Isaac Julien, Ten Thousand Waves

All'Institute of Contemporary Art di Boston, una serie di nove schermi presenta tre narrazioni distinte, unificate dagli spostamenti dei visitatori e dai percorsi che le collegano.

Dopo il debutto alla Biennale di Sidney del 2010 Ten Thousand Waves di Isaac Julien in una serie di nove schermi, che tutti insieme presentano tre narrazioni distinte, unificate dagli spostamenti dei visitatori e dai percorsi che le collegano, è esposto in una sala dell'Institute of Contemporary Art di Boston in una serie di nove schermi, che tutti insieme presentano tre narrazioni distinte, unificate dagli spostamenti dei visitatori e dai percorsi che le collegano. Un po' lezione di storia, un po' racconto di fantasmi, un po' meditazione sulle transizioni spesso simultanee dall'antico al moderno, l'opera di Julien intesse i precedenti filmici storici con le tragiche vicende dei lavoratori migranti cinesi dell'Inghilterra dei giorni nostri. Ora di punta, boschi, onde, montagne, insieme con spezzoni filmati e sonori di documentazione, compongono un collage a formare ciò che si potrebbe considerare l'opera più compiuta della già felice carriera di Julien.

I quattro anni di ricerca hanno dato luogo a numerosissime collaborazioni con molti dei più importanti artisti cinesi: il film comprende performance di Maggie Cheung, esercizi calligrafici di Gong Fagen, ricchissimi filmati di Zhao Xiaoshi e soprattutto un intervento narrativo del poeta Wang Ping, la cui poesia Piccole barche è stata commissionata da Julien per far parte di una precedente installazione e viene declamata in quest'opera. Al film dà forza ancora maggiore la colonna sonora del musicista e produttore d'avanguardia inglese Jah Wobble, il cui sottofondo narrativo e la cui collaborazione con la Chinese Dub Orchestra offrono un ulteriore, volatile, punto di riferimento. C'è un interessante rapporto di dipendenza tra queste opere e altri film più 'tradizionali' di Julien, in cui l'analisi del percorso narrativo, di ciò che è vero e di ciò che è finto, si stempera sullo sfondo e nel succedersi delle immagini proiettate a titolo di interpretazione. Opere come il suo recente documentario sull'artista inglese Derek Jarman, la sua 'biografia' di Frantz Fanon e perfino la sua acclamatissima opera prima Young Soul Rebels contengono tutte un elemento di sospensione di tempo, di luogo e di realtà. In Ten Thousand Waves questa attenzione viene controllata ottenendo un effetto straordinario.
Apertura: <i>Hotel (Ten Thousand Waves)</i>, 2010, 
180 x 240 cm. Courtesy dell'artista, Metro Pictures, New York e Victoria Miro Gallery, Londra. Qui sopra: <i>Ten Thousand Waves?</i>, vista dell'installazione su nove schermi alla Hayward Gallery di Londra, pellicola 35mm, convertita in alta definizione ?9.2 audio surround, 49' 41" ?Courtesy dell'artista e Victoria Miro Gallery, Londra
Apertura: Hotel (Ten Thousand Waves), 2010, 180 x 240 cm. Courtesy dell'artista, Metro Pictures, New York e Victoria Miro Gallery, Londra. Qui sopra: Ten Thousand Waves?, vista dell'installazione su nove schermi alla Hayward Gallery di Londra, pellicola 35mm, convertita in alta definizione ?9.2 audio surround, 49' 41" ?Courtesy dell'artista e Victoria Miro Gallery, Londra
L'opera, della durata di quasi un'ora, certamente sfiora il limite del sopportabile nel contesto di una galleria. L'ambiente è oscurato per consentire alla presenza dell'immagine di divenire organizzazione architettonica dello spazio, del racconto e della scansione del tempo. Gli schermi multipli permettono lo svolgimento simultaneo di riprese realizzate da più prospettive, e spesso è difficile capire dove si debba guardare, dove si debba stare, come vadano ricucite insieme le varie immagini in competizione. Julien ha parlato di quest'opera come di "post-cinema", il che in certo qual modo è un riferimento allegorico al livello di frammentazione raggiunto dalla fruizione mediatica negli anni recenti. In questo caso però i frammenti portano concentrazione, interesse e perplessità, lasciando il desiderio di sapere – e vedere – di più. Chris Grimley
<i>Green Screen Goddess (Ten Thousand Waves)</i>, 2010, 180 x 240 cm. Courtesy dell'artista, Metro Pictures, New York e Victoria Miro Gallery, Londra
Green Screen Goddess (Ten Thousand Waves), 2010, 180 x 240 cm. Courtesy dell'artista, Metro Pictures, New York e Victoria Miro Gallery, Londra
<i>Mazu, Silence (Ten Thousand Waves)</i>, 2010, 180 x 240 cm. Courtesy dell'artista, Metro Pictures, New York e Victoria Miro Gallery, Londra
Mazu, Silence (Ten Thousand Waves), 2010, 180 x 240 cm. Courtesy dell'artista, Metro Pictures, New York e Victoria Miro Gallery, Londra
Nato nel 1960 a Londra, dove attualmente vive e lavora, Isaac Julien si è diplomato alla St Martin's School of Art nel 1984. Ha fondato Sankofa Film and Video Collective (1983-1992), ed è stato un membro fondatore di Normal Films nel 1991. Julien è stato nominato per il Turner Prize nel 2001 per il film The Long Road to Mazatlán (1999). Più recentemente, il Centre Pompidou di Parigi (2005), il MoCA Miami (2005) e il Kerstner Gesellschaft, Hannover (2006) gli hanno dedicato mostre personali. Le opere di Julien fanno parte delle collezioni di Tate Modern, Centre Pompidou, Guggenheim e Collezioni Hirshhorn.
<i>Ten Thousand Waves</i>, vista dell'installazione su nove schermi alla Hayward Gallery di Londra, pellicola 35mm, convertita in alta definizione 9.2 audio surround, 49' 41". Courtesy dell'artista e Victoria Miro Gallery, Londra
Ten Thousand Waves, vista dell'installazione su nove schermi alla Hayward Gallery di Londra, pellicola 35mm, convertita in alta definizione 9.2 audio surround, 49' 41". Courtesy dell'artista e Victoria Miro Gallery, Londra
<i>Blue Goddess (Ten Thousand Waves)</i>, 201, 180 x 270 cm. ?Courtesy dell'artista, Metro Pictures, New York e Victoria Miro Gallery, Londra
Blue Goddess (Ten Thousand Waves), 201, 180 x 270 cm. ?Courtesy dell'artista, Metro Pictures, New York e Victoria Miro Gallery, Londra
<i>Ten Thousand Waves</i>, vista dell'installazione su nove schermi alla Hayward Gallery di Londra, pellicola 35mm, convertita in alta definizione 9.2 audio surround, 49' 41". Courtesy dell'artista e Victoria Miro Gallery, Londra
Ten Thousand Waves, vista dell'installazione su nove schermi alla Hayward Gallery di Londra, pellicola 35mm, convertita in alta definizione 9.2 audio surround, 49' 41". Courtesy dell'artista e Victoria Miro Gallery, Londra
<i>Yishan Island, Dreaming (Ten Thousand Waves)</i>, 2010, 180 x 240 cm. Courtesy dell'artista, Metro Pictures, New York e Victoria Miro Gallery, Londra
Yishan Island, Dreaming (Ten Thousand Waves), 2010, 180 x 240 cm. Courtesy dell'artista, Metro Pictures, New York e Victoria Miro Gallery, Londra

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