Quest'anno, per la prima volta, si è registrata la partecipazione di numerosi progetti che si confrontavano con la scala della città e del paesaggio. Ci sembra che sia una tendenza interessante, che possa raccontare di come la forma che le tecnologie energetiche assumono grazie alla mediazione del progetto sia finalmente intesa come un elemento che la comunità può comprendere, potendo, quindi, contribuire a conformare gli spazi che essa abita.
Forrest Tempelhof, (Felix Heisel e Jonas Klock, Universität der Künste Berlin), il progetto vincitore di quest'anno, si confronta con un'area urbana particolarmente "sentita" dai tedeschi in generale, e dai berlinesi, in particolare. Si tratta dell'aeroporto Berlin Tempelhof, chiuso dal 2008 al traffico aereo, dopo essere stato famoso, tra l'altro, per il ponte aereo che tra il 1948 e il 1949 aveva garantito l'approvvigionamento di cibo alla Berlino ovest circondata dai sovietici. In attesa di un futuro riutilizzo questo spazio dalla forma così singolare, chiara e riconoscibile, è stato lasciato a disposizione della gente, che lo ha trasformato in un'area dove si va a coltivare l'orto, a fare pic-nic, o anche semplicemente a prendere il sole. Il progetto, partendo dall'attuale spontaneo utilizzo dell'area di Tempelhof, immagina di trasformarla in una sorta di "foresta" solare popolata da alberi fotovoltaici, che viene ordinatamente circondata dalla collana di funzioni diverse che si pongono come mediazione tra la grande scala dell'aeroporto, e la scala più densa, e dalla morfologia più frammentata della città.


Questi progetti lavorano raccontano del significato che il modo in cui si produce energia assume in una certa comunità, e della necessità di renderlo visibile attraverso una forma appropriata, che può concorrere al disegno di un nuovo paesaggio


L'albero è inteso come luogo di incontro, – ma anche come il luogo dove si trovano energia elettrica, acqua – e come segno connotante lo sviluppo del villaggio: ad esempio, segnando l'ingresso delle nuove abitazioni. Al fotovoltaico qui è assegnato un ruolo interessante: alimenta i sistemi che servono alla comunità (ad esempio pompaggio dell'acqua), e, sebbene caratterizzato da una forma assolutamente tradizionale, trova una sua dimensione nel fatto di essere collocato nel luogo comune, e cioè nei pressi dell'albero.
Guabuliga, Well by the thorn tree racconta di una sorta di ritorno alle origini, del solare come unica possibilità di accesso all'energia in certi contesti sociali e culturali. Racconta anche di come un albero, la conoscenza dei cicli e delle variazioni del paesaggio, e la "simbolicità" del tema dell'energia possano conformare uno spazio antropico, e quindi della socialità, prima ancora che costruito.



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