All’interno di un ampio lotto punteggiato solo da alcuni alberi, Casa GJ si propone come un corpo frastagliato in mattoni, con alcune pergole a riconnettere l’interno con il paesaggio circostante.

Il progetto adotta un impianto modulare, in cui nove volumi strutturalmente identici si compongono lungo l’asse est-ovest, sfalsandosi e generando una continuità spaziale.
La disposizione così ottenuta massimizza l’esposizione solare, e al contempo permette di mantenere la privacy degli spazi. Sono volumi interconnessi che lasciano aperte possibili riconfigurazioni future, in uno spazio non gerarchico.

Al centro, uno dei moduli ospita il salotto: un modulo questo, che va più in alto col soffitto rispetto agli altri, permettendo di creare un pozzo di luce che identifica il cuore della casa. Inoltre, l’apertura di finestre su tutti i lati di questo volume rialzato permette di massimizzare la ventilazione incrociata all’interno della casa, oltre a riconnettere visivamente l’abitare interno con il cielo.

I muri in mattoni a vista disegnano una grafia che riconosce gli elementi finestrati e l’intersezione delle voltine catalane. Se da una parte costituiscono un richiamo alla tradizione costruttiva locale, dall’altra consentono all’intero edificio di lavorare sulla prestazione bioclimatica attraverso la sua massa termica.

Il carattere dell’architettura catalana, qui, non si trova solo nella presenza delle voltine, ma in quella combinazione sottile tra elementi costruttivi, sintonia climatica e forme mediterranee. Una casa flessibile, ma ancorata al carattere locale, che costruisce la domesticità attraverso sequenze spaziali e sensibilità materica. Così il progetto di Alventosa Morell trova la sintesi di un’architettura semplice ma raffinata, dove la scelta dei materiali e delle forme dello spazio diventa uno strumento dell’abitare.