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Forms of Energy #17

I giovani progettisti premiati e menzionati al Bauhaus Solar Award di quest'anno hanno ragionato alla scala urbana e del paesaggio su idee che impiegano energie rinnovabili e pongono al centro le comunità di queste aree dense di storia e memoria.

Per il terzo anno consecutivo, a Erfurt, è stato assegnato il Bauhaus Solar Award. Si tratta di un premio finanziato da SolarInput e.V. e Solarvalley Mitteldeutschland, e concepito insieme con la Bauhaus Universität Weimar, per stimolare l'elaborazione di soluzioni formali alla scala urbana, dell'architettura e del design, che dialoghino con l'impiego dell'energia rinnovabile.
Quest'anno, per la prima volta, si è registrata la partecipazione di numerosi progetti che si confrontavano con la scala della città e del paesaggio. Ci sembra che sia una tendenza interessante, che possa raccontare di come la forma che le tecnologie energetiche assumono grazie alla mediazione del progetto sia finalmente intesa come un elemento che la comunità può comprendere, potendo, quindi, contribuire a conformare gli spazi che essa abita.

Forrest Tempelhof, (Felix Heisel e Jonas Klock, Universität der Künste Berlin), il progetto vincitore di quest'anno, si confronta con un'area urbana particolarmente "sentita" dai tedeschi in generale, e dai berlinesi, in particolare. Si tratta dell'aeroporto Berlin Tempelhof, chiuso dal 2008 al traffico aereo, dopo essere stato famoso, tra l'altro, per il ponte aereo che tra il 1948 e il 1949 aveva garantito l'approvvigionamento di cibo alla Berlino ovest circondata dai sovietici. In attesa di un futuro riutilizzo questo spazio dalla forma così singolare, chiara e riconoscibile, è stato lasciato a disposizione della gente, che lo ha trasformato in un'area dove si va a coltivare l'orto, a fare pic-nic, o anche semplicemente a prendere il sole. Il progetto, partendo dall'attuale spontaneo utilizzo dell'area di Tempelhof, immagina di trasformarla in una sorta di "foresta" solare popolata da alberi fotovoltaici, che viene ordinatamente circondata dalla collana di funzioni diverse che si pongono come mediazione tra la grande scala dell'aeroporto, e la scala più densa, e dalla morfologia più frammentata della città.
In apertura e qui sopra: Felix Heisel e Jonas Klock, Universität der Künste Berlin, <i>Forrest Tempelhof</i>, progetto per l'area dell'aeroporto Berlin Tempelhof. Il funzionamento degli "alberi" solari di notte.
In apertura e qui sopra: Felix Heisel e Jonas Klock, Universität der Künste Berlin, Forrest Tempelhof, progetto per l'area dell'aeroporto Berlin Tempelhof. Il funzionamento degli "alberi" solari di notte.
Atmospheres, In between scapes of light (Christoph Walter Pirker e Carmen Bakanitsch, Technische Universität Graz), si confronta con una parte di Staten Island, New York, che è fino agli anni Quaranta un ecosistema intatto, ed è stata poi trasformata in una enorme discarica. Nel 2001 l'area è stata chiusa, e si è posto il problema di cosa farne. Il progetto individua nella linea l'elemento base per la lettura di questo paesaggio. L'idea è quella di favorire una percezione personale e intima del luogo, che avvicini il fruitore a se stesso; tale idea viene affidata ad una linea, che si modifica, e che può ondeggiare al vento, curvarsi, accelerare, rallentare, senza che oggetti o superfici disegnate si sovrappongano alla natura del paesaggio. Una linea il cui effetto nell'atmosfera sia di essere "del colore più nero possibile" e che, essendo tridimensionale, è composta da milioni di filiformi elementi realizzati in celle solari, posti a 10 cm di distanza gli uni dagli altri, a formare uno spessore di 5 m e un'altezza di 10. Questo segno assoluto e nerissimo è la rappresentazione della densità atmosferica.
Christoph Walter Pirker e Carmen Bakanitsch, Technische Universität Graz, <i>Atmospheres, In between scapes of light</i>, progetto per una parte di Staten Island, New York
Christoph Walter Pirker e Carmen Bakanitsch, Technische Universität Graz, Atmospheres, In between scapes of light, progetto per una parte di Staten Island, New York
Questo progetto immagina di collocare nel paesaggio un segno artistico, affidato al fotovoltaico, provocatorio, irritante, che richiami l'attenzione del pubblico, e aiuti a costruire nuovi significati, relativamente a un paesaggio che la mano dell'uomo ha alterato nel tempo rendendolo uno scarto. Un peccato per questo progetto, di ispirazione sottile ed introspettiva, aver legato la visione del rapporto energia-paesaggio, anche poetica, a un incerto uso della tecnologia (3D dye sensityzed solar cells), piuttosto che ancorare saldamente questo segno, questa linea, a quanto la tecnologia e il mercato offrono in questo momento. Si tratta di una visione che resterà solo tale, per non aver saputo trovare una poesia e un linguaggio anche nel materiale fotovoltaico per come è oggi. È questa una mancanza certamente perdonabile a progettisti così giovani, che si riscontra anche in Forrest Tempelhof, dove la visione formale è centrata su una sorta di palloni fotovoltaici, che però affidano la propria eventuale esistenza ad una, ancora una volta remota, possibilità di associare la tecnologia delle celle organiche allo sviluppo di un componente tecnologico (il pallone) piuttosto complesso.
Questi progetti lavorano raccontano del significato che il modo in cui si produce energia assume in una certa comunità, e della necessità di renderlo visibile attraverso una forma appropriata, che può concorrere al disegno di un nuovo paesaggio
<i>Atmospheres, In between scapes of light</i>, progetto per una parte di Staten Island, New York
Atmospheres, In between scapes of light, progetto per una parte di Staten Island, New York
Guabuliga, Well by the thorn tree (Christian Car, Iona Petkove, Joseph Hofmarcher; Jürgen-Maximilian Strohmayer, Stefanie + Theresa Theuretzbacher, Universität für Angewandte Kunst Wien), si confronta con un'area abitata da una piccola comunità rurale nel nord del Ghana, caratterizzata dalla presenza di nuclei abitativi tradizionali dispersi, localizzati secondo la disponibilità delle risorse in relazione alle variazioni climatiche stagionali. Il capo villaggio, preoccupato di un improvviso e cospicuo incremento della popolazione, al quale potrebbe conseguire un'edificazione poco controllata, ha interpellato un gruppo interdisciplinare di studenti, riuniti nell'associazione [a]FA, per immaginare uno sviluppo ecologico di Guabuliga. Il progetto si fonda sulla comprensione dei cambiamenti stagionali (in estate, a causa della mancanza di acqua non vi è agricoltura, e comunque per due terzi dell'anno il sole è vicino allo zenit), che entrano a far parte di una sorta di piano di sviluppo evoluzionistico, dove piuttosto che essere assegnata una certa forma corrispondente a certe funzioni, vengono fissati dei "comportamenti" che gli abitanti devono tenere. Cinture di alberi, capaci di produrre cibo, di raffrescare l'aria umidificandola, e di fornire ombra ai suoi abitanti, sono gli elementi principali del progetto, e fanno da "infrastruttura" dello sviluppo dell'area.
Christian Car, Iona Petkove, Joseph Hofmarcher; Jürgen-Maximilian Strohmayer, Stefanie + Theresa Theuretzbacher, Universität für Angewandte Kunst Wien, <i>Guabuliga, Well by the thorn tree</i>, condivisione del progetto con il villaggio
Christian Car, Iona Petkove, Joseph Hofmarcher; Jürgen-Maximilian Strohmayer, Stefanie + Theresa Theuretzbacher, Universität für Angewandte Kunst Wien, Guabuliga, Well by the thorn tree, condivisione del progetto con il villaggio

L'albero è inteso come luogo di incontro, – ma anche come il luogo dove si trovano energia elettrica, acqua – e come segno connotante lo sviluppo del villaggio: ad esempio, segnando l'ingresso delle nuove abitazioni. Al fotovoltaico qui è assegnato un ruolo interessante: alimenta i sistemi che servono alla comunità (ad esempio pompaggio dell'acqua), e, sebbene caratterizzato da una forma assolutamente tradizionale, trova una sua dimensione nel fatto di essere collocato nel luogo comune, e cioè nei pressi dell'albero.

Guabuliga, Well by the thorn tree racconta di una sorta di ritorno alle origini, del solare come unica possibilità di accesso all'energia in certi contesti sociali e culturali. Racconta anche di come un albero, la conoscenza dei cicli e delle variazioni del paesaggio, e la "simbolicità" del tema dell'energia possano conformare uno spazio antropico, e quindi della socialità, prima ancora che costruito.

Guabuliga, Well by the thorn tree, serbatoio per l'acqua con alimentazione ad energia solare
Guabuliga, Well by the thorn tree, serbatoio per l'acqua con alimentazione ad energia solare
Questi tre progetti lavorano tutti con paesaggi della storia e della memoria, molto diversi tra di loro, e tutti estremamente interessanti. Essi raccontano del significato che il modo in cui si produce energia assume in una certa comunità, e della necessità di renderlo visibile attraverso una forma appropriata, che può concorrere al disegno di un nuovo paesaggio in forma più o meno caratterizzata.
<i>Guabuliga, Well by the thorn tree</i>, piantumazione collettiva
Guabuliga, Well by the thorn tree, piantumazione collettiva

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