36 artisti in dialogo con l’architettura di Tadao Ando a Punta della Dogana

“Luogo e Segni” introduce oltre 100 lavori di 36 artisti, fra i quali 17 sono presentati per la prima volta in una mostra della Collezione Pinault a Venezia.

A Venezia, Punta della Dogana mostra il proprio carattere paesaggistico. A dieci anni dalla sua apertura, la settima mostra della creatura di Tadao Ando è intitolata Luogo e Segni. La collezione Pinault è stata premiata nel 2007 e ha affidato il restauro dell’imponente complesso all’architetto giapopnese. Nel giugno del 2009, dopo 14 mesi di lavori, Punta della Dogana ha riaperto al pubblico. Sede di una dogana del diciassettesimo secolo, trasformata in museo all’inizio del XXI secolo, questo edificio ha una duplice temporalità. E oggi sembra in costante movimento.

Punta della Dogana. Segni dei luoghi (da sinistra a destra) Alessandro Piangiamore, Api E Petrolio Fanno Luce (6, Latte Controvento), 2019, Api E Petrolio Fanno Luce (7), 2019, courtesy l'artista e Galleria Magazzino

Installazione ‘Luogo e Segni’ a Punta della Dogana, 2019 © Palazzo Grassi, foto Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti

Punta della Dogana. Segni dei luoghi Rudolf Stingel, Untitled, 1990, Pinault Collection

Installazione ‘Luogo e Segni’ at Punta della Dogana, 2019 © Palazzo Grassi, foto Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti.

Punta della Dogana. Segni dei luoghi Carol Rama, Luogo e segni, 1975, Pinault Collection

Installazione ‘Luogo e Segni’ at Punta della Dogana, 2019 © Palazzo Grassi, foto Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti.

Punta della Dogana. Segni dei luoghi Liz Deschenes, FPS(60), 2018, Pinault Collectioni

Installazione ‘Luogo e Segni’ a Punta della Dogana, 2019 © Palazzo Grassi, foto Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti.

Punta della Dogana. Segni dei luoghi Edith Dekyndt, Winter Drums 06 B (Tryptic), 2017, Pinault Collection

Installazione ‘Luogo e Segni’ a Punta della Dogana, 2019 © Palazzo Grassi, foto Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti.

Punta della Dogana. Segni dei luoghi Nina Canell, Days of Inertia, 2015, Courtesy Daniel Marzona, Barbara Wien, Mendes Wood Dm Galleries

Installazione View ‘Luogo e Segni’ a Punta della Dogana, 2019 © Palazzo Grassi, foto  Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti.

Punta della Dogana. Segni dei luoghi Tacita Dean, Julie Merehtu, Monotype Melody (Ninety works for Marian Goodman) A selection of 25 framed found postcards and 25 framed monotypes, 2018, courtesy the artists, Pinault Collection and Marian Goodman Gallery

Installazione ‘Luogo e Segni’ a Punta della Dogana, 2019 © Palazzo Grassi, foto  Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti

Punta della Dogana. Segni dei luoghi (da sinistra a destra), Lee Lozano, Crook, 1968, Pinault Collection, Giovanni Anselmo, Direzione, 1968, Pinault Collection, Lee Lozano, No title, c.1965, Pinault Collection

Installazione ‘Luogo e Segni’ a Punta della Dogana, 2019 © Palazzo Grassi, foto Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti.

Punta della Dogana. Segni dei luoghi (da sinistra a destra): Tatiana Trouvé, The Guardian, 2018, The Guardian, 2018, Pinault Collection

Installazione ‘Luogo e Segni’ a Punta della Dogana, 2019 © Palazzo Grassi, foto  Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti.

Punta della Dogana. Segni dei luoghi Simone Fattal, Angel I, Angel II, Angel III, Angel IV, Angel V, The Meeting, 2018, courtesy l'artista

Installazione ‘Luogo e Segni’ a Punta della Dogana, 2019 © Palazzo Grassi, foto  Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti.

Punta della Dogana. Segni dei luoghi (fda sinistra a destra) Anri Sala, 1395 Days Without Red, 2011, Pinault Collection, Anri Sala, Ari Benjamin Meyers, The Breathing line, 2012, courtesy l'artista e Galerie Chantal Crousel

Installazione ‘Luogo e Segni’ a Punta della Dogana, 2019 © Palazzo Grassi, foto Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti

I fenomeni naturali e meteorologici sono onnipresenti. Circondato dall’acqua e situato nel punto di confluenza del Canal Grande e del Canale della Giudecca, l’edificio è in costante cambiamento in relazione all’ora del giorno, alla luce, al cielo, al mare, al vento, alla pioggia e alle stagioni. Così “Luogo e Segni” apre spazi narrativi, creando nuove possibilità di abitare l’edificio, trasformando la memoria in un oggetto e l’oggetto in memoria, oltre che attraverso relazioni dirette o indirette tra artisti, sulla base di della poesia di Etel Adnan e di altri scrittori. La mostra prende il nome da un’opera d’arte di Carol Rama esposta nella mostra. I percorsi presentano cambiamenti e metamorfosi, sottolineando la forza senza precedenti delle energie che emanano da questa ambientazione. Basti pensare a come la lunga bandiera di Wu Tsang è disposta nel Torrino che risponde alla figura di Fortune, fluttuando nel vento e intensificando i suoi colori iridescenti alla luce del giorno. La luce, simbolo di grazia, si diffonde ovunque, evocando mondi di sogni. Come nel pezzo di Ann Veronica Janssens composto da polvere glitterata sparsa sul terreno, che mette in discussione la luce e la sua materialità. Un corpo senza corpo, al tempo stesso incerta e definita sembra, a seconda della direzione della luce, fluttuare, muoversi e spostarsi sul terreno. Agisce quindi fisicamente sullo spettatore, suscitando sensazioni molteplici. L’installazione di Roni Horn, Well and Truly, ci offre “la pace e la tranquillità per immaginare” un nuovo azzurro. Situato nel “Cubo” di Punta della Dogana, questo lavoro è immaginato come il cuore pulsante della mostra.

“Luogo e Segni” è l’itinerario di una geografia interiore in cui natura, creazione e poesia si intrecciano e trae particolare ispirazione dagli scritti del poeta e artista Etel Adnan, con il quale molti artisti in mostra condividono un legame forte. Facendo eco alla poesia di Adnan, la mostra evoca il carattere apparentemente sfuggente degli elementi naturali, mettendo in scena i vari cambiamenti atmosferici e le trasformazioni ambientali che pervadono lo spazio: l’azzurro del cielo e l’oscurità della notte, i suoni e i profumi.   La mostra comprende il riflesso del cielo di Venezia nelle lastre di vetro di Roni Horn e negli specchi d’acqua di Nina Canell, i riflessi di luce del Canale della Giudecca proiettati nello scintillio di Ann Veronica Janssens o nei dipinti di Rudolf Stingel e Édith Dekyndt. In alcuni casi, però, è al contrario una relazione paradossale, in contrasto con il contesto, come nel caso delle opere di Dominique Gonzalez-Foerster o Philippe Parreno, che mascherano il punto di vista che si dovrebbe avere sul Grand Canal o il Canale della Giudecca e sostituiscono il paesaggio della città con i paesaggi interiori.

Hicham Berrada, Mesk-Ellil, 2015-2019, courtesy l'artista e kamel mennour. Installazione‘Luogo e Segni’ a Punta della Dogana, 2019 © Palazzo Grassi, foto Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti.

La celebrazione decennale di Punta della Dogana esalta e stratifica le vicende legate al ricordo del luogo, innestando in modo raffinato ogni singola opera attraverso l’evocazione delle mostre susseguitesi nei suoi dieci anni di attività. Da “Mapping the Studio” (Felix Gonzalez-Torres) a “Accrochage” (Nina Canell, Cerith Wyn Evans), “Elogio del dubbio” (Roni Horn) e “Slip of the Tongue” (Lee Lozano). Come un’ouverture nella musica, la prima stanza espone tutti i temi e le atmosfere che attraversano la mostra. La memoria degli scambi di visioni tra Roni Horn e Felix Gonzalez-Torres introducono uno dei principali leitmotiv di “Luogo e Segni”, quello dei rapporti di amicizia, amore, ispirazione, ammirazione e dialogo (reale o semplicemente sognato) tra artisti. Tributi, citazioni (presi fino al punto di ripetizione di Sturtevant), la visione di un artista del lavoro di un altro (Liz Deschenes e Berenice Abbott), un invito da un artista all’altro (Philippe Parreno e Etel Adnan) e opere di collaborazione, come quelle di Julie Mehretu e Tacita Dean, Anri Sala e Ari Benjamin Meyers, Charbel-Joseph H. Boutros e Stéphanie Saadé.

Roni Horn, Well and Truly, 2009-2010, Pinault Collection. Installazione ‘Luogo e Segni’ a Punta della Dogana, 2019 © Palazzo Grassi, foto Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti.

Estremamente sensibile ai propri livelli di lettura, la mostra potrebbe rappresentare un ibrido tra scrittura e pittura che si apre come un ampio panorama le cui sequenze si armonizzano, secondo combinazioni sistematicamente diverse. Numerose sono anche le opere collaborative in mostra, come le leporelli (La linea respiratoria) di Anri Sala e Benjamin Ari Meyers, così come i lavori ideati congiuntamente da Julie Mehretu e Tacita Dean o Artists’s Breaths (omaggio a Piero Manzoni), il pallone in cui Charbel-joseph H. Boutros e Stéphanie Saadé hanno mescolato le loro esalazioni.

Questa nuova aria, quella della coppia, gradualmente, nel corso della mostra, si fonde discretamente e sottilmente nell’atmosfera di Punta della Dogana. Inaspettate e commoventi, tutte queste collaborazioni producono spazi intimi. Elementi che invitano i visitatori ad entrare in spazi di dialogo semplici ed evidenti, dove tutti sono in grado di creare opere congiunte.

  • Luogo e Segni
  • Dal 24 marzo al 15 dicembre, 2019
  • Mouna Mekouar e Martin Bethenod
  • Punta della Dogana
  • Dorsoduro, 2, 30123 Venezia