Una conversazione con Steven Holl sul Kinder Building di Houston

Holl e Chris McVoy raccontano le sfide del loro ultimo edificio appena aperto. Scale a nastro, facciate di tubi di vetro e un tetto ispirato alle nuvole del Texas caratterizzano il progetto per il Museum of Fine Arts.

Ha aperto lo scorso 21 novembre il Kinder Building, ultimo progetto di Steven Holl Architects realizzato per il Museum of Fine Arts di Houston, una fra le più grandi istituzioni museali statunitensi. Si chiude così il progetto partito con un concorso che coinvolse 12 studi internazionali e che Holl si aggiudicò nel gennaio 2012. In questa conversazione con Domus, Steven Holl e il senior partner dello studio Chris McVoy raccontano la genesi e le sfide di un edificio che rappresenta 20 anni di sperimentazione sulla tipologia del museo.

Il Kinder Building, che ospita una collezione d’arte del XX e XXI secolo, con la Glassell School of Art (sempre di Holl, terminata nel 2018) entra così a far parte del Susan and Fayes S. Sarofim Campus accanto al Cullen Sculpture Garden di Isamu Noguchi (1986). Nello storico campus si trovano la sede originaria del museo, che è un edificio neoclassico di William Ward Watkin del 1924, le due estensioni realizzate da Ludwig Mies van der Rohe (Law Building, 1958 e 1974), e il Beck Building di Rafael Moneo (2000). Alcuni passaggi sotterranei collegano gli edifici e ospitano opere ambientali site-specific di Ólafur Elíasson (fra Kinder e Glassell) e Carlos Cruz-Diez (fra il Kinder e il Law).

Vista aerea del Nancy and Rich Kinder Building. Foto Iwan Baan

La storia recente dell’istituzione parte dalla proposta di Steven Holl e Chris McVoy, ambiziosa nel travalicare in maniera sostanziale i limiti del brief. “Ci siamo presi dei rischi”, conferma Holl “è stato un concorso molto agguerrito, anche perché in quegli anni era il più grande per la tipologia museale negli Stati Uniti, oltre al LACMA di Zumthor”. La traccia del concorso partiva dalla richiesta di un progetto che includesse un parcheggio di sette piani, da qui la decisione dello studio di stravolgere il programma: “abbiamo pensato a un concept che partisse dall’educazione, in particolare dal nuovo edificio per la Glassell School. Punto focale della mission del museo sono infatti il rapporto con la comunità e l’educazione all’arte”. Holl aggiunge: “è stata una mossa molto radicale che implicava la rottura con le regole del concorso: alla fine abbiamo vinto però con voto unanime”.

Nel frattempo, al Museum of Fine Arts di Houston arrivava un nuovo direttore proprio nella fase in cui il concorso stava volgendo al termine. Nel 2012, Gary Tinterow faceva infatti ritorno nella sua Houston dopo 28 anni al Metropolitan Museum of Art di New York. Il direttore e storico dell’arte proprio in questo luogo, negli anni Settanta, fece il suo tirocinio. Fin dal suo insediamento, Tinterow ha dato al museo una prospettiva più internazionale, lavorando al tempo stesso per la comunità locale attraverso un programma orientato all’inclusione e alla diversità, senza dimenticare il passato del museo. Fu lo stesso Tinterow a decidere di spostare il Mobile (1949) bianco di Alexander Calder nel Kinder Building, dove pende oggi nell’ingresso, in corrispondenza della scala scultorea lo domina: un’opera che negli anni ha fatto il giro di tutti gli edifici principali del campus. Chris McVoy racconta anche che “fu Tinterow a proporre di usare lo stesso terrazzo a grana grossa che usò Mies nel Law Building” e aggiunge che “per continuità con l’edificio storico accettammo, ma mentre quello di Mies ha un tono verde, noi optammo per un terrazzo bianco e nero”.

La scultorea scala a nastro nel foyer dell'edificio. Foto Iwan Baan

Il primo incontro fra Steven Holl e “il grande cielo del Texas”, immagine che guida il progetto del Kinder Building, avvenne alla fine degli anni Ottanta. L’architetto americano racconta via Zoom a Domus, dal suo archivio e studio a Rhinebeck, di essersi recato all’epoca a Dallas per la commissione di una residenza per Charles e Jessie Price, oggi nota come Stretto House (1991). “Credo fosse il mio primo viaggio in Texas, la prima cosa che mi ha impressionato era la dimensione. Notavo, ad esempio, che al ristorante i tavoli nei ristoranti distavano qualcosa come tre metri l’uno dall’altro. Tutto è grande da quelle parti. Poi” continua “ho guardato il cielo e la sensazione è stata quella di una enorme distesa, colma di riflessi. Sono originario dello stato di Washington, dove i miei occhi sono stati abituati a un’atmosfera completamente diversa, data da un cielo molto basso, nuvoloso, in rapporto con l’acqua. In Texas invece il sole è molto alto e le nuvole sembrano essere altissime. L’impressione che ho avuto di quel cielo 30 anni fa, è tornata come ispirazione in questo progetto”.

Il Kinder Building è definito da cinque concept di partenza: oltre all’esperienza integrale del campus già citata, la porosità è costruita attraverso 7 giardini che rompono il perimetro dell’edificio. La luce naturale poi è ricavata attraverso la concezione del tetto come una “copertura luminosa”. La circolazione poi, definita a partire dalle sale espositive, concepite come stanze disegnate sulla proporzione aurea, è libera, in continuità anche con l’esterno, soprattutto verso Main Street e le sue querce secolari. Altro concept è quello del “contrasto complementare” con la materialità degli edifici del campus, che ha determinato la decisione di un aspetto traslucido per il nuovo Kinder.

“Diversi mi hanno chiesto quale fosse il mio materiale preferito, ho sempre risposto che era la luce” dice Holl, non smettendo di ripetere un concetto che da anni accompagna il suo lavoro. Ed effettivamente questo nuovo museo lo racconta bene, raccogliendo 20 anni di esperienza e sperimentazione su questa tipologia dove la luce è quanto mai essenziale per il rapporto con ciò che è esposto.
Lo studio è riuscito a realizzare un tetto che in tutto e per tutto sembra fluttuare: “l’anima di acciaio è nascosta, si leggono solo i tagli di luce, e siamo contenti che la nostra versione costruita delle nuvole texane non ‘si sieda’ sulle strutture verticali” dice Chris McVoy. Altro elemento sorprendente è la scala a nastro, la cui struttura di acciaio contribuisce a questa sensazione di leggerezza. Il senior partner racconta che hanno “lavorato sul precedente della scala del Nelson-Atkins Museum of Art (2007)” per realizzare la scala “a boomerang”. “La struttura”, continua McVoy, “è un corrimano autoportante e i suoi profili sono stondati, risultato della saldatura di un mezzo tubo di 12,7 cm e lastre di acciaio: è come un’ala di un aereo, corbuseriana in maniera bizzarra”.

Un acquerello di Steven Holl: uno dei concept di progetto è la realizzazione di un vero e proprio campus, che comprende la Glassell School of Art (2018) e il Cullen Sculpture Garden di Isamu Noguchi (1986), oltre all'edificio originario di William Ward Watkin (1924), alle due estensioni realizzate da Mies van der Rohe (Law Building, 1958 e 1974), e il Beck Building di Rafael Moneo (2000)

La sfida più grande però, dice Holl, è stata la facciata: “è nato tutto da un plastico, come spesso accade nel nostro studio. Non sapevamo bene come realizzare quella materialità, ma dopo molta sperimentazione siamo riusciti a realizzare quell’effetto traslucido con dei mezzi tubi di vetro stratificato con pvb”. McVoy aggiunge che “questa facciata spessa ed espressiva ha anche permesso un notevole incremento della performance energetica del Kinder Building”.

Dal racconto di Holl e McVoy, che ci guidano attraverso concept, i celebri acquerelli, i plastici e i mock up, emerge una sperimentazione portata avanti collettivamente, un processo a cui i collaboratori dello studio hanno partecipato, dal responsabile di progetto allo stagista. Chiediamo allora se sia questa la struttura di lavoro consueta dello studio: “credo che oggi ci sia una terribile tendenza al corporate negli studi di architettura, l nostro studio invece crede in una dimensione di atelier, quindi i progetti vengono concepiti a partire da una suggestione rielaborata attraverso uno sforzo di squadra nel tempo” risponde Holl.

E proprio il tempo intercorso tra la concezione del museo e la sua apertura è stato cruciale: un museo progettato otto anni fa e che apre durante la pandemia globale di Covid-19. “Il Covid non ridefinirà il modo in cui faremo architettura di qui in avanti” dice Holl, “abbiamo i vaccini in arrivo e prima o poi la pandemia finirà, come ogni altra pandemia. Ciò che per me è essenziale in un progetto organico, ad esempio la ventilazione naturale e la luce, non cambierà, ed è così dalle Usonian Houses di Frank Lloyd Wright”.

Progetto:
Nancy and Rich Kinder Building
Parte del:
Museum of Fine Arts, Houston
Luogo:
Texas, USA
Architetto:
Steven Holl Architects
Progettisti:
Steven Holl (fondatore), Chris McVoy (senior partner)
Team di progetto:
Olaf Schmidt (senior associate), Filipe Taboada (project architect), Rychiee Espinosa, Yiqing Zhao, Lourenzo Amaro de Oliveira, Garrick Ambrose, Xi Chen, Carolina Cohen Freue, JongSeo Lee, Vahe Markosian, Elise Riley, Christopher Rotman, Yun Shi, Alfonso Simelio, Dimitra Tsachrelia, Yasmin Vobis, Yiqing Zhao (project team)
Architetti associati:
Kendall / Heaton Associates
Management del progetto:
The Projects Group
Strutture:
Guy Nordenson & Associates, Cardno Haynes Whaley
MEP:
ICOR
Ingegneria ambientale:
Transsolar
Consulenza per la luce:
L’Observetoire International
Estimo:
Venue Cost Consultants
Consulenti per la facciata:
Knippers Helbig
Area:
22.037 mq
Completamento:
2020

Ultimi articoli di Architettura

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram