Viaggio tra le perle architettoniche dimenticate di Tunisi

Lost in Tunis è un archivio online che racconta i resti di un patrimonio architettonico in via di estinzione. Il fondatore Mourad Ben Cheikh Ahmed ci accompagna alla scoperta di tesori nascosti.

Una visita a Tunisi diventa il pretesto per ripercorrere una parte della sua storia. Non quella nota descritta e narrata dalle migliori guide turistiche, ma quella più discreta, meno chiacchierata, raccontata da una parte del patrimonio architettonico storico che a causa dell’avanzato stato di cattiva conservazione, rischia di andare perduto per sempre.

Nasce così, dalla volontà esplicita di riscrivere per immagini una storia sedimentata nei secoli, e non perderne memoria, il lavoro di Mourad Ben Cheikh Ahmed fondatore del progetto online Lost in Tunis. Nei panni di un urbexer (urban explorator), ha intrapreso un viaggio nella sua città natale alla ricerca di quei loghi capaci narrare storie autentiche e testimoniare il valore di un patrimonio architettonico fragile, diventato quasi invisibile che ancora oggi Tunisi custodisce.

“Le mie esplorazioni sono iniziate prima ancora di venire a conoscenza della realtà dell’urbexer. Quando iniziai a pubblicare le prime immagini sui social network, riscontrai subito commenti intriganti, che mostravano un autentico interesse da parte della gente. Tra le persone che chiedevano informazioni vi erano numerosi tunisini i quali, grazie a questo lavoro di ricerca, scoprivano delle storie che in modi diversi erano anche le loro. Storie di luoghi di cui si erano dimenticati e che tornavano così alla memoria. Il loro interesse era autentico e il numero delle persone che scriveva per chiedere informazioni era in crescita. Pensai che era giunto il momento di aprire il sito web Lost in Tunis”.

Mourad ci spiega che Tunisi è stata la città dove diversi italiani avevano scelto di vivere e qui costruivano i loro palazzi. Varcata la porta Bab el-Bar, che divide la città storica dalla Ville Nouvelle, nata alla fine del XIX secolo a seguito del protettorato francese in Tunisia, che iniziò nel 1881 e si protrasse fino al 1956, Mourad ci mostra l’imponente Palazzo Cardoso, “di proprietà di una famiglia italiana che vive lì da duecento anni”, ci spiega. Un’altra emblematica storia tutta italiana la racconta Palazzo Gnecco, un palazzo signorile un tempo di straordinario pregio stilistico come dimostra l’elegante ingresso, dove ai lati del portone svettano due imponenti colonne, sormontate da un timpano in perfetto stile Neoclassico. Oggi fatiscente, il palazzo è utilizzato come deposito merci dai commercianti della zona. “L’edificio fu fatto costruire come propria abitazione da un facoltoso mercante italiano, Paulo Antonio Gnecco”, chiarisce Mourad, “qui abitò Giuseppe Garibaldi insieme ad altri patrioti italiani in fuga dall’Italia” riferisce mostrandoci la targa posta a margine del portone.

Nella parte europea della città, percorrendo la Rue Borj Bourguiba nella downtown, Mourad ci mostra un palazzo realizzato in perfetto stile Liberty occidentale incuneato tra due edifici moderni. Ormai da anni in avanzato stato di degrado, le sue decorazioni rivelano la pienezza d’intenti in cui lo stile floreale si sviluppò a Tunisi.

Nella parte storica della città, nell’intricato intreccio di strade che caratterizzano la Medina, si trova l’Hotel Tour Eiffel, un palazzo in tipico stile arabo che ha mantenuto la sua originale struttura nonostante i cambi di destinazione d’uso. Ospitato in un palazzo a due piani, è una struttura alberghiera oggi priva di categoria, uno zero star hotel, le cui stanze hanno un prezzo bassissimo ed è previsto un supplemento per fare la doccia. All’interno è pervaso da una luce blu che rende l’atmosfera rarefatta e psichedelica. Al centro dell’edificio, quasi un omaggio ad una storica modernità, si erge lungo due piani una Torre Eiffel in metallo.

Il fascino della Medina è un invito a percorrerla, ci troviamo così di fronte a un palazzo che ancora oggi mostra i tratti di un edificio un tempo di grande pregio. “È in uno stato di avanzato degrado”, ci fa notare Mourad, “da anni questo palazzo è noto come l’Eglise Notre Dame Des Rosaires, ma ha vissuto molte vite

Al centro dell’edificio, quasi un omaggio ad una storica modernità, si erge lungo due piani una Torre Eiffel in metallo

Fu costruito come residenza da una nobile famiglia, quindi successivamente – fatto abbastanza strano –venne adibita a chiesa. Durante il regime, fu la sede del “propoganda bureau” e poi usato come teatro. Oggi è inagibile.” E non si sa quanto ancora resterà in piedi.

A pochi chilometri da Tunisi, nella località turistica di Hammam Lif, tra gli edifici iconici con un passato dai molti volti, si trova il Casinò di Hammam Lif, inaugurato all’inizio del ‘900 in piena epoca coloniale francese. La sua presenza restituisce in maniera emblematica le scelte degli europei in termini di vita e abitudini anche una volta espatriati. “Il Casinò è stato anche un hotel. Aperto e chiuso negli anni è stato definitivamente chiuso nel 2010”. Le luci di vari colori che illuminavano gli interni rimandano a pratiche di costruzione dello spazio care alle avanguardie occidentali della seconda metà del secolo scorso.

In una passeggiata che vorremmo non finisse mai, ci rendiamo conto che quella dell’urbexer è in un certo modo una condizione esistenziale, la cui parola chiave è “to be continued...”. “C’è un motto tra gli urbexer”, spiega Mourad, “take only photos, leave only footprints”. “L’attività di urbexer qualcuno la vive come una sfida avventurosa, ma non è così: l’obiettivo autentico è quello di documentare la città, farne emergere la storia e offrire alle persone una visione diversa mostrando le tante storie passate che una città custodisce”.

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