Sei progetti per capire la semplicità complessa di Lacaton e Vassal

Una selezione dei progetti più distintivi della coppia premiata con il Pritzker, autori di un’architettura rigenerativa per il benessere degli utenti e dell’ambiente.

Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1067, aprile 2022

Nei circa 30 anni di partnership professionale, per Anne Lacaton e Jean Phillippe Vassal il tema della residenza ha rappresentato uno dei banchi di prova più impegnativi, contribuendo a delineare la cifra qualificante dello studio.

Attraverso la progettazione di abitazioni private e sociali, di istituzioni culturali e accademiche, di spazi pubblici e riqualificazioni urbane, si è consolidata una metodologia di lavoro basata sul solido rapporto tra architettura e utenti, tanto quanto tra architettura e città. Hanno dimostrato quanto sia importante ascoltare i luoghi e le comunità, lavorando pazientemente con gli abitanti, per realizzare un’architettura che fornisca libertà, opportunità e comfort, atti a migliorare la qualità della vita delle persone. 

Nelle loro opere è possibile cogliere un concetto specifico di sostenibilità, sviluppato in termini di relazioni dirette con l’ambiente, attraverso l’uso di tecnologie e materiali che richiamano i contesti agricoli e industriali. Rilevante appare la capacità di adattamento della loro architettura, una dimensione del progetto aperta alle possibilità, anche per un uso futuro non ancora definitivo. Questa presa di responsabilità, per Lacaton e Vassal, significa consegnare gli esiti della progettazione nelle mani di un tempo successivo. Re-inventare, trasformare, riutilizzare l’esistente per il piacere di abitare, sono principi-chiave da loro confermati per sperimentare un nuovo modo di concepire lo spazio della residenza, in grado di rispondere alla crisi ambientale e sociale. 

Maison Latapie

  

I progetti che questo numero di Domus presenta confermano tali attitudini, a partire dalla casa Latapie a Floirac, costruita nel 1993, dalla quale sono scaturite una serie di varianti in progetti successivi. La sua caratteristica è una doppia pelle: quella esterna in metallo zincato e policarbonato, translucida e ventilata, ne contiene un’altra, costituita da un volume coperto da una lastra opaca di fibrocemento; obiettivo dichiarato è aggiungere alla casa uno spazio ulteriore, a parità di budget. Metà del volume è un ambiente che, oscillando tra interno ed esterno, può essere vissuto in modo diverso, a seconda delle esigenze e delle stagioni.

Difendere il piacere di abitare ci sembra, oggi, un atto decisamente politico: è una necessità, un problema che va affrontato allo stesso livello di una priorità ambientale.

Lacaton e Vassal riescono a realizzare uno spazio fluido, messo a disposizione di usi diversi, senza ricorrere a tecnologie complesse, utilizzando tuttavia elementi rudi, di natura industriale: la raffinatezza del loro assemblaggio definisce spazi di grande fascino e puntuale personalità. 

Cité manifeste

  

L’evoluzione di questa ricerca prosegue nel primo progetto Cité manifeste a Mulhouse. Lacaton & Vassal immaginano un edificio in cui l’elemento formale prevalente sia una struttura industriale zincata, rivestita di policarbonato: una serra caratterizzata dalla classica copertura ad arco ribassato, una tecnica costruttiva semplice, ma che permette grandi aperture e uno spazio libero, con pochissimi elementi divisori. Lo spazio ulteriore diventa un’opportunità, in grado di sollecitare l’abitante a una libera interpretazione, attraverso usi imprevisti e mutevoli nel tempo. 

I progettisti stessi si chiedono: “Come innescare un processo immaginativo? Cerchiamo sempre di costruire uno spazio che non assoggetti nulla, che non sia altro che pura libertà. Siamo sempre ottimisti riguardo a quanto può accadere. Confidiamo nell’uso e nell’inventiva delle persone per produrre possibilità di fuga. Come ritirarsi dal reale, per poterne sempre uscire? Aggrappandoci costantemente all’idea di un altrove, di un sogno”. Con questi concetti lo studio francese ha concepito residenze equilibrate e rispettose dell’ambiente: luoghi dove vivere, non dove apparire. Un’idea di semplicità complessa, nella quale i bisogni vengono prima dell’estetica, la comodità e il comfort prima della forma. 

Neppert Gardens

  

Qualche anno dopo, sempre a Mulhouse, lo studio conferma l’approccio e gli obiettivi proposti per la Cité manifeste, elaborando un altro progetto di residenze sociali. Caratterizzati nuovamente da superfici aggiuntive, intermedie tra interno ed esterno, gli alloggi ampliano la loro capacità d’uso, la varietà degli spazi e migliorano il microambiente interno, con superfici fino al 50 per cento più ampie dello standard previsto. I soggiorni esposti a sud-est sono prolungati da una terrazza, che può essere chiusa in inverno (come spazio cuscinetto isolante) e aperta in estate (evitando problemi di riscaldamento, attraverso la ventilazione naturale). 

Gli edifici residenziali di Lacaton e Vassal si precisano attraverso la definizione del senso dei luoghi, in un intenso rapporto con l’ambiente; li accomuna una particolare concezione di spazio domestico, dove il paesaggio si fa scenario. Rifiutando un’idea di domesticità come rinuncia, propongono una reinterpretazione del concetto d’intimità, attraverso lo sfondamento delle mura perimetrali e la costituzione di nuovi spazi aperti. Come macchine rivelatrici dell’ambiente che le circonda, gli interni rivelano e inglobano le potenzialità inespresse dei paesaggi periferici dove si collocano. Le strategie architettoniche adottate – sistemi passivi di raffrescamento e paramenti per proteggersi dal sole – diventano strumenti di manipolazione della luce e dello spazio, macchine semplici di relazione tattile e visiva, che aprono (e chiudono ove necessario), ma anche arricchiscono l’esperienza spaziale dei loro abitanti. 

La Chesnaie

  

Affermano: “Difendere il piacere di abitare ci sembra, oggi, un atto decisamente politico: è una necessità, un problema che va affrontato allo stesso livello di una priorità ambientale. Lo spazio è un bene comune, proprio come il sole, l’aria o la luce. È un materiale vitale. Come architetti, dobbiamo trattarlo tutti come tale”. La razionalità delle strutture e la limpidezza delle geometrie delle loro architetture contribuiscono alla costruzione di una spazialità specifica, in grado di far emergere le peculiarità del contenuto. 

La recente trasformazione del quartiere di Chêne-Bourg nel cantone di Ginevra conferma questo principio. Le spaziose residenze risultano piacevoli, ben illuminate, a raffresco ad aria passante, grazie al doppio affaccio. Attraverso grandi vetrate, scorrevoli da pavimento a soffitto, le stanze instaurano relazioni nuove con il paesaggio. Anche in quest’intervento l’involucro bioclimatico dei giardini d’inverno e le tende termiche contribuiscono alla costruzione di un gradevole microclima in tutte le stagioni.

Tour Opale (Halte Ceva)

  

Si tratta di una spazialità dalle peculiari qualità, che trova la sua estrema sintesi nell’insieme dei progetti di trasformazione del patrimonio residenziale in dismissione, che ha reso l’opera di Lacaton & Vassal internazionalmente riconoscibile.

Lo spazio è un bene comune, proprio come il sole, l’aria o la luce. È un materiale vitale. Come architetti, dobbiamo trattarlo tutti come tale

Il primo progetto che ha affrontato concretamente questo tema è stata l’inedita proposta di riqualificazione della Tour Bois le Prêtre, dove un gesto apparentemente semplice e banale, come l’ampliamento degli appartamenti tramite una loggia, spezzando i confini fisici dell’edificio e mentali dell’abitante, realizza una radicale mutazione delle condizioni abitative. Questa mossa non solo ha migliorato la qualità abitativa delle singole unità, ma ha riverberato conseguenze sull’intero quartiere, restituendo una nuova immagine dell’edificio, diventata sentimento di orgoglio per l’intera comunità. Da allora, la ricerca è proseguita nella convinzione che la trasformazione sia l’opportunità per offrire di più e di meglio con ciò che già esiste.

Grand Parc

  

Un esempio significativo è la trasformazione di un condominio nel rione La Chesnaie a Saint-Nazaire: alla riqualificazione dei 40 alloggi è affiancata la creazione di un nuovo blocco. L’esistente e il nuovo si confrontano in un dialogo aperto, in cui la sovrapposizione di due strutture favorisce lo sviluppo di fenomeni inaspettati, con usi imprevisti degli ambienti e inusuali modelli di comportamento degli utenti.

Più recentemente, grazie alla convincente riuscita di questi interventi, la sperimentazione viene riproposta per la trasformazione di 530 appartamenti distribuiti in tre palazzine costituenti un primo lotto del vasto complesso Grand Parc a Bordeaux. Anche in questo caso, è suggerita una completa rivisitazione della struttura, senza dislocare gli abitanti durante i lavori di ristrutturazione, restituendo piuttosto una nuova e straordinaria immagine del complesso di edilizia sociale, caratterizzata da linearità leggerezza e rigore.

Anne Lacaton e Jean Phillippe Vassal. Foto © Philippe Ruault
Anne Lacaton e Jean Phillippe Vassal. Foto © Philippe Ruault

Attraverso uno sguardo attento, rispettoso delle diverse realtà che incontrano, i progetti residenziali di Lacaton e Vassal presentano una lezione di umiltà, serietà e intelligenza, lavorando per piccoli spostamenti piuttosto che per grandi proclami e perseguendo una serie coerente di piccole variazioni, in grado di portare a scoperte inattese. Si tratta di un progetto che rende lo spazio della residenza, al contempo, rassicurante e inatteso, capace di articolare lo spazio collettivo di relazione e proteggere l’indispensabile dimensione intima e privata dell’alloggio che dialoga magicamente con il paesaggio. Uno spazio in grado di colpirci emotivamente, capace di costruire quella ‘atmosfera’ che Peter Zumthor considera necessaria e imprescindibile per definire le qualità di un edificio.

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