Stefan Gamper ci racconta l’ampliamento dell’Hotel Cendevaves, l’architettura vista Sassolungo

Sulle Dolomiti, il progetto del Cendevaves Alpine Silence Hotel è stato sviluppato con un’idea molto precisa di lusso in alta quota: poche suite, silenzio e materiali naturali che si pongono in continuità con la Val Gardena. Stefan Gamper ha raccontato a Domus l’ampliamento di questa struttura degli anni ’50.

“In un contesto d’alta montagna come quello della Val Gardena, per un architetto è possibile adottare un’unica postura: una profonda umiltà di fronte alla magnificenza delle Dolomiti”. Con queste parole, l’architetto Stefan Gamper introduce il suo progetto per l’Hotel Cendevaves a Domus. Situato sull’altopiano del Monte Pana, nello specifico a Santa Cristina, l’hotel costruito alla fine degli anni ’50 è stato oggetto di un importante intervento di ampliamento e riqualificazione.

Il valore più profondo del progetto, che oggi prende il nome di Cendevaves Alpine Silence Hotel, risiede proprio nella sua relazione con il paesaggio. Qui l’architettura non cerca protagonismo, ma tenta di entrare in contatto con l’ambiente montuoso accogliendolo negli interni e dissolvendosi in esso attraverso trasparenze e linee orizzontali, ma anche con l’uso di materiali locali come il legno di larice.

In un contesto d’alta montagna come quello della Val Gardena, per un architetto è possibile adottare un’unica postura: una profonda umiltà di fronte alla magnificenza delle Dolomiti.

Stefan Gamper

Foto Hannes Niederkofler

Il nuovo corpo edilizio, collegato sotterraneamente al garage esistente, introduce 27 camere – di cui una suite di oltre 90 metri quadrati – integrate da una sala colazioni panoramica e da un centro wellness con piscina coperta. La lounge e la sala colazioni, poste all’ultimo livello con vetrate a tutta altezza, rendono il paesaggio parte integrante dell’esperienza architettonica, trasformando la vista sul Sassolungo nel vero fulcro della vita dell’hotel: un atto contemplativo.

Il rapporto con l’esistente

Affrontare un ampliamento di un edificio storico, implica misurarsi con memoria, proporzioni e identità. In questo progetto, l’edificio originario del 1959 – con la sua architettura tradizionale intonacata e il tetto a doppia falda – resta integro e “costituisce tuttora il nucleo del complesso” dichiara Gamper a Domus. Dal corpo centrale, testimone di un’attività lunga più di sessant’anni, si diramano due ali dalla pianta curva, progettate per accogliere funzioni contemporanee senza snaturare la struttura dell’esistente: “la prima, risalente agli anni Novanta, è stata sopraelevata nell’ambito di questo progetto e ospita oggi un’ampia area wellness vetrata; la seconda è il nuovo corpo con suite e camere per gli ospiti, completato da una lounge interamente vetrata con sala per la colazione” spiega Gamper.

Il nuovo intervento non entra in competizione con l’esistente.

Stefan Gamper

Foto Hannes Niederkofler

Il linguaggio architettonico delle due ali è dichiaratamente contemporaneo: non cerca di adattarsi all’estetica dell’edificio originario perché “il nuovo intervento non entra in competizione con l’esistente”, piuttosto utilizza l’ispirazione derivata dal paesaggio dolomitico, invocato anche per organizzare il complesso intorno a uno spazio verde centrale, animato da un lago balneabile naturale.

L’importanza del legno

Nella definizione del nuovo Cendevaves Alpine Silence Hotel, la scelta del materiale non è solo tecnica, ma culturale. In alta quota, dove la materia deve dialogare con la natura, Gamper riconduce l’architettura ai suoi elementi primari: “in un paesaggio come questo, i materiali da costruzione essenziali sono, in fondo, soltanto due: la pietra naturale e il legno”. La dolomia locale modella i muri di sostegno, mentre il larice – resistente, durevole e caldo – riveste le facciate e le strutture di copertura. 

La finestra incastonata nella parete vetrata inquadra il paesaggio. Foto Hannes Niederkofler

E poi c’è un altro aspetto fondamentale: sebbene siano necessarie maestranze specializzate per lavorarlo al meglio, il legno consente rapidità di costruzione grazie alla possibilità di prefabbricazione, qualità preziosa in contesti alpini. In questo senso, l'azienda altoatesina Aster, specializzata nella costruzione in legno, ha avuto un ruolo determinante perché ha seguito l'intervento in tutte le fasi, dalla pianificazione tecnica alla prefabbricazione e al montaggio finale.

Il progetto, quindi, è stato gestito con un ritmo serrato, quasi agonistico. A questo proposito, c’è un dettaglio che lo stesso architetto ricorda con ironia: “I committenti, Birgit e Christian Stuffer, sono appassionati di corsa […] hanno mantenuto un ritmo elevato, motivando tutti gli operai come in una maratona in alta montagna. Al termine dei lavori, per ringraziarmi, mi hanno regalato un paio di scarpe da corsa”.

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