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Laboratorio Spagna

Il padiglione iberico alla Biennale di Venezia è un compendio di architetture, nel quale mancano due riflessioni basilari: quella sull'attuale situazione della Spagna nel mondo dell'architettura e la risposta al tema Common Ground.

Le aspettative di chi visita la 13. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia possono essere molto diverse. Ci sono persone che vi si recano puntualmente ogni anno, altre che visitano l'evento per la prima volta e quelle intermittenti che lo frequentano solo in certe edizioni. In più, ci si possono attendere reazioni molto disparate e differenti a seconda del luogo di provenienza e dei propri interessi specifici. Dopo anni di intensa crisi economica, causata in gran parte dalla bolla immobiliare che ha coinvolto fortemente il settore dell'architettura, il padiglione della Spagna destava comunque grande curiosità. In questo contesto emerge la questione del come mostrare l'innovazione architettonica che sta prendendo forma nel paese. I curatori Antón García-Abril e Débora Mesa (Studio Ensamble) hanno impostato l'esposizione su due grandi temi: innovazione e ricerca.

A questo scopo hanno selezionato sette team che, in sintonia con il loro lavoro di ricerca come curatori, rappresentano questi due concetti, dando agli studi la libertà di mostrare il proprio modo di affrontare i processi scientifici impliciti nella ricerca architettonica attuale. Per dirla con le parole degli organizzatori, "trascendendo i prodotti già portati a termine per aprire una nuova finestra sulle ragioni e le emozioni che li hanno resi possibili". Nel catalogo della mostra si legge:
"Spainlab deriva da una strategia chiara: dimostrare che il vero valore dell'architettura spagnola non risiede tanto nell'immagine finale che rappresenta, per esclamare invece che il suo futuro richiede sostegno e attenzione verso i processi di ricerca personali. Nessuna delle sette installazioni presenti vuole mostrare certezze; al contrario, ciascuna di esse non è altro che un pretesto affinché il team continui a ricercare, metta alla prova le sue idee, costruisca prototipi del proprio work in progress e condivida il suo lavoro più vitale. […] Questa atmosfera di costante creatività permetterà la convivenza di approcci diversi, e talvolta contraddittori, verso l'architettura. Tutti condividono un Common Ground, tema della Biennale di quest'anno: l'impegno a vivere il nostro tempo e la nostra cultura".
Il padiglione della Spagna alla Biennale di Venezia. Photo © Michael Moran / Contrasto Italy / OTTO
Il padiglione della Spagna alla Biennale di Venezia. Photo © Michael Moran / Contrasto Italy / OTTO
Per quanto il catalogo illustri con sufficiente chiarezza il motivo per cui le sette installazioni sono tanto diverse fra loro e, all'apparenza, svincolate le une dalle altre, nel visitare il padiglione si resta stupiti dalla mancanza di un filone argomentativo, magari dovuta soltanto al fatto di non aver trovato la forma adeguata di comunicarlo in situ. La libertà concessa a ogni studio genera nello spettatore la sensazione di trovarsi di fronte a un rompicapo composto di pezzi dispersi che sembrano non riuscire ad assemblarsi, nonostante ciascuno di essi, preso in sé, possa avere un messaggio chiaro e contundente. I sette studi selezionati sono:

Ecosistema Urbano: Jose Luis Vallejo & Belinda Tato
Vicente Guallart, architetto capo. Città di Barcellona
Menis Arquitectos: Fernando Menis
RCR Architectes: Ramon Vilalta, Carme Pigem & Rafael Aranda
Enric Ruiz Geli / Cloud 9
Sancho-Madridejos Architectural Office: Juan Carlos Sancho & Sol Madridejos
Selgascano: Jose Selgas & Lucia Cano

Ciascuno di essi ha realizzato un lavoro unico con il quale cerca di comunicare al visitatore la propria filosofia, il proprio modo di lavorare, le proprie procedure e la propria proiezione internazionale. Gli interventi sono diversi e sfruttano svariati supporti, dai video ai modelli – come quelli di Sancho-Madridejos Architectural Office –, al ludico letto elastico di Ecosistema Urbano, che è diventato il posto più ambito da grandi e piccoli.
Il padiglione della Spagna alla Biennale di Venezia. L'installazione di Selgascano <i>Betweenair</i>. Photo © Michael Moran / Contrasto Italy / OTTO
Il padiglione della Spagna alla Biennale di Venezia. L'installazione di Selgascano Betweenair. Photo © Michael Moran / Contrasto Italy / OTTO
Enric Ruiz-Geli (Cloud 9) apre il padiglione con un modello in scala reale della Fondazione El Bulli nel tentativo di spiegarne la "teoria delle particelle", lasciando poi spazio alla sala con i modelli di Sancho-Madridejos, in cui sono esposti diversi prototipi che aiutano a comprendere il sistema con cui lo studio lavora. L'installazione di RCR Arquitectes spicca per la semplicità e la chiarezza nel comunicare la propria filosofia. Coerentemente con la loro opera, gli architetti mostrano diversi materiali, bozzetti e fotografie che permettono di comprendere la sensibilità con cui s'impegnano in ciascun progetto. Un contrappunto radicale all'intervento di Ecosistema Urbano Dream your City, che usa il progetto Dream Hamar come leitmotiv per condividere la sua visione di un'architettura aperta, molto radicata nel contesto e nelle specifiche situazioni di ciascun momento e luogo. Questa sala piena di colori e materiale audiovisivo permette di comprendere i nuovi processi verso i quali si muove l'architettura attuale: sistemi partecipativi, lavori in rete, proposte ad hoc e un uso intelligente delle nuove tecnologie al fine di provocare trasformazioni urbane su scale diverse. Selgascano ha basato la sua installazione dal titolo Betweenair sul concetto di architettura come laboratorio biologico, allo scopo di favorire un avvicinamento alla natura attraverso l'uso di tecnologie come l'idroponica e altre tecniche mutuate dal settore agricolo.
La libertà concessa a ogni studio genera nello spettatore la sensazione di trovarsi di fronte a un rompicapo composto di pezzi dispersi che sembrano non riuscire ad assemblarsi, nonostante ciascuno di essi, preso in sé, possa avere un messaggio chiaro e contundente.
Il padiglione della Spagna alla Biennale di Venezia. Photo © Michael Moran / Contrasto Italy / OTTO
Il padiglione della Spagna alla Biennale di Venezia. Photo © Michael Moran / Contrasto Italy / OTTO
In questo compendio di architetture si sente la mancanza di due riflessioni basilari: la prima, quella sull'attuale situazione della Spagna nel mondo dell'architettura; l'altra, la risposta dei curatori al tema globale della 13. Biennale Architettura di Venezia Common Ground, o terreno comune. In effetti è interessante pensare a come entrambe le riflessioni possano avere risvolti comuni, considerato che l'attuale situazione economica, politica e sociale spagnola ha senza dubbio coinvolto il campo dell'architettura e sono proprio queste difficoltà ad aver favorito la nascita di pratiche e azioni architettoniche che ben si sposano con il concetto di "common ground". Non dimentichiamo che quest'anno il movimento #15M e le sue attività a Puerta del Sol hanno ottenuto una menzione speciale al Premio Europeo del Espacio Público. Senza ovviamente pretendere che il padiglione spagnolo si trasformi in un'apologia dell'attivismo politico, è innegabile il cambiamento radicale che ha avuto luogo negli ultimi anni nel modo di concepire l'architettura e di vivere la città, e niente di tutto questo trova eco nel padiglione. Se un padiglione nella sua integrità dev'essere un progetto narrativo che racconti una storia e mostri un'argomentazione, potremmo affermare che l'esposizione scelta per lo SpainLAB è piuttosto atemporale e non un riflesso del momento che vive attualmente la Spagna.
Il padiglione della Spagna alla Biennale di Venezia
Il padiglione della Spagna alla Biennale di Venezia
Il padiglione della Spagna alla Biennale di Venezia. Il progetto di RCR
Il padiglione della Spagna alla Biennale di Venezia. Il progetto di RCR
Il padiglione della Spagna alla Biennale di Venezia. La Fondazione El Bulli. Photo dpr_barcelona
Il padiglione della Spagna alla Biennale di Venezia. La Fondazione El Bulli. Photo dpr_barcelona

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