La casa degli Eames riapre dopo gli incendi di L.A.: “Questa casa insegna l’umiltà agli architetti”

Domus ha incontrato Eames Demetrios e Adrienne Luce della Eames Foundation per riscoprire come questa “icona anti-iconica” del California Modern stia ispirando anche il futuro per una città in ripresa, in un modo diverso da quello che vi aspettereste.

Gli incendi che a gennaio 2025 hanno devastato Los Angeles hanno anche distrutto o messo in pericolo molto del suo patrimonio architettonico, senza distinzione tra la villa Getty, la casa di Thomas Mann, e simboli del California Modern che rappresentavano la visione di una città futura, come molte Case Study Houses o le Park Planned Houses di Ain e Eckbo.

La casa che Charles e Ray Eames si erano costruiti alle Pacific Palisades si è trovata vicinissima al fuoco, il Palisades Fire appunto, e si è salvata anche grazie ad un provvidenziale alleggerimento di un centinaio di alberi tra quelli che la circondano, disposto negli ultimi cinque anni.

L'esterno della Eames House, fotografato da Chris Mottalini, 2025. © 2025 Eames Office, LLC. Tutti i diritti riservati

È stata l’occasione per gli eredi di ripensare il loro ruolo e quello di un’icona come la Eames House and Studio, nell’architettura di oggi e nella città cui appartiene: riapre infatti al pubblico in ottobre, e sarà possibile per la prima volta visitare anche lo studio, che completava la casa come un unico organismo. Per noi è stata l’occasione di rileggere questo capitolo fondamentale di storia del moderno con Eames Demetrios, nipote degli Eames e presidente della Charles&Ray Eames Foundation, e Adrienne Luce, direttrice esecutiva della fondazione. Cos’è stata e cosa sarà la Eames House?

Interni della Eames House, fotografati da Chris Mottalini, 2025. © 2025 Eames Office, LLC. Tutti i diritti riservati

Prima di tutto, quel taglio d’alberi del tutto salvifico: a dire la verità, è stato l’unico gesto in contrasto con lo spirito originario della casa. Gli Eames avevano pensato alla natura densa come “un ammortizzatore contro la pressione della vita urbana”, ci ha raccontato Demetrios, a punto che, da quando ci sono entrati alla vigilia di Natale del 1949, la casa “non è evoluta assieme alla città (…) è rimasta in un suo mondo, e oggi più la città prova ad insinuarsi più lei si rinforza come oasi”.

È il luogo della vita privata e domestica degli Eames, dedicato alle idee più che al grande lavoro di studio – che dal 1958 si trasferisce interamente in un ex-magazzino a Venice: nella casa nasceranno giochi come la House of Cards, si lavorerà al montaggio di diversi film, musicisti come Elmer Bernstein verranno a comporre le loro colonne sonore, mentre figli e nipoti andranno e verranno, tra colazioni nel patio e lezioni di fotografia.

E oggi? Questo collettore di vita umana è chiamato icona un po’ in tutto il mondo ma, alla sua nascita come oggi, è sempre stato in realtà una anti-icona radicale: “Penso che la Eames House possa insegnare agli architetti un certo tipo di umiltà” ci dice Demetrios. “Gli Eames non cercavano di ispirare a costruire una replica della Eames House come soluzione perfetta a tutto. Loro, e tutti gli architetti del Case Study Program, in realtà chiedevano di guardare tutte le case e capire quali parti di ciascuna funzionassero per te, per poi comporre in un certo senso la tua casa a partire dal meglio, per te, tra tutti i progetti che avevi visto”. Demetrios definisce quest’architettura come un equilibrio tra il personale e l’universale, qualcosa di molto più complesso rispetto a un qualche generico “stile”. D’altronde gli stessi Eames dicevano che “Quanto più hai uno stile nel progettare, tanto meno hai risolto il problema di quel progetto”.

Lo studio della Eames House, fotografato da Chris Mottalini, 2025. © 2025 Eames Office, LLC. Tutti i diritti riservati

Quella espressa dalla Eames House è una posizione che poteva portare una non piccola rivoluzione nell’architettura del dopoguerra, ed ecco che prova a portarla anche nella Los Angeles contemporanea. È nata la Charles&Ray Eames Foundation, e tra tante iniziative che sta lanciando c’è. la partecipazione al programma Case Study: Adapt, nuovo capitolo della vicenda Case Study che concentrandosi sulla resilienza degli edifici vuole ispirare la nuova generazione di progettisti a trasformare le case esistenti, da una condizione di vulnerabilità a quella di linee di difesa da eventuali prossimi incendi.

Domus 614, febbraio 1981

La Fondazione neonata si è data proprio questo ruolo, di tradurre l’eredità di pensiero degli Eames in un ruolo di supporto alla cultura e alla collettività, sia globale sia locale: “La nostra priorità ora è di prestare servizio alla comunità all’indomani del Palisades Fire” ci racconta Adrienne Luce, mentre si sviluppano anche i progetti del Case Study: Adapt, viene attivata una fellowship presso la casa – prima residente sarà Catherine ince, ex curatrice del Victoria&Albert – borse di studio e un network di tutte le collezioni e istituzioni dedicate agli Eames. Sempre citando Charles, “Alla fine, tutto si connette”.

Eames Demetrios, Lucia Dewey Atwood e Adrienne Luce fuori dallo studio, fotografati da Chris Mottalini, 2025. © 2025 Eames Office, LLC. Tutti i diritti riservati

Immagine di apertura: Il soggiorno della Eames House, fotografato da Chris Mottalini, 2025. © 2025 Eames Office, LLC. Tutti i diritti riservati.

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