All’interno del campus della Green School, nella foresta balinese, è stato realizzato The Living Bridge, una nuova struttura che funge da spazio collettivo e centro per attività educative. Il progetto, guidato dal designer Jonathan Mizzi dello studio Mizzi Studio, è il risultato di un processo di co-progettazione durato due anni, che ha coinvolto studenti, insegnanti, genitori e professionisti.
Il punto di partenza è “Jalan Jalan”, un modulo curricolare della Green School Bali che invita gli studenti a intraprendere progetti reali, radicati nel territorio, per imparare attraverso l’esperienza. L’occasione è la riprogettazione di The Bridge, centro di co-working e co-learning per genitori, inaugurato nel 2017. Da semplice richiesta di mentorship da parte di una madre, nasce un processo collettivo che coinvolge ragazze e ragazzi tra i 15 e i 18 anni in tutte le fasi del progetto: dal concept alla modellazione, dall’animazione alla costruzione, fino alla comunicazione.

La nuova struttura, costruita con oltre 300 pezzi di bambù locale curvati a caldo, si articola come un organismo vivente: un tetto che si apre verso l’ingresso della scuola, sostenuto da otto archi flessuosi, accoglie i visitatori in uno spazio fluido e permeabile, in continuità con la natura circostante. Il design richiama la “Wood Wide Web” – la rete sotterranea di funghi che connette le piante nella foresta – simbolo del legame invisibile tra le persone che hanno reso possibile questo progetto.
La palette materica è innovativa e sostenibile: pannelli acustici in micelio, terrazzo ottenuto da vetro riciclato, eco-mattoni in cenere industriale e intonaci a calce che assorbono Co2. Una tradizionale copertura indonesiana in pelupuh (bambù appiattito) completa l’insieme, unendo tecniche vernacolari e sperimentazione contemporanea.

Presentato in anteprima al ChangeNOW 2025 – summit globale per soluzioni ambientali tenutosi al Grand Palais di Parigi – il progetto si propone come faro internazionale per un’educazione rigenerativa, fondata sulla collaborazione e sull’empowerment giovanile. “Volevo dare un contributo concreto al futuro dei miei figli,” racconta Jonathan Mizzi. “Invece sono stati i ragazzi a insegnarmi cosa significa davvero progettare con visione e speranza. Solo in un luogo come Green School poteva nascere qualcosa di così radicale e necessario.”