Dal degrado al restauro: la rinascita della villa Saracena di Luigi Moretti

Dopo tre anni di restauro, la Casa al Mare progettata da Luigi Moretti nel 1957 rinasce con un intervento dell’architetto Paolo Verdeschi che l’ha raccontato a Domus.  

Commissionata a Luigi Moretti da Francesco Malgieri, giornalista del Corriere della Sera, per la figlia Luciana Pignatelli, Villa Saracena venne completata nel 1957. Costruita a S. Marinella, sul litorale laziale, la villa è costituita da sbalzi profondi e una torre circolare unita a un corpo lineare con aperture panoramiche sul mare.

Elemento distintivo è la ricca texture dei muri, rifiniti con una complessa tecnica di sbruffatura, realizzata con una miscela di polvere di marmo, cemento bianco e grassello, applicata con scopa di saggina dalla mano di un unico artigiano. Un processo che ricorda quello dell’affresco. Come scriveva l’architetto romano, l’effetto contribuiva a creare un’architettura ‘emotiva’, attraverso un’astrazione della facciata che dissociava la struttura reale da quella ‘ideale’:

“Tutta la casa è come immersa in un’atmosfera di sogno. La superficie di tutte le sue pareti è scabra come incastrata da secoli in un mare strano e luminoso. [...] Nella Casa di Santa Marinella si leggono direttamente le qualità emotive delle murature come tali, cioè come peso, come disegno rastremato col diminuire dei carichi, come forza di sostegno e di spartizione degli spazi.”[1]

La Saracena
Luigi Moretti, Casa al Mare (nota come La Saracena), 1957

La villa è stata sottoposta a vincolo monumentale nel 2010 dal Ministero dei Beni Culturali e, dopo anni di progressivo degrado, nel 2017 sono iniziati i lavori di restauro affidati all’architetto Paolo Verdeschi e ai suoi collaboratori, gli architetti Flavio Fiorucci, Giulia Seppiacci e Giulio Valerio Mancini. La complessità del restauro nasceva dall’avere tra le mani un edificio moderno. Di questo si avevano i progetti originali e le fotografie – quindi ricostruibile a esatta immagine e somiglianza – ma bisonava far trapelare in modo chiaro ciò che era nuovo e non vecchio, come vuole la scuola del restauro all’italiana, che rifiuta categoricamente il falso storico. Il risultato è una texture apparentemente simile all’originale che da vicino, però, rileva una grana differente.  

Come ha spiegato l’arch. Verdeschi a Domus, della Villa sono stati ricostruiti la pensilina frontale, ormai crollata, la veletta perimetrale, i serramenti interni e l’intonaco. Di quest’ultimo sono state effettuate analisi chimiche per comprendere la stratigrafia nel tempo. Deleteria è stata l’applicazione succcessiva di un quarzo plastico che ha impedito la traspirazione del muro facendo ‘esplodere’ il rivestimento. Il susseguirsi negli anni di interventi strutturali importanti ha ulteriormente complicato il lavoro di restauro che, oltre alla struttura complessiva ha incluso il recupero del giardino e il grottone in mosaico verde, nascosto sotto cumuli di spazzatura.

L’architetta Costanza Magli ha realizzato il nuovo cancello del grottone: quello originale dell’artista americana Claire Falkenstein era ormai un relitto arrugginito, quasi scomparso. Negli interni sono stati riabilitati gli impianti, restaurate le porte e persiane, gli infissi, parti della cucina, e consolidate pavimentazioni. Per gli appassionati, la villa è visitabile durante le aperture straordinarie organizzate dalla Rete delle Dimore Storiche del Lazio.

1:
"Luigi Moretti, Architetto del Novecento", a cura di Corrado Bozzoni, Daniela Fonti, Alessandra Muntoni. Ed. Gangemi Editore, 2009
Progetto di restauro:
Paolo Verdeschi
Team:
Flavio Fiorucci, Giulia Seppiacci, Giulio Valerio Mancini
Cancello e arredi:
Costanza Magli
Completamento:
2019

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