il designer turco-cipriota, Hussein Chalayan nel corso di un’intervista con il quotidiano inglese "Observer", sponsor dell’iniziativa.
Provocazione e moda? Vanno di pari passo, secondo il britannico Alexander McQueen, lo stilista prediletto di Björk, che l’anno scorso ha sfoggiato una delle sue più mirabolanti creazioni, un abito di crinolina rosa shocking.
Che si tratti dello showman britannico o del più schivo tra i designer attuali; tanto riservato al punto che di lui non esistono, o quasi, fotografie, il belga Martin Margiela. Che si parli delle collezioni di abiti "senza tempo" del giapponese Issey Miyake o delle scultoree creazioni di Junya Watanabe, pupillo di Comme des Garçons, gli stilisti radicali finiscono sempre per scuotere l’opinione pubblica, suscitando reazioni forti.
Fino al 6 gennaio 2002
Victoria and Albert Museum, Londra
http://www.observer.co.uk/radicalfashion
