Tra turismo e vita quotidiana: un hotel a Berlino

Jonathan Tuckey Design ristruttura  l'intero piano di un edificio ex industriale, utilizzando tonalità e materiali caldi che richiamano quelli domestici.

Berlino è un osservatorio privilegiato da cui osservare i cambiamenti e le innovazioni nell’ambito dell’abitare. Considerata fino a poco tempo fa la capitale europea più accessibile, negli ultimi anni ha visto i prezzi delle abitazioni e degli affitti schizzare alle stelle.

Tra le cause, molteplici e complesse, della gentrification dei quartieri centrali della città c’è quello del turismo di massa, per cui piattaforme come Airbnb hanno reso molto più vantaggioso “condividere” gli spazi domestici per brevi periodi rispetto al tradizionale affitto a lungo termine, pubblicizzando un immaginario in cui è possibile creare un senso di appartenenza diffuso.

Jonathan Tuckey Design, Hotel Michelberger, Berlino, 2019

Già nel 2015 una ricerca molto approfondita e puntuale, chiamata Airbnb vs. Berlin, ha elaborato i dati pubblici della piattaforma per valutare numericamente l’impatto economico di questo fenomeno, che è sempre più indagato nei campi delle arti visivi e dell’architettura.

Sono molte le ricerche e i progetti che interpretano il mutamento delle case in piccoli hotel, ma sono molte invece le riflessioni su come il mondo dell’accoglienza possa mutare in relazione all’economia della condivisione, o meglio, seguendo la definizione del filosofo canadese Nick Srnicek, al capitalismo delle piattaforme.

Questo è il caso dell’hotel Michelberger di Berlino, ristrutturato dallo studio Jonathan Tuckey Design a Berlino per seguire la volontà dei proprietari, la cui missione è quella di creare una comunità mista tra residenti e turisti, e offrire lo stesso tipo di confort che offrono gli appartamenti affittati da privati.

L’attività si trova in un vecchio stabile di mattoni costruito nel 1903, caratterizzato da una luminosa corte quadrata verso cui si aprono ampie finestre a tutta altezza.

Jonathan Tuckey Design, Hotel Michelberger, Berlino, 2019

Per il progetto gli architetti rinnovano completamente un piano dell’edificio e grazie a un sapiente uso di materiali e colori – grigio, beige, verde e fake terrazzo – riescono ad addomesticare gli spazi ex industriali. Ogni stanza dispone di arredi disegnati su misura dallo studio stesso: scrivanie, tavoli, sedie, letti e panche sono realizzate di legno ad alta densità, che risulta delicato e solido.

Sebbene le camere abbiano un taglio abbastanza tradizionale, la loro estetica è molto lontana da quella degli alberghi e del mondo contract. Sono caratterizzate da una sedimentazione di segni che richiamano un immaginario domestico e quotidiano.

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