Micromort, il progetto di una valuta basata sulla morte

Con un tocco di dark humor, che male non fa, un gruppo di giovani designer rappresenta in modo interattivo il diverso valore dato alla morte nei vari angoli del mondo.

Vi ricordate quei misteriosi monoliti che iniziarono a comparire a fine 2020, prima nel deserto dello Utah poi in vari luoghi del mondo, dalla Romania, all’Olanda e all’Isola di Wight? Lo stesso anno, in piena pandemia, anche sei studenti del Politecnico di Milano, durante il laboratorio di sintesi finale del terzo anno in Design della Comunicazione, stavano progettando il loro monolite. La loro riflessione, portata avanti nell’ambito dello Speculative Design, non riguardava forme di vita aliene o messaggi cifrati, ma un tema tragicamente ben più vicino in quel momento a Milano: la morte.

Micromort è una valuta immaginaria che attribuisce un valore economico alle morti accidentali in relazione alla nazionalità delle singole vittime. Il team di sei studenti ha deciso di strutturare la sua speculazione partendo da Hades 2.0, un semplice algoritmo, appositamente progettato, che tenga conto “del numero di morti per cause non naturali di una determinata nazione, del PIL pro Capite e della popolazione totale di tale paese”, interagendo con un database molto ricco, che attinge dalle banche dati pubbliche di organizzazioni come la World Health Organization o la World Data Bank, elaborando un totale di 21.000 dati.

Micromort è stato esposto quest’anno al Lost Graduation Show, al Supersalone (Salone del Mobile) è stato realizzato da sei studenti (Alvise Gregorio Aspesi, Carlotta Bacchini, Elisa Carbone, Pietro Forino, Davide Perucchini, Enzo Giovanni Taboada Fung) come elaborato finale del corso di Design della Comunicazione al Politecnico di Milano.

Lungi dalla presunzione di voler definire un valore che di per sé dovrebbe includere variabili quasi infinite, Micromort è da intendere come il punto di partenza alla costruzione di una “macchina comunicativa” disegnata, programmata e costruita interamente da loro: un “monolite della borsa valori” composto da 16 schermi e 4 strisce LED, coordinati da 4 schede Arduino, e un monitor touch attraverso il quale i visitatori possono consultare un’ampia serie di visualizzazioni dati e trarre le loro conclusioni. Come cambia il valore della vita o meglio qual è il prezzo della morte stato per stato? E come influiscono fattori come la copertura mediatica o la vicinanza culturale e territoriale con la nostra percezione valoriale delle catastrofi?

Il laboratorio ha l’obiettivo di “creare dei progetti che escano dall’ambito universitario e abbiano risonanza su un pubblico reale”, e difatti il monolite di Micromort è stato esposto durante “The Lost Graduation Show”, una delle mostre più attese del Supersalone. Come riconosce Giacomo Scandolara, uno dei docenti che insieme a Francesco Ermanno Guida, Pietro Buffa e Andrea Braccaloni segue gli elaborati, le “esposizioni sono utilissime a stressare i prototipi”.

In presenza del monolite, tra le scritte che scorrono sui LED e le immagini video provenienti da una serie di eventi campione vicini e lontani, come l’attacco alle Torri Gemelle (2001), lo tsunami avvenuto a Sri Lanka (2004), il terremoto di Haiti (2010), le guerre civili di Libia (2011) e Siria (2012), le guerre di Iraq (2014) e Donbass (2015), e la strage terroristica di Nizza (2016), si ha effettivamente l’impressione di quanto il prezzo della morte possa variare velocemente e in modo inaspettato, non solo da stato a stato, ma anche da un anno all’altro.

Micromort è un progetto di design speculativo. Lo “stock exchange monolith” è composto da quattro strisce LED, quattro schede Arduino, un computer fisso – dedicato al monitor touch – e sei BrightSign per il controllo e la sincronizzazione dei 16 monitor.

Come il team di Micromort è stato costretto a constatare in corso d’opera: “quando il progetto è stato pensato, del Covid non vi era ancora nessuna traccia, eppure la prima cosa che ci siamo chiesti quando la pandemia ha preso piede è stata proprio come sarebbe cambiato il prezzo della morte, e come il Covid avrebbe impattato sull’ecosistema Micromort”. Niente di più calzante in un momento in cui i governi si sono ritrovati letteralmente a dover pesare sulla bilancia del compromesso attività economiche, libertà sociali e numero di morti che uno stato è disposto ad accettare. In vista della catastrofe climatica e dei sempre più frequenti eventi climatici estremi, strumenti come la visualizzazione e l’analisi dati, così come la loro diffusione attraverso l’experience design, potrebbero rivelarsi un contributo utile a una presa di coscienza oggi più che mai necessaria.

Per questo il team Micromort si mostra aperto a collaborazioni future. Tra gli obiettivi c’è quello di ampliare le capacità del monolite introducendo la possibilità di consultare “dati live e fluttuazioni in tempo reale”. Il team desidererebbe inoltre mettere il progetto a disposizione di “data analysts, o esperti che possano permetterci di scoprire pattern di dati che non ancora individuati”. Per chiunque volesse unirsi al progetto, tutte le evoluzioni saranno rese disponibili al sito micromort.org.

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