Rurale e iperconnesso: ecco l’ecovillaggio del futuro

Con un’idea nata nella Silicon Valley, gli ecovillaggi di James Ehrlich ibridano tecnologia, bassa densità, economia circolare e auto-sufficienza. Il primo, in Svezia, è progettato con White Arkitekter.

   

“Non ho mai aspirato a diventare uno sviluppatore immobiliare, non credo che sia una cosa a cui una persona possa davvero aspirare” così si presenta James Ehrlich, fra i membri principali della Singularity University e fondatore di ReGen Villages, spin-off dell’università di Stanford. Gli ecovillaggi di Ehrlich, ancora non realizzati, sono una visione pseudo-urbana che propone un’immersione nella natura, senza macchine, a distanza di pendolare dalla città.

Il diagramma dei tre magneti di Ebenezer Howard dal libro “To-morrow: A Peaceful Path to Real Reform” (Swan Sonnenschein & Co., Ltd., Londra 1898)/ Immagine via Wikipedia

Se guardiamo indietro nel tempo non è certo una novità: dalla Garden City di Ebenezer Howard alla fine dell’Ottocento, alla Città Vivente di Frank Lloyd Wright negli anni Sessanta, fino alla città-foresta in Cina o alla Smart Forest City in Messico di Stefano Boeri. Il ritorno alla natura e a forme urbane a bassa densità sono proiezioni consolanti verso il futuro, talvolta sfocianti nell’utopia. La natura poi, manco a dirlo, è la grande ossessione del Secolo Urbano. Oggi, alla luce dell’emergenza sanitaria e con la spinta al lavoro agile, la dimensione rurale pare diventare una soluzione sempre più prossima all’essere praticabile.


Realizzare la possibilità di “mondo post-Covid positivo e ottimista” è l’ambizione di Ehrlich, che non è però né un architetto o né un urbanista. Si potrebbe definire un imprenditore, ma è senz’altro un personaggio poliedrico: nativo di New York ma residente da decenni in California, è più precisamente a San Francisco che iniziò la sua carriera come designer e sviluppatore di videogiochi. Compare nella sua storia personale anche l’interesse per il cibo biologico, iniziato con lo studio delle family farm americane. Questo interesse lo porta nel 2000 a realizzare il pilot di “The Hippy Gourmet” al Burning Man, trasmesso settimanalmente dal 2001 da reti californiane e, dal 2004, a livello nazionale sul canale Public Broadcasting Service (PBS), diventando poi anche libro. Era l’attenzione verso un’alimentazione sana e basata su principi di sostenibilità a rendere ‘hippy’ le proposte culinarie del programma televisivo.


La sua visione urbana è radicata in tutto questo: è un ibrido fra la cultura tecnologica della Silicon Valley, i videogame di Atari, la cultura hippy e le family farm, che in fondo sa un po’ di utopia. I ReGen Villages sono sostanzialmente quartieri di nuova fondazione basati sulle idee dell’economia circolare. In questi luoghi, decentrati rispetto alla città, si insedierà “una comunità rigenerativa, autosufficiente e resiliente”. Qui i rifiuti saranno trasformati in risorse, si farà affidamento a permacultura e sistemi acquaponici, ogni goccia d’acqua sarà raccolta e riutilizzata, rigenerando contemporaneamente il terreno. Un sistema che, secondo il suo creatore vedrà “accanto alle case delle piccole serre, dei giardini e degli orti, oltre alle serre comuni ad ambiente controllato e alle aziende agricole più grandi: ci sarà quindi una sovrapproduzione di cibo, e i residenti potranno fidarsi perché sapranno da dove viene”. Insomma, la trasposizione più letterale del concetto di farm-to-table.

Diagramma del sistema circolare su cui si basa il primo ReGen Village, in Svezia. Immagine White Arkitekter

Tutto ciò, i ReGen Villages lo faranno attraverso il software Village OS che sfrutta intelligenza artificiale e machine learning per l’uso efficiente delle risorse, ma non solo. Ehrlich racconta che “l’obiettivo ultimo del software è quello di diventare un nuovo modello” per la pianificazione: Village OS permette di delineare infatti dei master plan tenendo conto di una complessità di fattori fra cui le normative locali, le caratteristiche ambientali specifiche del lotto e, non ultimo, i costi. Questa capacità di prefigurazione potrà persino guidare la scelta della localizzazione di questi insediamenti basandosi sulle risorse dei lotti. Quindi qui il software non si propone solo come sistema di gestione dell’insediamento ma, anzi, come vero e proprio simulatore che ne anticipa e guida la progettazione e la costruzione.

Render del ReGen Village svedese realizzato da White Arkitekter

“Village OS permette alla comunità e agli stakeholders di valutare il master plan, di metterlo a soqquadro spostando degli elementi senza dover tornare al tavolo da disegno. In questo modo”, continua Ehlich “ingegneri civili, architetti e urbanisti possono ad esempio cambiare la forma e le dimensioni degli edifici o aggiungere densità, visualizzando dinamicamente e in tempo reale sullo schermo variazione di costi e possibili effetti a catena”.

Se le prime visioni per ReGen Villages prevedevano principalmente agglomerati di case singole, oggi Ehrlich sta lavorando su una densità leggermente maggiore, ovvero su complessi abitativi di piccola scala che comprendano alloggi sociali e a prezzi accessibili. Un’enfasi è posta su come questi ecovillaggi saranno realizzati con tecnologie costruttive diverse a seconda della localizzazione, dall’Europa mediterranea ai Paesi Scandinavi, dagli Stati Uniti all’Africa.

L’ecovillaggio svedese in un’immagine realizzata da White Arkitekter

Generalmente, nei ReGen Villages, l’architetto “ha il ruolo di lavorare sull’interpretazione estetica e culturale del master plan digitale in combinazione con i principi della prefabbricazione e di economia circolare nella costruzione”. Ehrlich si dichiara “agnostico da un punto di vista architettonico” e per il primo ReGen Village ha coinvolto White Arkitekter per lo sviluppo del master plan e la realizzazione di edifici con un indice di consumo energetico positivo. L’obiettivo, dopo essersi confrontati con diversi comuni in Svezia, è quello di iniziare la realizzazione del primo progetto questo stesso anno, in una località ancora non definita.

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