Bruno Munari grafico, 1943 – 1944

Gli esordi della parabola artistica del maestro milanese sono segnati da un interesse progressivo per la grafica pubblicitaria e per l'editoria: dall'autunno del '43 a tutto il 1944 è stato direttore creativo di Domus.

Artista di formazione, Bruno Munari è stato grafico, pubblicitario e art director di numerose collane e pubblicazioni prima che designer. Alessandro Colizzi ripercorre nel testo che segue un brano degli esordi della parabola artistica del maestro milanese quando, dall'autunno del '43 a tutto il 1944, è stato direttore creativo di Domus.


Parallelamente alle esperienze artistiche con il gruppo futurista milanese, nel corso degli anni trenta Bruno Munari si era affermato come grafico pubblicitario e come illustratore nel settore dei periodici, adottando una posizione eclettica ma decisamente moderna. Quando nel 1937 era venuto meno il suo sodalizio con Ricas (entrato nell'Editoriale Domus), Munari aveva proseguito su un duplice binario, collaborando da una parte con la redazione dell'editore Bompiani, e dall'altra occupandosi come grafico della pubblicità delle aziende del gruppo Montecatini. Quindi, all'inizio del '39 Munari veniva ingaggiato in Mondadori come direttore artistico dei nuovi rotocalchi Grazia e Tempo, dove resterà in carica fino al settembre '43, quando gli eventi bellici faranno cessare ogni attività della casa editrice.

Sullo scorcio del decennio trenta, dunque, Munari aveva lasciato il campo dell'avanguardia come della grafica pubblicitaria per abbracciare le possibilità offerte dalla nascente industria culturale, in particolare nel settore editoriale; una mossa che poneva il designer/artista in una posizione non comune per l'epoca, e per certi versi anticipatrice di consolidamenti nel pa-norama professionale che avverranno solo negli anni cinquanta.
In alto: Domus 193 / gennaio 1944. Sopra: Domus 192 / dicembre 1943
In alto: Domus 193 / gennaio 1944. Sopra: Domus 192 / dicembre 1943
Dopo la parentesi in Mondadori, nell'autunno del 1943 Munari riallaccia i rapporti con la redazione di Domus, la cui guida è ormai da qualche anno affidata a un'equipe diretta da Melchiorre Bega con Giuseppe Pagano e lo scrittore Massimo Bontempelli (già nella redazione di Tempo). Nel novembre 1940 Gio Ponti si era separato da Gianni Mazzocchi (l'editore di Domus, ndr) per andare a occuparsi della nuova rivista Stile pubblicata con il concorrente Garzanti. Rispetto alla direzione di Ponti che ne aveva fatto uno dei punti di riferimento della modernità e in cui confluivano arti applicate, architettura e grafica, la Domus con cui Munari collabora dall'autunno '43 a tutto il 1944 è una rivista prevalentemente di architettura, affine alla specializzazione monodisciplinare di Casabella – del resto, dal 1932 le due testate appartengono al medesimo editore. A causa dei pesanti bombardamenti alleati sulla città nell'estate '43, la redazione si è temporaneamente spostata a Bergamo e, dopo varie vicissitudini, dal gennaio '44 a Bega rimasto solo si affiancano Lina Bo e Carlo Pagani. Le crescenti difficoltà economiche, legate al reperimento della carta e alla distribuzione nel contesto di occupazione tedesca del nord Italia, porteranno infine all'interruzione delle pubblicazioni per tutto il 1945.
Domus 191 / novembre 1943
Domus 191 / novembre 1943
Rispetto alla linea austera degli anni precedenti, in questo periodo la rivista manifesta un respiro più aperto e disinvolto, che è senz'altro da collegare anche alla presenza di Munari in redazione:

Era il 1944, anno difficile e cupo. Ma lo spirito di Munari sempre sereno, indomabile, ottimista. Collaborava a Domus che io dirigevo in 'triade' (…) Eravamo rimasti in pochi e Bruno era con noi. (…) Bruno, proprio all'inizio del '44, mi aveva proposto un'analisi dell'alternarsi degli stili nel tempo. Il grafico che uscì su Domus nel febbraio di quell'anno, indicava l'oscillare della linea dell'arte tra forme rigorosamente controllate – la Ragione – e altre fortemente involute – a Fantasia. In un alternarsi sempre più serrato si chiedeva: 'Come sarà il nuovo stile?'.
Sullo scorcio del decennio trenta, Munari aveva lasciato il campo dell’avanguardia come della grafica pubblicitaria per abbracciare le possibilità offerte dalla nascente industria culturale, in particolare nel settore editoriale
Domus 194 / febbraio 1944
Domus 194 / febbraio 1944
Oltre che come responsabile grafico della rivista, infatti, Munari è impegnato anche come autore di articoli, che affrontano questioni estetiche legate ai problemi della ricostruzione (esigenza condivisa anche da Stile di Ponti) o comunque proiettate oltre la fine della guerra. In questi scritti, il cui tono oscilla sempre fra l'intenzione didascalica e la provocazione ironica, il supporto visivo è fondamentale: il testo anzi spesso funge da semplice 'cappello' a fotomontaggi, sequenze di fotografie o diagrammi.
Domus 194 / febbraio 1944
Domus 194 / febbraio 1944
L'importanza di questo nuovo impegno è confermato nel 1944 dalla pubblicazione proprio per l'Editoriale Domus di Fotocronache, raccolta di articoli già apparsi su Tempo e dedicati a curiosità, divulgazione artistica, persino propaganda. Gli interventi di Munari si basano sull'immagine e si risolvono in genere nella boutade umoristica. Questa 'leggerezza' si ricava anche dall'impaginato di Domus dove, al di là della sobrietà delle scelte tipografiche, l'uso di immagini tratte da vecchie stampe o interventi manuali stemperano la serietà (in certi casi la drammaticità) degli argomenti trattati. Forte dell'esperienza maturata sui periodici Mondadori, Munari lavora prevalentemente sulla doppia pagina, seguendo una disposizione intuitiva, senza schemi prestabiliti, concedendosi grande libertà nella combinazione di elementi grafici (in cui alterna segno pittorico, retini, testurizzazioni, motivi geometrici), nel taglio delle fotografie, nel ricorso alla sovrastampa e in qualche caso a fustellature.
Domus 195 / marzo 1944
Domus 195 / marzo 1944
Questa continua variazione di trovate costituisce l'anello di congiunzione tra l'adozione di un'estetica costruttivista nel corso del decennio precedente e il ripiegamento su una formula meno strutturata, più flessibile e intuitiva – in definitiva, più consona al suo temperamento – che caratterizza il suo lavoro a partire dagli anni quaranta. Tuttavia, mentre per i rotocalchi popolari ciò si traduceva in uno stile grafico moderno sui generis, manierato e conservatore – lo si ritroverà anche nelle pagine di Grazia e Epoca dei primi anni cinquanta – il suo lavoro di impaginazione per Domus negli anni del conflitto resta invece fra le prove tipografiche più mature, dove Munari dimostra una competenza e una verve fuori del comune. L'impegno di Munari come pubblicista su questioni di design e di estetica riprenderà nell'immediato dopoguerra sulle pagine di Grazia (attraverso una lunga serie di articoli divulgativi) e, ad un altro livello di impegno, attraverso le iniziative del Movimento Arte Concreta e le molteplici ricerche di comunicazione visiva che caratterizzano la secon-da parte della sua prolifica carriera. Alessandro Colizzi

NOTE:
Carlo Pagani, in Beppe Finessi, Su Munari. 104 testimonianze, Abitare Segesta, Milano 2005 (pp. 172–173)
Domus 195 / marzo 1944
Domus 195 / marzo 1944
Domus 195 / marzo 1944
Domus 195 / marzo 1944

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