Machachi è una cittadina situata circa trenta chilometri a sud di Quito, la capitale dell’Ecuador. Adagiata nel cuore delle Ande, è circondata da un’imponente corona di vulcani: Atacazo, Corazón, Rumiñahui, Illinizas, Viudita, Pasochoa e Sincholagua e anche il Cotopaxi, uno dei più alti vulcani attivi del mondo, che raggiunge i 5.897 metri di altitudine.

Questa geografia spettacolare ha ispirato il naturalista tedesco Alexander von Humboldt, che all’inizio dell’Ottocento battezzò la regione come “la via dei vulcani” (Vulkanstraße): un corridoio naturale fiancheggiato da crateri che si estende verso sud lungo l’Ecuador da Quito fino a Riobamba. È proprio sulle pendici di uno di questi vulcani, a oltre 3.200 metri di quota, che sorge Casa El Pastizal, progettata nel 2023 dallo studio Diez + Muller Arquitectos, studio ecuadoregno di Tumbaco.
Il nuovo edificio si inserisce in un contesto naturalistico pressoché incontaminato valorizzato attraverso un’attenta strategia di inserimento. L’architettura si frammenta modellandosi secondo il leggero declivio della montagna, instaurando una relazione con il paesaggio e con la vegetazione. Il volume si adagia al suolo ed emerge, come scolpito nella terra, alla ricerca di viste lontane.

Così come l'esploratore tedesco, anche il visitatore della casa, scopre l’edificio gradualmente: un tracciato che parte dal livello più basso del piano interrato e risale lateralmente, accompagna verso un progressivo svelamento dell’architettura. Da lontano, si percepiscono solo gli elementi verticali che si stagliano come “vedette” nel paesaggio; avvicinandosi, la casa si rivela nella sua articolazione. L’esperienza spaziale è concepita come una sequenza dinamica, dove il movimento e lo sguardo si fondono nell’osservazione del paesaggio circostante. Il passaggio da uno spazio all’altro è pensato come un atto emozionale, guidato dalla luce, dalle vedute, dalle variazioni di scala.
Paradossalmente, la vastità del territorio diventa la difficoltà maggiore nel garantire un’esperienza piacevole del luogo. Il recupero della scala umana è di vitale importanza. I patii, i punti di vista e le soglie contengono il paesaggio, riparando e preparando l’utente al suo ingresso.

La casa è anche rifugio, luogo raccolto, spazio abitativo immerso nella natura. Internamente, come all’esterno, il progetto privilegia una mobilità contemplativa: le circolazioni si dilatano in pause, invitate dal gioco di luce e ombra, dalle imperfezioni materiche che restituiscono una bellezza non patinata, quotidiana e autentica. L’uso della materia risponde a esigenze funzionali ed espressive: una struttura capace di assecondare la topografia della montagna, sostenere grandi quantità di terra sulle coperture, ospitare vegetazione che il nascondino e adattarsi al clima andino. I muri portanti sostengono travi principali che coprono luci fino a 12 metri, definendo un labirinto di spazi che si restringono e si dilatano in un continuo dialogo tra interno ed esterno, tra artificiale e naturale.
Casa El Pastizal dimostra che l’architettura può confrontarsi con paesaggi estremi senza imporre la propria presenza. È un progetto che riflette su come abitare la terra con senso e misura, aggiungendo un segno al paesaggio senza sottrarne il carattere.