Nina Canell. Trasmissioni impercettibili

L’artista svedese inaugura la sua più estesa mostra monografica, mai realizzata in un museo svizzero.

Nina Canell , Robin Watkins, Reflexologies, dimensioni variabili, courtesy Galerie Barbara Wien, Daniel Marzona e Mendes Wood

Al Kunstmuseum di St. Gallen, cablaggi di fibre ottiche scoperte, bobine di fili a vista sul pavimento e chiodi saldati in lunghe file mostrano una volta di più la rielaborazione viscerale di Nina Canell per i progressi tecnologici, i processi legati alle proprietà fisiche di connessione e i loro impercettibili percorsi. Reflexologies trae il proprio titolo da una installazione inedita, concepita per il museo e controllata a tempo; un meccanismo a pressione, una macchina per la forma, eterea e sofisticata, realizzata assieme a Robin Watkins.
Nel suo complesso, questa ricognizione monografica include e associa liberamente materiali che non sono consoni, tradizionali per la Scultura, creando composizioni di vari formati e scale. In costante ricerca di un possibile consensuale bilanciamento tra elementi aoppositamente selezionati. Nina Canell spesso sviluppa metodi specifici per combinare, giustapporre e fondere materiali senza mai forzarli, seguendo un metodo d’interazione mai definitivo.

Le ampie proporzioni delle sale del museo e le proiezioni video al buio filtrano le diverse energie sprigionate dalla materia, svolta in molte forme. Il flusso continuo di forze invisibili ha sempre rappresentato un legame con il concetto di interiorità integrale insita nel lavoro di Canell, svelando i materiali coinvolti come parte stessa delle reazioni ambientali che sono in grado di innescare.
Favorendo l’azione e la flessibilità che si può operare sulla materia, le sue installazioni process-based destinano la Scultura a diventare una condizione conclusa in sé.
Anche per Reflexologies, Canell ha ricostruito interventi che includono l’utilizzo di brevi segmenti di cavi dedicati a portare la comunicazione e l’elettricità ad alto voltaggio sotto terra e sotto il fondale marino. In questi lavori, disseminati con esattezza negli spazi, l’artista si presenta meno interessata a far emergere le origini o il valore del relativo potenziale simbolico di ogni singolo componente, quanto piuttosto a sottolinearne l’evidenza fisica, la malleabilità. Lungo il percorso, un elemento, la cui presenza è solitamente appena percettibile diventa palpabile nella sua assenza, e anche quando la sua stessa esistenza viene magnificata da una completa sottrazione al reale. Generando proporzioni senza gravità, appigli senza inserimento, genomi senza organismi e forme in assenza di tridimensione, spazi senza dimensioni ed esistenze fuori dal tempo.

Nina Canell , Robin Watkins, Energy budget, 2018, courtesy Galerie Barbara Wien, Daniel Marzona e Mendes Wood
Proiezione di Energy budget, 2018, di Nina Canell e Robin Watkins, courtesy Galerie Barbara Wien, Daniel Marzona e Mendes Wood

Lavori come Brief Syllable (Skewed) o Muscle Memory (2018) sperimentano la consistenza, il peso e l’equilibrio di materiali impiegati dalla tecnologia, attraverso i quali Canell conforma un paesaggio visuale estremamente delicato. L’armatura in polietilene e gli interni simmetrici di cavi creati per le lunghe distanze, una volta scorticati, rendono evidente che né corrente né segnali di dati possono essere inviati senza resistenza; sebbene rimangano resti di una distanza che è stata percorsa da messaggi, così come da elementi con i quali sono entrati in contatto, entità che sono state incluse, oppure ritrasmesse.

La pratica di Nina Canell, nella serie numerosa degli Shedding Sheaths (2018), posta in fronte a Polyethilene Feels (2018), continua a perseguire la consistenza chimica dei materiali e di oggetti trovati, così come la loro natura metaforica e indicizzata. Attraverso la disposizione di forme materiali e di forze immateriali poste nelle vicinanze, come ad esempio l’elettrificazione, il surriscaldamento, il cambio di pressione testati da alluminio, plastica o alla fibra di vetro, determinano lavori che incorporano uno stato di scambio, un processo. Qui la prassi scultorea e compositiva di Canell si concentra su ogni effetto trasformativo: materiali e oggetti vengono entrambi animati da un processo che si trasforma nel luogo di un sistema, all’interno del quale un rimescolamento o un attraversamento sono avvenuti. Reflexologies si focalizza sulla transitorietà della materia e la sua provvisorietà. Nell’esposizione, il lavoro dell’artista ci ricorda la fragilità di qualsiasi collegamento, o collante che tiene unito quel che noi consideriamo permanente, definitivo e invisibile.

Titolo mostra:
Nina Canell. Reflexologies
Date di apertura:
Dal 24 agosto al 25 novembre
Curata da:
Nadia Veronese
Sede:
Kunstmuseum St. Gallen
Indirizzo:
Museumstrasse 32, CH-9000 St.Gallen

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