Gerusalemme

Due quadri con lo stesso titolo, La distruzione del tempio di Gerusalemme, dipinti da Poussin e Hayez, raccontavano già secoli fa l’orrore della violenza e la necessità di pace, risultando attualissimi in questi giorni difficili.

Ancora guerra. Morte. Distruzione. Ancora terrore. Gaza sotto attacco. Razzi su Ashkelon da Hamas, sirene a Tel Aviv, razzi tra Israele e Libano. Torna l’orrore. L’assedio è totale, niente elettricità, cibo, benzina. Tanti e troppi i corpi ritrovati senza vita. 

Hamas contro Benyamin Netanyahu, palestinesi contro israeliani. Una guerra che pare non abbia mai fine.

Israele è storia, religione, bellezze senza tempo, una terra così affascinante che la storia dell’arte la narra attraverso una produzione artistica più che copiosa: Giotto, Gustave Dore, Marc Chagall, Rembrandt, James Tissot, Giovan Battista Piranesi o ancora Duccio di Buoninsegna e tanti altri ancora.

Oggi più che mai però ci appare attuale il dipinto che Nicolas Poussin dedica all’episodio della Distruzione del tempio di Gerusalemme. Un’opera che narra del passato ma che torna a noi in questi giorni come una notizia potente, come uno dei tanti racconti fotografici che vediamo su tutte le prime pagine dei giornali o nei servizi televisivi. 

Poussin, abile maestro del XVII secolo, narra la violenza dei soldati attraverso le sue linee sapienti e sensuali, colori caldi e ombre intense che amplificano l’orrore e sottolineano la forza dei corpi che combattono e distruggono. Le lance diventano dei razzi, i cavalli si trasformano in carri armati, le spade sono bombe ma le urla e la disperazione sono esattamente le stesse, le stesse che vediamo oggi.

Francesco Hayez, Distruzione del tempio di Gerusalemme, 1867

Il medesimo racconto arriva anche da Francesco Hayez, pittore italiano del XIX secolo. Sempre il tempio, ancora Gerusalemme, ancora dolore e terrore, stesso titolo dell’opera: La distruzione del tempio di Gerusalemme. Il fumo della devastazione riempie la scena, corpi senza vita, martoriati da una violenza senza fine. Il bianco delle mura e delle architetture riempie la scena, andando così in netto contrasto con i fumi neri della battaglia e con le vesti rosse di alcuni personaggi e dei pennacchi, sempre rossi, degli elmi dei soldati. Una tensione cromatica perfetta che alimenta l’orrore lasciando spazio alla narrazione dell’imminente distruzione. Una escalation che parte dal basso e arriva nella parte più alta del dipinto tornando a congiungersi tra i corpi che cadono e quelli già caduti.

“Sosteniamo Israele nell'intraprendere le azioni necessarie e proporzionate per difendere il suo Paese e proteggere la sua popolazione", ha chiarito la portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Usa, Adrienne Watson. 

Vorremmo dire a gran voce che sosteniamo la pace, sosteniamo il dialogo e contrastiamo la guerra. 

Immagine di apertura: Nicolas Poussin, La destruction du Temple à Jérusalem, 1637

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