Iceberg esagonali potrebbero contrastare il riscaldamento dell’Artico

Con l’accelerata scomparsa dei ghiacciai, un team di designer guidato da Faris Rajak Kotahatuhaha propone un sottomarino capace di creare iceberg artificiali di quasi duemila metri cubi.

Le ultime settimane di temperatura estiva ha riportato a galla nella conversazione “mainstream” le molte problematiche e i rischi collegati al cambiamento climatico, ma uno dei preoccupati (e inevitabili) è la scomparsa accellerata dei ghiacciai. Secondo le ultime stime, ad esempio, nel 2050 si saranno ritirati il 97,6% dei ghiacciai delle Dolomiti in Italia, mentre al polo nord si misura che la temperatura dell’acqua stia aumentando di temperatura con una velocità quadrupla rispetto al resto della crosta terrestre.

Certamente si potrebbero passare ore a speculare su possibili strategie per cercare almeno di rallentare questo fenomeno, ma un team di designer guidato da Faris Rajak Kotahatuhaha sembra voler andare dritto al punto. Il gruppo propone infatti una struttura modulare simile a un sottomarino capace di ricongelare l'acqua marina nell’Artico per creare iceberg modulari in miniatura.

Faris Rajak Kotahatuhaha, Re-freeze the Artic

Il designer indonesiano ha lavorato al prototipo con i collaboratori Denny Lesmana Budi e Fiera Alifa per un concorso internazionale organizzato dall’Associazione degli architetti siamesi, aggiudicandosi il secondo premio. Il prototipo pensato per la “re-icebraizzazione” di parti dell’Artico, è un vascello, simile a un sottomarino, capace di immergersi per raccogliere l’acqua marina in un serbatoio centrale esagonale. Durante questo processo, la nave tornerebbe alla superficie del mare e il serbatoio verrebbe coperto per proteggerlo dalla luce solare. Un sistema di osmosi inversa verrebbe utilizzato per filtrare parte del sale dall'acqua al fine di accelerare il processo.

Faris Rajak Kotahatuhaha, Re-freeze the Artic

Una volta congelata l’acqua, la nave si immergerebbe nuovamente, lasciando dietro di sé un prisma di ghiaccio con un volume di quasi duemila metri cubi. I moduli sarebbero inoltre abbastanza grandi da ospitare funzioni aggiuntive, come centri di ricerca polari e alberghi sottomarini, che secondo Kotahatuhaha potrebbero contribuire a finanziare il progetto.

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